San Giovanni – L’Apocalisse ha concluso il ciclo televisivo dedicato alla Bibbia, che in dieci anni ha fatto percorrere ai telespettatori di tutto il mondo il cammino di Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Mosé, Davide, Salomone, Gesù, Paolo di Tarso…
Ettore Bernabei, fondatore e guida della Lux Vide, la casa di produzione che ha realizzato questo grandioso progetto.
“Immaginava che la vostra serie avrebbe avuto trecento milioni di telespettatori?”
Inizialmente lo speravo soltanto, poi ho constatato che, pur tra tante difficoltà organizzative, non c’erano mai problemi di ascolto: in 145 paesi, abbiamo sempre superato l’audience media di fiction delle varie televisioni in cui andavano in onda i nostri film. E con l’Apocalisse Raiuno ha avuto otto milioni e mezzo di telespettatori facendo uno share del 30 per cento: questo deve far riflettere.
“Pensa che finalmente la Rai darà una sterzata alla programmazione?”
Io spero di sì. La gente comune sa apprezzare la tv di qualità, bisogna insistere. In televisione la moneta buona scaccia quella cattiva! Certo non si possono sempre fare programmi di argomento religioso, ma neppure far intendere che le trasgressioni siano la norma: quella è tv-spazzatura, che prima o poi spero sarà cacciata dai teleschermi.
“Come mai la vostra casa di produzione ha cominciato da un progetto così grandioso?”
Perché ho questa convinzione: come nelle librerie di casa c’è la Bibbia, così nelle videoteche, presenti ormai in molte famiglie, dev’esserci la Rivelazione dell’Antico ed il Nuovo Testamento.
Il nostro tempo è superficiale, distratto: l’uomo ha bisogno di ritrovare i punti fondamentali, e la Bibbia è la vera guida per far tornare l’uomo al suo creatore.
“Qual è stata la cosa più difficile, ed essenziale, da ottenere dai suoi collaboratori?”
Che bisognava essere scrupolosamente fedeli al testo, e nello stesso tempo farsi capire dal pubblico con generosità, in maniera semplice e chiara. E per questo ci voleva una straordinaria fantasia. Capacità di divulgazione, insomma, ma divulgazione alta: lo sforzo è stato ad alti livelli, artistici e tecnici. Di questo bisogna essere grati a tutti.
“La critica più ingiusta che avete ricevuto?”
C’è stato un rabbino molto intransigente che ci accusò, per “Giuseppe”, di aver offeso i capi delle dodici tribù d’Israele. Ma subito intervenne il Consiglio Mondiale delle Comunità Ebraiche(nostro consulente per l’intero ciclo) a ribadire che il film era pienamente rispettoso. Tra l’altro proprio per “Giuseppe” abbiamo ottenuto l’Emmy, che è il premio Oscar della televisione.
“Tra tante star(una quarantina:Anouk Aimée, Ben Kingsley, Richard Harris, Vittorio Gassman, Max von Sydow, Umberto Orsini, Philippe Leroy, Matthew Modine …) c’è stato qualche azzardo?”
Forse in qualche parte minore. Nelle principali sono stati tutti all’altezza. Basti pensare al grande Richard Harris, che ci ha lasciati poche settimane fa dopo aver interpretato l’apostolo Giovanni e prima Abramo: straordinario. Per convincerlo sono andato a trovarlo a New York, ma non voleva, aveva appena terminato due film molto impegnativi. Poi però ha capito che non sarebbe stata un’americanata, e mi confidò che la sceneggiatura di “Abramo” gli ricordava il modo di raccontare che aveva sua nonna.
“C’è stato qualche momento in cui ha pensato di non arrivare alla fine?”
Sì, durante la lavorazione di “Iesus”.Eravamo in coproduzione con gli americani, e loro volevano gli angeli con le ali e le penne di pollo, i diavoli con la coda e gli zoccoli…ad un certo punto arrivammo sul punto di rompere, ma noi volevamo uno stile diverso, sobrio. Che poi si è rivelato vincente su tutta la linea, visto che anche negli Stati Uniti
“Una professionalità ed una creatività tutta italiana…”
Senza dubbio la professionalità italiana ha marcato tutte le fasi della lavorazione, e si è imposta, sugli altri partners, americani compresi.
“Parliamo anche del futuro. Tra i vostri progetti più importanti il ciclo dedicato ai grandi personaggi del XX secolo. Quando vedremo il film su Madre Teresa?”
Sarà pronto alla fine del prossimo anno. Il prossimo appuntamento sarà con un uomo che ci permetterà di fare un affresco della fase centrale del Novecento, gli anni Cinquanta. Sto parlando di Enrico Mattei, che sarà interpretato da Michele Placido, attore ormai di livello internazionale, dopo la grande prova offerta con “Padre Pio”. Anna Valle sarà la principessa Soraya, altro personaggio centrale insieme con lo Scià di Persia.