Il sogno è quello di una Chiesa vicina alla gente, che non sia ossessionata dal potere e che si faccia guidare senza paura dal soffio dello Spirito Santo. È il desiderio che Papa Francesco ha espresso nel discorso ai 2500 partecipanti al Convegno Ecclesiale Nazionale, nella Cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. Francesco ha indicato l’orizzonte di una Chiesa vicina alla gente, libera, che non ha paura di confrontarsi con le sfide del nostro tempo e che deve guardare a tre dimensioni del vero umanesimo: l’umiltà, il disinteresse, la beatitudine.
“Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”.
“Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia”, ha quindi detto Francesco ai giovani “di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni”.
Il Papa ha così invitato le diocesi a cercare di avviare “in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium”. Credete “al genio del cristianesimo italiano – ha concluso – che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese”.