Questa mattina nella sala conferenze dell’Ospedale di Padre Pio “Casa Sollievo della Sofferenza”, alla presenza del personale amministrativo e medico, si è svolta la conferenza stampa di presentazione dell’inizio della sperimentazione di fase I che prevede il trapianto di cellule staminali cerebrali umane in pazienti affetti da SLA (sclerosi laterale amiotrofica).
Presenti all’incontro, oltre al dott. Angelo Crupi, direttore generale dell’Ospedale, i responsabili della sperimentazione: la professoressa Letizia Mazzini e il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, che prima della conferenza stampa, si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande:
Professore, in che cosa consisterà questa sperimentazione?
La sperimentazione consiste nel trapiantare tecnicamente nelle corna anteriori del midollo spinale, cioè nella parte anteriore del midollo spinale, delle cellule staminali del cervello umano con dei microiniettori. Il paziente viene coricato, si apre la parte dorsale della vertebra, si entra con questi microiniettori, con una sospensione pneumatica per evitare danni al midollo e si vanno a depositare queste cellule nelle zone in cui si trovano i motoneuroni, cellule nervose che muoiono per la malattia.
Come e quando avverrà la sperimentazione?
La sperimentazione ha delle tempistiche abbastanza rigide.
Prima sarà necessario ricevere il permesso del Comitato etico dell’Ospedale che si riunisce circa una volta al mese, dopo inizierà la selezione dei pazienti, ce ne sono stati concessi 18. Questa selezione avverrà su scala nazionale e quindi sarà difficile selezionare solo 18 persone. C’è un periodo di osservazione di circa tre mesi, in cui si definisce qual è il profilo clinico di ciascun paziente. Dopo ciò il primo paziente riceve la prima iniezione di cellule e se le cose vanno bene dopo tre settimane il secondo paziente e così per gli altri.
È una sperimentazione che si sviluppa nell’arco di 18 mesi e va tenuta presente una cosa, questa è una mia illazione e sperò di portarla a compimento: se i primi pazienti non daranno segni particolari di disturbi in seguito all’intervento, potrebbe essere possibile espandere la sperimentazione anche a quei malati che sono in una fase avanzata della malattia e quindi a rischio di vita. In termini di cellule non abbiamo problemi, ne produciamo a sufficienza.
In base a quali criteri saranno selezionati i pazienti affetti da SLA?
Il primo criterio oggettivamente è quello clinico. E’ impensabile avviare una sperimentazione di fase I utilizzando un criterio di selezione che vede il paziente particolarmente ammalato, in gravi condizioni fisiche, con insufficienza respiratoria, venire sottoposto ad un intervento in cui si apre la colonna vertebrale quindi questi saranno esclusi dalla terapia.
I criteri clinici sono di due o tre tipi, aspettiamo la risposta del Comitato etico che ci definisca se possiamo fare tutti e tre i tipi o solo uno. Sono criteri del tipo: blocco della funzione motoria agli arti inferiori, e successivamente un paziente che ha blocco anche agli arti superiori. Progressivamente sempre verso i più complessi. Una volta selezionata questa tipologia di paziente, rimarranno migliaia di pazienti, questo è il vero problema.
Che significato assume questa sperimentazione per l’Ospedale di Padre Pio?
Casa Sollievo della Sofferenza si trova a gestire la prima sperimentazione europea di questo genere e la prima a livello mondiale no-profit. Spero che questo sia per l’Opera di Padre Pio l’inizio di una nuova era, in cui le numerose eccellenze che ci sono si uniscano alle nuove esperienze che stiamo acquisendo, per rilanciare questo Istituto nel firmamento scientifico a cui già appartiene.
Tutto questo rappresenta una speranza per i malati di SLA?
Sì va chiarito: è una speranza e non una cura. È molto improbabile che la prima sperimentazione al primo colpo funzioni immediatamente. E’ l’inizio di un viaggio, ogni viaggio va fatto con il primo passo e questa è l’apertura di una sperimentazione, la quale è prona di miglioramenti. Ne abbiamo già tanti in mente, che però vanno provati sul banco della ricerca.