Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata del Rifugiato. Di questa giornata, più che mai attuale, ne abbiamo parliamo oggi con padre Arcangelo Maira, missionario scalabriniano, direttore della “Migrantes” della Diocesi di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo, di cui vi proponiamo alcuni stralci.
Padre Arcangelo chi è il rifugiato oggi?
Il rifugiato è una persona in pericolo, costretta a fuggire dal proprio Paese per un fondato timore di persecuzione a causa della sua razza, religione, nazionalità, per il gruppo sociale al quale appartiene, per le sue opinioni politiche…Il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di migliori opportunità di vita, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio Paese. Ecco, quindi, che la Giornata Mondiale del Rifugiato rappresenta un momento per fermarsi a riflettere sulla drammatica condizione dei rifugiati e sull’inesauribile coraggio che impiegano in ogni fase della loro personale vicenda: se gli stessi rifugiati si rifiutano di abbandonare la speranza, come possiamo farlo noi?
Il vostro servizio pastorale e il vostro carisma, si svolge nei luoghi e nei modi più diversificati: dai centristudi alle favelas, dagli uffici ecclesiastici per le migrazioni ai campi profughi, dalle consulenze ad enti pubblici all’accoglienza dei marittimi, dalle missioni cattoliche italiane all’animazione missionaria…. A tal proposito anche tu hai avuto modo di conoscere diverse realtà e condizioni… Qual è l’immagine che porti con te, che accompagna un po’ il tuo lavoro quotidiano e la tua testimonianza? Diceva il nostro fondatore: “Farci migranti con i migranti, per edificare con essi, anche mediante la testimonianza della nostra vita e della nostra comunità, la Chiesa, che nel suo pellegrinaggio terreno si accompagna specialmente alle classi più povere e abbandonate.” Interpretando lo spirito del fondatore e spinti dalle evoluzioni planetarie delle migrazioni, i Missionari Scalabriniani nel periodo conciliare ampliano la finalità e il raggio di azione della congregazione: da istituto per gli emigranti italiani si mette a servizio di tutti i migranti, rifugiati e profughi, di qualsiasi nazionalità, con la scelta preferenziale di quelli che più acutamente vivono il dramma delle migrazioni. Io ho avuto la possibilità di svolgere il mio lavoro in Germina e in Africa e la diversità di lingue, tradizioni e culture mi ha arricchito sicuramente. Ricordo ancora i volti, le fatiche, e le speranze dei popoli che ho incontrato con tutta la loro drammaticità …ma anche tanta speranza.
Quest’anno, nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani e, in Italia, della Costituzione repubblicana, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha deciso di dedicare la Giornata Mondiale del Rifugiato al tema della protezione, intesa sia come difesa del diritto d’asilo che come riparo ed aiuto umanitario. il cui slogan è: “Proteggere i rifugiati è un dovere. Essere protetti è un diritto”. Quale che sia la causa primaria che li spinge alla fuga, tutti i rifugiati hanno diritto a ricevere protezione:cibo, alloggi, cure mediche e scuole per i più piccoli…Ma la realtà non è così. Nei Paesi industrializzati dove, secondo l’Unhcr, nel 2007 sarebbero state presentate circa 338.000 domande di asil i rifugiati vivono perlopiù in condizioni molto precarie, nonostante esistano leggi nazionali, direttive europee, Convenzioni internazionali di tutela. In Italia, fra il 2007 e 2008, sono state recepite due direttive europee che hanno modificato la normativa: procedura, durata dei permessi di soggiorno per asilo e protezione sussidiari… benché continui a non esserci una legge organica sul diritto di asilo, previsto invece dall’articolo 10 della Costituzione.
Tu lavori molto con giovani. Quali sono le attività in cui riesci a coinvolgere i giovani e come essi vivono queste tematiche? La realtà italiana è già oggi multiculturale… ma tutto sta nel vedere come viene gestita, che cosa facciamo concretamente perché ne emergano i vantaggi e siano limitati i rischi e le difficoltà. Purtroppo il mondo politico e la comunicazione di massa sembrano ancora affermare che ci sono i “buonisti” e i “cattivisti”… Sono due atteggiamenti semplificatori, entrambi nefasti, mentre, come sempre nella vita, le cose utili sono quelle umili, impegnative, che si portano avanti giorno per giorno, facendo prove e commettendo errori e mettendoci tutta la propria pazienza. È un discorso che fa fatica a passare, perché bisogna dedicargli del tempo, bisogna essere seri…I giovani di oggi sono molto sensibili a queste tematiche e disponibili a mettersi in gioco….I giovani hanno un profondo desiderio di conoscere, confrontare, accogliere, condividere…. A tal proposito anche quest’anno abbiamo organizzato il campo di lavoro che ha come slogan “ Io ci sto!… E tu?”. Che cos’è? Sono dei campi di lavoro per giovani dai 18 ai 25 anni. Vogliamo vivere un’esperienza di volontariato, di incontro, di condivisione e di servizio con gli ultimi e in modo particolare in contatto con la realtà migratoria della Capitanata (provincia di Foggia). I giovani volontari svolgeranno il servizio suddivisi in gruppi di lavoro, coordinati da uno dei responsabili del campo o da loro collaboratori. Al mattino, dopo la colazione e un momento di condivisione, riflessione e organizzazione, raggiungeranno i propri luoghi di lavoro per poi rincontrarsi a fine giornata per la cena. Alcuni gruppi di lavoro, rispettando il servizio svolto, torneranno forse anche dopo cena. A chi dovrà pranzare o cenare fuori verrà preparato un pasto al sacco. Per i giovani interessati invito a visitare il sito: www.eroforestiero.net e troveranno tutte le informazioni necessarie.