Durante il solenne pontificale dell’Epifania in Duomo a Milano, Sua Eminenza il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha annunciato la beatificazione del Venerabile Servo di Dio don Luigi Monza, Parroco di S. Giovanni di Lecco e Fondatore dell’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità e l’Associazione “La Nostra Famiglia per assistere i piccoli disabili. L’annuncio fa seguito alla decisione del Santo Padre Benedetto XVI di beatificare don Luigi Monza (nella foto) il prossimo 30 aprile nello stesso Duomo. Ai microfoni di Radio Padre Pio abbiamo ospitato la dott.ssa Alda Pellegri, presidente dell’Associazione “La nostra famiglia” di cui vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista.
Dott.ssa Pellegri presentiamo la figura di don Luigi…
E’ nato a Cislago (Va) nel 1889. La sua era una famiglia molto povera costituita da persone molto semplici che però gli hanno inculcato una grande fede e soprattutto una grande capacità di affidarsi alla provvidenza in tutte le situazioni e difficoltà. Entrò in seminario… ma poi fu costretto a uscirne per aiutare la sua famiglia. Luigi Monza venne ordinato sacerdote nel 1925 nella Diocesi di Milano. Venne destinato quale coadiutore presso l’Oratorio maschile della parrocchia di Vedano Olona (Va) dove visse con passione il proprio ministero, in particolare con i giovani. Don Luigi è stato a Saronno presso il Santuario della Madonna dei Miracoli e dal 1936 fu inviato nella parrocchia di San Giovanni a Lecco, ove fu un parroco molto popolare prediligendo in modo particolare le persone in difficoltà. In quel tempo erano soprattutto figli di carcerati e un attenzione particolare per i disabili. Nella sua attenzione al prossimo e nel suo spirito di carità è nata una grande intuizione: le persone in difficoltà hanno bisogno di un intervento non solo caritatevole ma anche competente per cui era necessario una preparazione specifica. In questo periodo fondò l’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità, una comunità di persone consacrate che scelgono di vivere la loro consacrazione nel mondo e di portare all’interno della società contemporanea la carità dei primi cristiani. Dopo un iniziale periodo di ricerca su come concretizzare questo ideale, don Luigi e le Piccole Apostole diedero vita all’Associazione “La Nostra Famiglia”, che da allora iniziò a prendersi cura dei bambini disabili, con il fine preciso di educarli con le migliori tecniche medico-scientifico-pedagogiche perché potessero inserirsi nel contesto sociale al meglio delle loro possibilità e capacità.
Oggi le Piccole Apostole operano nell’ambito dell’Associazione “La Nostra Famiglia” e sono presenti non solo in Italia…
Ci sono di fatto quattro nostre famiglie. Quella italiana ha 37 sedi ed è presente in 8 regioni italiane. Poi ci sono altre tre nostre famiglie. Poi ci sono altre tre famiglie in e in Sudan, in Brasile ed in Ecuador. In questi centri che sono all’estero si sviluppa anche l’attività di un organismo di volontariato chiamato OVCI (Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale). In realtà abbiamo inserito all’interno dei centri, gestiti dalle nostre famiglie locali, dei progetti finanziati dai vari enti. Abbiamo avuto molti progetti finanziati dal ministero degli esteri italiano. Alcuni di questi sono attualmente in Marocco e Palestina e abbiamo appena terminato uno in Cina. Tali progetti hanno come finalità lo scopo di formare localmente delle persone in grado di prendersi cura dei bambini in difficoltà. La missione de “La Nostra Famiglia” è la “traduzione” in linguaggio contemporaneo e specifico di ciò che don Luigi ha insegnato: tutelare la dignità e migliorare la qualità della vita – attraverso specifici interventi di riabilitazione – delle persone con disabilità, specie in età evolutiva
Don Luigi non ha avuto modo di vedere lo sviluppo della sua Opera?
Esatto! Don Luigi fu colpito da infarto, il 29 settembre 1954 si fece da parte e silenziosamente si spense, così come il chicco di grano che muore nella terra per germogliare in una rigogliosa spiga. Il suo zelo nelle opere parrocchiali, la sua cura per la catechesi e per la liturgia, la sua predicazione calda e concreta, la sua prossimità alla gente della parrocchia e del circondario fece di lui un parroco esemplare, il tipico modello di “prete ambrosiano”: come tale fu guardato ed ammirato in vita ed onorato in morte, come testimoniò il rimpianto della popolazione e la fama di santità che si diffuse rapidamente, crescendo sempre più negli anni. Fulcro del suo insegnamento era e rimane la carità, che prende ad esempio quella entusiasta dei primi cristiani e che spinge a farsi carico del fratello e della comunità umana, si esplicita nei rapporti interpersonali e si proietta nella azione missionaria ed evangelizzatrice.
Domenica 30 aprile il cardinale Tettamanzi beatificherà don Luigi Monza. Quali sono state le tappe più importanti del processo di Canonizzazione?
Il 23 giugno 1987 fu emanato il decreto da parte della Congregazione per le Cause dei Santi al Card. Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini per il Nulla Osta di apertura della Causa di Canonizzazione su don Luigi Monza. Postulatore è Padre Luigi Mezzadri la cui fase diocesana si chiuse nel 1991. Tra il 1991 e il 1997 si lavora per elaborare la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis. Il gruppo di lavoro ha raccolto un enorme materiale e ha pubblicato un volume di circa 700 pagine: la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis che contiene una biografia, l’Informatio, cioè uno studio che dimostra con argomenti convincenti che il Servo di Dio ha praticato in modo eroico le virtù cristiane, una selezione di scritti, uno studio sulla spiritualità, sull’Istituto Secolare fondato da don Monza e sulla fama di santità. Il 20 dicembre 2003 Giovanni Paolo II firmava il decreto sull’eroicità delle virtù del Servo di Dio. Nel frattempo si procedeva alla presentazione alla Congregazione per le Cause dei Santi di un miracolo nella persona di Paolo Peroni accaduto a Heidelberg nel 1959. Infine la consegna, da parte di Papa Benedetto XVI al Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi José Saraiva Martins, del decreto relativo al miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio don Luigi Monza (19 dicembre 2005). Con tale decreto si è arrivati al capolinea della via che ha condotto alla beatificazione del sacerdote ambrosiano.
Parliamo del giovane miracolato?
Si tratta di un giovane nato a Narni (Terni) il 24/10/38, Luigi Peroni, molto vicino alla nostra realtà. Nel 1958 a causa di un’encefalite virale acuta con febbri altissime e arresti cardiaci, complicati dallo stato di coma in cui era caduto, con segni clinici che evidenziavano gravissimi danni cerebrali. Paolo, tra l’altro era fratello di Rita, ragazza down cresciuta nei nostri centri… per cui si conosceva tutta la famiglia che aveva una grandissima fiducia in don Luigi. Fino al novembre 1959 persistette uno stato clinico definito dai medici curanti di “sindrome apallica”: ai giorni nostri tale situazione viene definita più comunemente “stato vegetativo persistente”. Successivamente si manifestarono deficit neurologici del sistema periferico a carico di tutte le estremità, inoltre si manifestò nello stesso periodo una lussazione dell’articolazione dell’anca sinistra. Nell’autunno dello stesso anno, poiché i medici non davano più speranze, la famiglia si rivolse alle Piccole Apostole della Carità: si inziò a pregare don Luigi Monza e fu inviata anche una reliquia di don Luigi, che fu posta sotto il cuscino del giovane che non si risvegliava dal coma. La situazione mutò radicalmente una mattina dei primi giorni di dicembre 1959, quando il giovane inaspettatamente si rivolse a suo padre, che si trovava accanto a lui nella stanza dell’ospedale. Da quel momento la ripresa di Paolo Peroni fu costante e completa, tanto che i medici curanti non esitarono a dire a Paolo: «Ma Lei sa che è un miracolo?!». Ed aggiungevano: «Ringrazia quel qualcuno che i tuoi hanno pregato». Negli anni successivi, infatti, Paolo Peroni si laureò con ottimi voti; si sposò … condusse una vita nella più totale normalità con al sua famiglia. Paolo Peroni è deceduto per una patologia neoplastica con metastasi epatiche nel 92 e ancora una volta la sua famiglia è stata provata ma senza perdere mai la fiducia in don Luigi.
Secondo lei cosa pensa che direbbe don Luigi in occasione della sua Beatificazione?
Ci sembra che dica che il bene va fatto bene e va anche riconosciuto, però poi comunque l’elemento più importante è proprio quello di continuare nella percezione che l’umiltà è comunque il valore più importante della vita. La sua festa, quella che celebreremo in occasione della sua Beatificazione, vuole rappresentare anche un incentivo nel conoscere di più la sua figura…. E conoscerlo significa non solo conoscere la sua vita ma confrontarsi con la sua umiltà e la sua fiducia. Nella nostra vita è rimasta una parola fondamentale che don Luigi disse sul letto di morte a chi gli chiedeva cosa sarebbe stata dell’opera senza di lui. Don Luigi con moltà serenità rispose: “Vedrai, vedrai….”. Quel “vedrai” per tutti noi è significativo…. Sta a sottolineare che dobbiamo fidarci di più. Nel corso di questi anni tante sono state le difficoltà, problemi… ma questo “vedrai” ci aiuta ad andare avanti e a non perdere mai la fiducia nella provvidenza di Dio… Don Luigi potrebbe dire proprio questo: “Oggi io sono Beato, però ora tocca a voi… Avete una responsabilità in più che è quella di incarnare fino in fondo quello che vi ho insegnato…”