Nel corso del suo mandato presidenziale, Sergio Mattarella ha visitato numerosi Stati del continente nero (Kenya, Zambia, Mozambico, Etiopia ed Algeria), segno inequivocabile dell’attenzione che l’Italia ha cominciato a rivolgere all’Africa. Dopo anni di “disinteresse”, che hanno permesso ad altri Paesi (soprattutto Cina e Russia) di proporsi come referenti politici ed economici, l’Italia cerca di riconquistare il terreno perduto offrendo collaborazione paritaria alle nazioni africane. E lo fa nel nome di Enrico Mattei, uno dei più grandi imprenditori del secolo scorso, padre dell’industria petrolifera italiana. Mattei, al cui nome è legato il Piano per l’Africa presentato a Roma qualche mese fa da Giorgia Meloni, fu il primo ad avviare una collaborazione paritetica fra l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) e le Compagnie petrolifere degli Stati africani creando – negli anni ’50 – un modello di cooperazione economica ancora oggi valido ed efficace. Come Mattei è stato “un amico per l’Africa”, così anche l’Italia intende essere amica del continente africano, non per saccheggiarne le risorse naturali ma per utilizzarle “secondo le indicazioni e le esigenze definite dai paesi del continente nero”.
E’ con questo intento che il nostro Presidente è partito da Roma il 4 aprile per far tappa in Costa d’Avorio e in Ghana. Le due visite di stato si sono svolte in un clima di grande cordialità con gli incontri che Mattarella ha avuto con Alassane Ouattara, Presidente della Repubblica della Costa d’Avorio e, successivamente, con Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, Presidente della Repubblica del Ghana.
Dopo i colloqui, sono state rilasciate le dichiarazioni alla stampa. E’ stato sottolineato come le relazioni fra l’Italia e i due paesi africani siano eccellenti perché fondate sul comune impegno in favore della stabilità e della crescita dell’Africa occidentale e dell’intero continente africano. E’ stata ricordata la grande collaborazione esistente non solo nel settore energetico ma anche in quello agricolo. Di fondamentale importanza sono gli scambi culturali tra le Università Italiane e quelle Africane nonché il bisogno condiviso di controllare il “fenomeno migratorio, oggi così disordinato e nelle mani di inaccettabili trafficanti di esseri umani”. Infine, dal Presidente, sono stati ricordati i valori condivisi tra Italia, Costa d’Avorio e Ghana, ovvero “quelli del multilateralismo, del rifiuto della violenza e dell’aggressione verso gli altri”.
Prima di lasciare la Costa d’Avorio, Sergio Mattarella ha voluto visitare ieri pomeriggio la Casa dell’Amicizia della Comunità di Sant’Egidio
ad Abidjan. Qui è stato accolto dai responsabili locali di Sant’Egidio che gli hanno illustrato le diverse attività della Comunità che è presente nel Paese da oltre trent’anni. Prima di tutto, le Scuole della Pace, frequentate da circa 3.000 bambini, in gran parte provenienti dalle bidonvilles di Abidjan. I bambini hanno accolto festosamente il Presidente mostrandogli manifesti contro la guerra e messaggi di sostegno e solidarietà inviati ai loro coetanei in Ucraina e nel Congo. Mattarella ha poi incontrato un gruppo di ex bambini di strada, ora ospitati nella “Maison du Rêve” della Comunità, la Casa del Sogno. E’ stato ricordato al Presidente come i giovani perdono spesso la speranza nel futuro e la vedono solo nell’emigrazione. Ma la fuga dall’Africa non sempre raggiunge il risultato sperato, come è accaduto ad un ragazzo ivoriano quattordicenne, Laurent, che fu trovato morto nel carrello di un aereo atterrato a Parigi. Da quella tragedia i Giovani per la Pace hanno tratto lo spunto per organizzare conferenze in tutte le scuole illustrando i rischi dei cosiddetti viaggi della speranza. Ciò ha consentito di disincentivare molti giovani a lasciare il proprio paese invitandoli a costruire il loro futuro in Africa, in un momento storico di forte espansione economica.
Mattarella, accompagnata dalla figlia Laura, ha quindi salutato sia ragazzi che studiano grazie all’adozione a distanza di famiglie italiane sia anziani che soffrono per mancanza di sostentamento economico. A tutti la Comunità di Sant’Egidio ha dato aiuto cercando di costruire quell’alleanza generazionale che sta sempre più scomparendo non solo in Africa ma anche in molte nazioni occidentali.
Alphonse Krecoum, in nome di Sant’Egidio ha ringraziato il Presidente per la visita alla Casa dell’Amicizia sottolineando come in questa famiglia si ritrovano molte persone che hanno scoperto nella solidarietà il valore su cui poggiare la propria esistenza per costruire in Africa un avvenire di pace. “Orgogliosi di essere ivoriani e di Sant’Egidio, solidali con tutti coloro che hanno bisogno, costruiamo nelle nostre città un futuro in cui ci sia posto per tutti”.
Mattarella ha risposto plaudendo a tutte le attività messe in campo dalla Comunità ivoriese di Sant’Egidio che altro scopo non hanno se non quello di perseguire la realizzazione di un “sogno di un’umanità migliore in cui la solidarietà garantisca a tutti un comune futuro”. E ha aggiunto: “Ho iniziato dicendo che questo è un sogno, in realtà è una speranza. E la speranza è quell’elemento, quella condizione che trasforma il sogno in realtà, in fatti reali e concreti”.
Sabato 6 aprile, il Presidente, prima di far rientro a Roma, visiterà il Centro di Formazione Don Bosco di Ashaiman in Ghana, un istituto tecnico-professionale che ogni anno accoglie circa 800 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Il Centro è stato fondato dai salesiani trenta anni fa ed è tuttora gestito dalla congregazione. Il Centro sarà coinvolto nel progetto che domani sarà inaugurato da Mattarella insieme con i dirigenti di Confindustria Alto Adriatica. Questo progetto ha come finalità la formazione linguistica di trenta giovani che saranno individuati per un percorso di scambio professionale in aziende del Friuli Venezia Giulia. Anche in questo modo, l’Italia si presenta “amica dell’Africa”, offrendo collaborazione in vari progetti economici e finanziando attività di solidarietà sociale. Soltanto con la collaborazione attuata in condizioni paritetiche, si potrà ridare benessere e restituire dignità alle genti dell’Africa, scongiurando quelle migrazioni che spesso finiscono in tragedia o in rimpatri forzati e successivo trasferimento in prigioni o campi di concentramento.