Ricorre oggi il 43° Anniversario della morte, in Vaticano, di Giovanni XXIII, nato sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881, elevato al pontificato il 28 ottobre 1958. Papa Giovanni XXIII è rimasto nei cuori e nella storia come il Papa della bontà e senza dubbio, il suo più grande contributo è rappresentato dal Concilio Vaticano II. Lo abbiamo ricordato con la testimonianza di Mons. Giovanni Carzaniga, Presidente dell’Associazione “Amici di Papa Giovanni XXII, ospite ai microfoni di Radio Padre Pio e di cui vi proponiamo uno stralcio della sua testimonianza.
Cosa ha fatto di straordinario Papa Giovanni XXIII da meritare il titolo di “Papa buono”? Credo che si possa dire di Papa Giovanni ciò che disse San Francesco quando frate Leone gli fece la stessa domanda. Francesco rispose a frate Leone che gli uomini si sono accorti che Dio ha avuto una grande misericordia. Penso che Papa Giovanni sia stato quest’uomo nel quale la misericordia del Signore si è rifulsa con tale evidenza e la bontà di Dio si è manifestata con tale palpitante evidenza che gli uomini non hanno smesso di chiamarlo buono.
Il Papa buono ha incontrato nell’arco del suo Pontificato migliaia di persone. Ha sempre allargato le sue braccia alle necessità di tutti come segno del suo impegno nel portare sollievo e speranza a chi ne aveva maggiormente bisogno. Il mio ricordo è lo stesso di come lo si ricorda nella sua città, Bergamo, appunto molto presente e molto fraterno. Fu l’uomo dell’apertura a tutti e soprattutto alle persone più bisognose. In questo senso, il suo allargare le braccia, Papa Giovanni visse il suo Pontificato e poi anche per una serie di fortunate coincidenze che si ritrovò a vivere. In questo momento mi piace ripensare ad alcuni aneddoti che riguardano proprio la sua terra. Prima di essere Papa, quindi come segretario del Vescovo e insegnante di religione, fu sempre un uomo di grande pace e riconciliazione. Erano anni difficili,anche del movimento cattolico, e lui si distingueva sempre per suoi messaggi e inviti alla pace. Nel suo diario scrive: “voglio a tutti i costi essere un uomo di pace e cercare di mettere insieme le persone…”. Un altro elemento fondamentale è stata la sua particolare attenzione per il mondo giovanile. Un mondo che allora cominciava ad emergere nel campo della scuola, per i più facoltosi, e nel mondo operaio. Iniziò a creare delle case per studenti, scuole serali per gli operai… Se ancora oggi ci si guarda intorno sembra irreale come un uomo sia riuscito a lasciare una “firma” nei vari ambiti di accoglienza di cui il nostro paese aveva bisogno… Era un uomo instancabile… Il suo allargare le braccia per accogliere tutti è sempre stata una sua caratteristica da semplice prete, da Vescovo, da Papa…
L’11 ottobre del 1962, dopo quattro anni di preparazione, Giovanni XXIII inaugurò i lavori del Concilio Vaticano II. Una ventata di freschezza e novità per la Chiesa? Credo che la chiave di lettura di tutto il Concilio, almeno nella sua intenzione, è stata data dallo stesso Pontefice nel discorso di apertura. Credo che non si offenda Papa Giovanni se si dice che lui stesso non sapeva quali sarebbero stati gli esiti del Concilio. Sicuramente prevedeva alcune cose… Lui desiderava semplicemente un grande cambiamento nella Chiesa e desiderava che tutti i Vescovi si occupassero di questo aspetto. Nel discorso di apertura, il Papa, dice che lo scopo del Concilio non è quello di ripresentare i Dogmi della Chiesa Cattolica, su cui tutti erano d’accordo, ma bensì trovare delle nuove metodologie per aiutare il mondo di oggi a comprendere questi Dogmi, ad attingere a questa ricchezza della Chiesa. Voleva un Concilio che aiutasse a parlare a questo nuovo mondo, un Concilio che aiutasse la gente ad incontrare Gesù Cristo nella sua chiesa. Questa è stata sicuramente una grande intuizione .
Il 10 aprile 1963 viene resa pubblica l’Enciclica “Pacem in terris”, un fervido messaggio di pace e che mette in chiaro anche la posizione della Chiesa? La posizione di Papa Giovanni nasce da una convinzione: l’uomo cerca la pace. Questa convinzione ha accompagnato tutto il suo Pontificato e prima ancora tutta la sua vita. L’Enciclica, nei diversi capitoli che la compongono, porta avanti il metodo per costruire la pace: l’uomo è titolare dei diritti e dei doveri davanti a Dio. Il ruolo di ogni uomo è quello di tracciare una serie di rapporti, di cammino, di dialogo … per incontrare l’altro. Per questo motivo possiamo definire l’Enciclica come una “Magna Carta” della pace, costruita nelle relazioni sociali, personali e istituzionali. Per questo motivo continua a mantenere la sua validità perché parla di un messaggio attualissimo per l’uomo moderno. Lui steso aveva vissuto nel corso dei suoi incarichi,come Pastore della Chiesa, infinite esperienze che lo hanno portato a scrivere un Enciclica per capire quali i metodi giusti affinché l’uomo tornasse al dialogo e alla pace.
Domenica 3 settembre 2000, in occasione della Beatificazione di Papa Giovanni XXIII, il nostro tanto amato Giovanni Paolo II disse che negli ultimi momenti della sua esistenza egli affidò alla Chiesa il suo testamento, riportando proprio le sue parole: “Ciò che vale di più nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il Vangelo, la verità e la bontà…”. Secondo lei cosa direbbe oggi il Papa buono? Queste parole sono state scritte proprio in occasione della preparazione del suo testamento nel 1954 e rappresentano il succo di tutta l’esperienza spirituale di Papa Giovanni. Non amava scrivere con retorica, con frasi fatte…. Scrive in sintesi ciò che lui stesso aveva compreso. La sintesi è appunto Gesù Cristo che si incontra nel Vangelo.. Questa passione per Gesù Cristo, questo sentirsi afferrato da lui è il centro di tutto il messaggio. Credo che oggi direbbe proprio questo: “ Se vuoi essere felice e dare un senso alla tua vita incontra Cristo, lasciati affascinare da Cristo, accogli l’amore che Cristo costituisce. Dal giorno in cui scrisse il suo testamento spirituale, fino al giorno della sua morte, Papa Giovanni ha sempre testimoniato questo amore e viveva esclusivamente per questo.
Il giorno della Beatificazione di Papa Giovanni XXIII lei era presente in piazza San Pietro. Cosa ricorda di quel giorno? Ho provato una fortissima emozione perché ho avuto al possibilità di essere presente proprio sul sagrato della piazza, sotto lo stendardo con il suo volto. L’emozione forte si è venuta a creare subito dopo le parole di Giovanni Paolo II che lo proclamava Beato e lo stendardo del Papa buono fu scoperto. Il suo volto rallegrò tutti i devoti e fedeli riuniti in piazza. Dal suo profondo sguardo sembrava che ancora una volta gridasse il suo appello a tutto il popolo di Dio: amate Cristo.