“In occasione della prossima Giornata Missionaria Mondiale vorrei invitare l’intero Popolo di Dio – Pastori, sacerdoti, religiosi, religiose e laici – ad una comune riflessione sull’urgenza e sull’importanza che riveste, anche in questo nostro tempo, l’azione missionaria della Chiesa.” Scrive Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale che sarà celebrata domenica 21 ottobre. Ai microfoni di Radio Padre Pio ci soffermiamo di questa giornata con la testimonianza e l’esperienza di padre Mauro Miselli, Segretario Missioni Estere Cappuccine di Milano.
“Tutte le Chiese per tutto il mondo” Questo è il tema scelto per la prossima Giornata Missionaria Mondiale. Il Pontefice ci ricorda che siamo chiamati a continuare nella chiesa la missione di Gesù, il primo missionario del Padre. Chi è, dunque, il missionario oggi? Mi viene subito da dire che innanzitutto il missionario è prima di tutto chi accetta l’incontro con Cristo. Seconda cosa chi si lascia plasmare da questo incontro. Terza cosa chi accetta di essere testimone fino ai confini della terra. Credo che queste caratteristiche siano comune ad ogni vocazione: sacerdotale, religiosa, laicale. Credo che sia anche il contenuto del messaggio del Papa, proprio perché ricordando il 50° anniversario dell’Enciclica Fidei donum, il Pontefice va a sottolineare questa universalità nata dalle esigenze delle cosiddette Chiese antiche verso il mondo missionario. In questi cinquant’anni abbiamo visto che la realtà del mondo missionario è presente anche nelle Chiese antiche. Per cui c’è questa circolarità per portare il messaggio di Cristo fino ai confini della terra. Allora il missionario oggi deve essere innamorato di Cristo e all’interno di questo amore si lascia condurre dal Signore dove ha bisogno di lui.
Nel suo messaggio, tra l’altro il Papa scrive: “La Giornata Missionaria Mondiale sia pertanto occasione propizia per prenderne più profonda coscienza e per elaborare insieme appropriati itinerari spirituali e formativi che favoriscano la cooperazione fra le Chiese e la preparazione di nuovi missionari per la diffusione del Vangelo in questo nostro tempo.” Qual è l’obiettivo principale della missione? L’obbiettivo principale della missione è proprio questo: rendere presente Cristo Ogni battezzato ha questo compito di essere missionario in ogni angolo della terra. Tuttavia mi viene da dire, non con la mentalità che abbiamo noi, ma portando il messaggio di Cristo incarnandolo nel contesto in cui ci si trova. Credo che la sfida grossa che la Chiesa ha vissuto è questa caratteristica di novità che continua a portare per andare incontro alle culture delle popolazioni e all’interno di esse calare l’esperienza cristiana, l’esperienza di Gesù Cristo. La giornata missionaria porta un grande respiro di novità e di grande possibilità. Se noi ragioniamo sull’età un po’ elevata di chi vive la propria esperienza di fede, sul fatto che sono sempre meno quelli che vivono l’esperienza comunitaria cristiana, l’Eucaristia, i sacramenti…la nostra vita di fede può sembrare sterile…Ma ragionando in ottica di missione,viene fuori che è lo Spirito che dona la forza per vivere fino in fondo la nostra esperienza di fede quì e nelle popolazioni dove siamo inviati. Per cui c’è questo intercambio che credo sia importante.
Un tempo per sostenere i paesi di missione c’era solo la Giornata Missionaria Mondiale, oggi invece sono tante le iniziative lungo tutto l’anno…
Una volta sostenere la missione consisteva prevalentemente nell’inviare dei container. Adesso, per tanti motivi, questa forma non viene più utilizzata, sia perché diventa sempre più difficile inviare dei container, sia perché ci siamo resi conto che è necessario incrementare l’economia locale. Allora ci siamo rimboccati le maniche e per tutto l’anno vengono organizzati dei momenti di raccolta fondi con le aziende, i centri commerciali, iniziative parrocchiali…Credo che l’azione missionaria sia innanzitutto proporsi alle persone in modo tale da dargli la possibilità di conoscerci, incontrare la realtà delle missioni e di conseguenza fidarsi di noi e entrare a far parte anche loro delle tante realtà presenti su tutto il territorio a sostegno delle missioni. L’obiettivo di ogni iniziativa non è quanto abbiamo raccolto per le missioni, ma quanto siamo stati testimoni. Poi, di conseguenza, viene anche l’aiuto materiale ed economico per le missioni. Chi vive la missionarietà come espressione di fede ha una caratteristica che è quella di testimoniare Gesù Cristo. Questa caratteristica è diversa dai tanti obbiettivi nobili che hanno tante ONG, Associazioni, etc.. e che portano avanti progetti in terra di missione. Per la nostra esperienza di fede nessun progetto avrebbe senso fuori dall’ottica di questo andare di Cristo verso le persone, farsi prossimo alle persone e questo avviene attraverso i missionari. Ricordiamoci che il Papa ci chiede di sostenere i nostri missionari innanzitutto con la preghiera.
In quale modo vengono raccolti gli aiuti per le missioni e secondo quali criteri vengono poi distribuiti ? La prima domanda che ci viene fatta dai benefattori è se le offerte vanno a buon fine. Questo non significa che manca la sensibilità o l’attenzione delle persone…Giustamente c’è una sana preoccupazione dovuta, purtroppo, ad eventi spiacevoli messi in risalto anche dai mass media. Credo che abbiamo una responsabilità immensa. Avendo poi dei missionari che periodicamente rientrano, organizziamo degli incontri con i benefattori che sostengono i loro progetti, le adozioni a distanza… proprio per rendersi conto di come vengono impegnati gli aiuti che riceviamo. Spesso ci sono progetti che non hanno una vera e propria scadenza o un preciso momento in cui si possono dire conclusi, ma necessitano di un sostegno costante e continuo nel tempo: si pensi, ad esempio, al mantenimento degli studenti di una scuola o dei seminaristi delle stesse missioni, al cibo per i neonati di un nido, l’aiuto per l’assistenza sanitaria ai lebbrosi….È necessario, in questo caso, che vengano stabiliti degli interventi periodici e continuativi. In ogni caso i missionari inviano documentazione, disegni di progetto, fotografie che attestano il procedere dei lavori e spiegano nel dettaglio l’importante opera che stanno intraprendendo per la loro gente. Inoltre mandano lettere di ringraziamento, davvero profonde e commoventi, per tutte quelle persone, amici e benefattori, che con la loro solerte generosità hanno permesso la realizzazione di queste opere importanti. Vorrei, però, sottolineare anche che è importante non lasciare solo i missionari. Facciamo sentire la nostra vicinanza, comunione, solidarietà…In che modo? Attraverso una lettera, un messaggio…tutto ciò per loro è molto importante. Il missionario parte dopo aver dato una risposta a Cristo…ma parte anche come membro-inviato di una comunità cristiana ed è necessario che chi fa parte della comunità viva la propria responsabilità nel sostenere il missionario. Per cui ho messo in evidenza un aiuto morale e un aiuto materiale. Il missionario è colui che conosce le situazioni, conosce i bisogni e i progetti che ci inviano sono destinati a creare delle condizioni migliori di vita nelle popolazioni dove sono stati mandati . Questa carità, questo amore concreto non può venir meno….
Per concludere secondo lei quale potrebbe essere lo slogan di ogni cristiano in preparazione alla Giornata Mondiale Missionaria? Potrebbe essere: “Ognuno di noi è missionario”. Ognuno deve imparare a dedicare un po’ del proprio tempo con questo spirito. Deve venir fuori questa gratuità, questo trasporto, questo amore per Gesù Cristo e per i nostri fratelli. Un risultato concreto della giornata missionaria sarà il segno che ha lasciato dentro ognuno di noi la carità e l’amore che siamo riusciti a dare dove noi quotidianamente viviamo.
Per info: www.missioni.org