“Voi avete la missione di curare il malato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto… Portate Dio ai malati; varrà di più di qualsiasi altra cura” Sono le parole che Padre Pio disse ai medici il 6 maggio del 1956 subito dopo l’inaugurazione di Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto dal frate di Pietrelcina a servizio dei fratelli più bisognosi. Vi proponiamo alcuni stralci di un’intervista realizzata al dott. Giuseppe Gusso, primo Direttore Sanitario della “Cattedrale della Carità”.
Dott. Gusso come avvenne l’incontro con Padre Pio? Prestavo servizio di ruolo, già da otto anni, presso l’Ospedale Civile di Padova in qualità di assistente chirurgo e anestesista. Come mi interessai alla vicenda e alla figura di Padre Pio? Poco prima che si inaugurasse l’ospedale, furono pubblicati diversi articoli di giornali, tra cui un servizio realizzato dal settimanale della Corriere della Domenica. Ciò che mi colpì in modo particolare non fu tanto che si aprisse un ospedale, ma il fatto che l’ospedale era stato voluto da un frate che veniva presentato con dei grandi carismi e fui attratto principalmente dal fatto che durante la confessione riusciva a leggere nelle coscienze delle persone. Dopo aver letto quell’articolo qualcosa iniziò a turbare la mia anima. Avvertii un desiderio profondo di incontrare padre Pio e di confessarmi da lui. Mi feci dare alcuni giorni di permesso e partii… era il 1956. Due giorni dopo il mio arrivo a San Giovanni Rotondo riuscii a confessarmi con padre Pio. Fu una semplice confessione…. Ma alla fine, dopo aver ricevuto l’assoluzione, mi sentii di chiedergli se mi accettava come figlio spirituale. Il Padre rispose: “Sì, ti accetto”.
Dopo questo primo incontro, ne seguì un altro decisivo che cambiò radicalmente la sua vita…
Esatto! Dopo pochi giorni andai di nuovo a confessarmi… Fu proprio in questa occasione che Padre Pio mi propose di lavorare presso Casa Sollievo della Sofferenza. Al quel punto risposi: “Padre, se vado via da Padova me ne diranno di tutti i colori”. L’amministrazione dell’Ospedale di Padova in precedenza mi aveva mandato per circa otto mesi ad aggiornarmi sulle nuove tecniche in anestesia a Parigi…. Quindi non mi sembrava un bel modo di ringraziare chi in precedenza mi aveva dato tanta fiducia… Rientrando in Italia avevo portato con me una serie di metodiche moderne e di fatto avviai anche un servizio di anestesia aggiornato. Ma le parole e il discernimento del Padre fu chiaro: “Tu da oggi lavorerai presso Casa Sollievo della Sofferenza”. Abbandonai tutto… in pochi giorni mi trasferii a San Giovanni Rotondo. Questo in sintesi fu l’esito del mio primo incontro con Padre Pio e iniziai subito la mia attività di assistente chirurgo e anestesista.
Padre Pio aveva dei progetti ben precisi per la crescita di Casa Sollievo della Sofferenza e fu un profeta? In quel periodo frequentavo il Padre almeno 3 volte al giorno: al mattino per la celebrazione della Santa Messa, a mezzogiorno e alla sera, dopo la funzione serotina. Lo vedevo in diverse occasioni…quando per motivi di salute non scendeva e restava nella sua celletta. In uno di questi incontri serali mi invitò a fermarmi nella celletta n° 1 e mi disse: “Tu dovrai occuparti della direzione sanitaria”. In quel momento mi sentii di dirgli: “Padre, ma mi sono occupato sempre di altro….” Immediatamente lui mi replicò, senza farmi finire il discorso…: “Adesso l’ospedale è in piena attività. Dobbiamo pensare alla progettazione per l’ampliamento”. Aveva fatto già prendere contatti con Angelo Lupi perché tornasse ad occuparsi di questo nuovo progetto.Poi aggiunse: “Oltre all’ampliamento c’è da pensare alla sistemazione giuridica dell’Opera, al personale, alla direzione sanitaria che dovrà provvedere a tutte queste esigenze…” Iniziò per me un lavoro del tutto nuovo… però non lasciai mai la mia professione. Cercavo di portare avanti, anche se in alcuni momenti con fatica, a tutti gli incarichi ricevuti.Un giorno andai dal Padre e gli dissi: “Padre, non riesco più a portare avanti contemporaneamente questo lavoro che mi è stato affidato…” L’incontro avvenne ancora una volta nella cella n° 1 …. Ricordo che lui mi guardò per qualche istante e disse: “Allora ancora non l’hai capito?” Quel “hai capito” stava a significare che lui voleva che mi occupassi della direzione sanitaria e così divenne ufficialmente Direttore Sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza.
Ci furono dei progressivi cambiamenti che portarono ad un grande ampliamento? Iniziai la mia nuova attività in pieno ritmo e preparai tutta la progettazione per quando riguarda il primo ampliamento che portò l’ospedale da 300 posti letto a 600 posti; aumentai il personale perché fosse adeguato alle esigenze dell’Ospedale e mi interessai di tutti gli aspetti organizzativi e giuridici. Nel 1958 riuscimmo ad ottenere il riconoscimento giuridico per inserire all’interno della struttura una scuola infermieristica. Tenendo presente anche le varie necessità che si presentavano a causa dell’affluenza dei malati che iniziavano ad arrivare da ogni parte, si pensò ad un secondo ampliamento indicato e voluto dallo stesso Padre. Il secondo ampliamento portò l’ospedale dai 600 posti a 900 posti letto. Contemporaneamente l’evoluzione, che si era venuta a creare sia nel campo giuridico e nell’organizzazione sanitaria ci consentì di ottenere il riconoscimento di “Ospedale” perché inizialmente Casa Sollievo della Sofferenza era considerata come una “casa di cura privata”. Ciò fu importantissimo perché, poi, la legge 68 ci permise di ottenere un riconoscimento giuridico anche per tutto il personale. Bisogna riconoscere che padre Pio ha avuto una cognizione personale dell’evoluzione che l’ospedale avrebbe avuto nel corso degli anni sicuramente profetico. Non si può spiegare diversamente….
Quale è il ricordo che ha degli incontri con Padre Pio? Gli incontri con il Padre erano sempre molto brevi e ognuno di essi aveva il suo significato relativamente non soltanto alla posizione personale ma anche e soprattutto nei confronti dell’Opera che si ampliava. Credo che le sue parole non sono state, a mio avviso, tutte interpretate a fondo. Quando il Padre inaugurò l’Ospedale fece un discorso breve ma che rappresentava una sintesi della funzione che l’Ospedale religioso poteva e doveva impegnarsi a svolgere. Praticamente da un lato la cura del malato… dall’altro lato l’assistenza doveva essere completa: fisica, corporale e spirituale. Questo discorso il Padre l’ho ha inquadrato all’inizio del primo messaggio con termini semplici e sintetici… In questo occasione diede un annunzio di tipo profetico sul quale bisogna riflettere ancora tanto: “Una nuova milizia fatta di rinunzie e di amore sta per sporgere a gloria di Dio e a conforto delle anime e dei corpi infermi…”.
Secondo lei cosa direbbe oggi agli operatori sanitari, malati e quanti operano presso Casa Sollievo della Sofferenza in occasione dell’Anniversario della “Cittadella della Carità? In tanti anni in cui ho prestato il mio servizio ho visto e toccato con mano la grandezza e la potenza del Signore che ha operato per intercessione di Padre Pio. Abbiamo raccolto una serie di testimonianze di casi scientificamente inspiegabili. Credo che Padre Pio voglia ricordare a tutti, operatori sanitari e non, malati e semplici devoti, la grandezza e la potenza della preghiera. Oggi la scienza, nel sollievo della sofferenza può davvero fare tanto… ma non allontaniamoci mai dalla preghiera. Questo è il primo messaggio…. Poi la carità…. Padre Pio ha voluto la “Casa Sollievo della sofferenza” perché desiderava alleviare le sofferenze di coloro che soffrivano andando incontro alle esigenze più urgenti di quel tempo. Le persone malate oggi sono uomini, donne, bambini che oltre alle cure mediche hanno bisogno di una parola di incoraggiamento, un sorriso, una stretta di mano…. perché in ognuno di essi è presente Cristo sofferente. Ricordo che davanti ad una osservazione di troppo lusso e ricercatezza nell’Ospedale il Padre rispose: “Troppo lussuosa?… Ma se fosse possibile, la Casa la farei d’oro… perché il malato è Gesù e tutto è poco quello che si fa per il Signore.
Il dott. Gusso ha mantenuto l’incarico di Direttore Sanitario di Casa Sollievo fino al 1994 e attualmente presta il suo servizio di volontariato ai tanti malati, familiari e operatori sanitari.
(Nella foto il dott. Giuseppe Gusso con Giovanni Paolo II in occasione della visita del maggio 1987)