Il suo prossimo libro, in uscita a febbraio da Rizzoli, si intitolerà Ogni parola è un seme, ed è una raccolta di saggi dal tema spirituale.
Il suo film, Nel mio amore, tratto dal racconto L’inferno non esiste di cui è autrice, non ha incontrato il favore dei critici, ma, proprio come i suoi libri, piace molto alla gente.
Licia Maglietta è l’intensa interprete principale, ma protagonista è lo splendore della natura(le montagne della Slovenia).
Susanna Tamaro, un’opera che mescola il dolore e la bellezza…
Il male è una realtà che ci fa crescere. Sarebbe bello che fosse invece il divertimento a farci lo stesso effetto, ma per una legge misteriosa non è così.
Anche la più grande tragedia, come quella narrata nel mio film(la morte di un figlio), ci deve portare comunque ad una comprensione più profonda della vita, come succede nella vicenda alla madre di Michele, il cui amore rimane anche quando la presenza fisica non c’è più.
Riguardo alla bellezza, credo che faccia parte della vita di ogni uomo: la cultura, l’arte, la poesia, appartengono al patrimonio più profondo di ogni uomo. La fede poi è qualcosa che porta ad un livello molto alto questa bellezza.
Con la sua grande sensibilità, è più interessata all’arte o alla vita?
Alla vita! Sono molto curiosa riguardo alla natura in tutte le sue forme, e credo che solo dall’amore alla vita nasca la capacità di un’arte che poi sa comunicare molto. Quando un artista si chiude nella sua opera, è come una pianta che non respira più, si spegne, diventa sterile. Amare sempre la vita, comunque sia.
Si ha l’impressione, anche visitando il suo sito www.susannatamaro.it, che tra lei ed il suo pubblico ci sia una grande empatia.
E’ vero. Il mio pubblico è meraviglioso e sterminato; e nello stesso tempo è anche discreto. E’ una cosa molto bella. Io cerco di dare l’idea di grande apertura e comprensione, senza ostentare la mia fede, perché credo che sia chi è vicino a te a doverlo dire, che sei cristiano, e non tu.
Questa è la mia scelta di vita: la cosa più importante è l’esempio.
Cosa ne pensa dell’idea che i cattolici vengano discriminati?
E’ importante che se ne parli, perché credo che sia veramente una realtà.
Fatta non di gesti clamorosi, ma di tante piccole manipolazioni, e, soprattutto nel campo della cultura, derisioni. E la derisione, naturalmente, è una grande forma di disprezzo.
Per anni, in passato, sono stata oggetto di una campagna di calunnie.
Ma non bisogna fermarsi, né farsi togliere energie da queste cose.
Tutto ciò è facilmente comprensibile: in un mondo che ci spinge costantemente all’idolatria, indicando il possesso dei beni materiali, il potere, i soldi, come strada per la felicità, i cattolici sono tra i pochi che continuano a dire no, la realtà è diversa! E dunque screditarli, in questa logica, è un sottile gioco perverso che ha un suo senso.