Seconda udienza del 2015 per papa Francesco, appena ritornato dal lungo viaggio nello Sri Lanka e nelle Filippine. Nel corso della sua catechesi, Bergoglio ha ripercorso i momenti salienti del viaggio, partendo dalle motivazioni che lo hanno condotto, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, nel continente asiatico.
Il viaggio, ha detto il Papa, è stato soprattutto un gioioso incontro con le comunità ecclesiali che, in quei Paesi, danno testimonianza a Cristo: le ho confermate nella fede e nella missionarietà. Conserverò sempre nel cuore, ha confessato Francesco, il ricordo della festosa accoglienza da parte delle folle – in alcuni casi addirittura oceaniche –, che ha accompagnato i momenti salienti del viaggio. Inoltre ho incoraggiato il dialogo interreligioso al servizio della pace, come pure il cammino di quei popoli verso l’unità e lo sviluppo sociale, specialmente con il protagonismo delle famiglie e dei giovani”.
La cura dei poveri, l’aspettativa di riconciliazione per lo Sri Lanka, tanto martoriato dalle guerre civili, gli incontri con le famiglie e i giovani e la dura condanna dell’economia che ha messo da parte l’uomo per il dio denaro: questi gli argomenti della catechesi, offerti alla riflessione e meditazione delle circa 7000 persone presenti in Aula Paolo VI e alle altre collegate con i mezzi audiovisivi.
Prima di salutare i pellegrini di lingua italiana (tra essi ricordiamo gli esponenti della Fondazione Italiana Sommelier), il Papa ha voluto lanciare un appello per i fratelli cristiani del Niger, vittime di recenti attacchi ad opera del fondamentalismo islamico, dicendo che “non si può usare violenza nel nome di Dio”.