Quando un emigrato giunge nel nuovo Paese di residenza, in primo luogo deve risolvere le situazioni più impellenti come il lavoro e l’alloggio. Ma il suo nemico più insidioso resta sempre l’isolamento che nasce dalle difficoltà di comunicazione con la società d’accoglienza ma anche dalle differenze culturali che sa da una parte aiutano l’immigrato nell’affermazione della propria identità dall’altra parte lo caratterizzano fortemente rendendolo estraneo agli usi e ai costumi della popolazione locale. Per cercare di comprendere meglio questo aspetto, in occasione della 94° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 14 gennaio, ne abbiamo parlato con padre Raffaele De Lorenzo cs, (nella foto) direttore della “Migrantes” della Diocesi di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo ospite di Tele Radio Padre Pio.
Padre Raffaele, come ogni anno il Papa, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha consegnato alla Chiesa il suo messaggio dal titolo: “La Famiglia Migrante” e tra l’altro afferma: “…In tema di integrazione delle famiglie degli immigrati, sento il dovere di richiamare l’attenzione sulle famiglie dei rifugiati, le cui condizioni sembrano peggiorate rispetto al passato, anche per quanto riguarda proprio il ricongiungimento dei nuclei familiari…”. Ancora una volta Benedetto XVI invita tutti a porre un’attenzione particolare alla famiglia… Il tema della famiglia sta a cuore di tutta la Chiesa soprattutto per il periodo che stiamo vivendo adesso e in cui emergono, in modo palese, dei fenomeni del tutto particolare. Dobbiamo riconoscere che lo stato della famiglia attualmente preoccupazioni in tutti e in questo momento, considerando la grande celebrazione per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, non possiamo non pensare a quelle famiglie che sono molto spesso disgiunte dai propri cari. Le famiglie, quindi, vengono divise e diventa difficilissimo ricongiungerle…ed è questa la preoccupazione del Papa e di tutta la Chiesa. Nel suo messaggio Benedetto XVI tiene a sottolineare che siamo chiamati tutti a porre un po’ di attenzione in più a queste famiglie e il nostro tentativo, come sacerdoti scalabriani, è proprio questo.
A proposito delle famiglie il 18 novembre del 1990 fu votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione Internazionale per la protezione dei diritti per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie scritta da tutti gli stati delegati preoccupati ovviamente di proteggere i propri migranti all’estero. Ma,dopo averla votata e licenziata, serviva la firma e la ratifica dei singoli stati nazionali perché potesse entrare in vigore. Ed è a questo punto che qualcosa non funziona. Il numero legale dei paesi che dovevano ratificare la Convenzione viene raggiunto solo nel 2003 ma la cosa più strana e che ancora oggi tra questi paesi non figura nessuno degli Stati facenti parte dell’Unione Europea. Secondo te come mai una simile Convenzione fa tanta paura? Credo che il problema di fondo sia principalmente il contatto culturale con altre persone…In questo caso non riguarda unicamente la famiglia, ma tutta la persona immigrata…. Ciò che fa paura è l’arrivo nella nostra società di una “persona nuova”…che arriva da una terra straniera, troppo diversa da noi… Certo che stupisce che siano stati altri Paesi e non quelli dell’Unione Europea ad aver aderito alla Convenzione…proprio perché sono quelli che temono di più. Quando viene a mancare una famiglia, proprio perché troppo distante, la solitudine e la disperazione porta l’immigrato a fare di tutto… spezzando anche quei buoni rapporti e l’equilibrio che si era instaurato con la società che lo aveva accolto. Credo che il problema di fondo sia proprio quello causato dalla paura di incontrare altre famiglie, altre persone, altre culture…e il timore di lasciarsi coinvolgere da parte degli altri.
Un evento di cronaca di pochi mesi fa ha messo in risalto i tanti scandali che in tema di immigrazione ha coinvolto il nostro Paese a causa della scoperta sconvolgente di situazioni in cui gli immigrati vengono tenuti in uno stato di semi schiavitù e a volte anche di morte… Fa male a tutti noi sentire queste notizie….In questa nostra casa scalabriniana di Siponto (FG) lavoriamo proprio con gli immigrati e molte volte ci siamo ritrovati proprio a lavorare con persone che si sono ritrovate in queste situazioni…Dopo aver effettuato il proprio lavoro rientravano nelle proprie case, se così si possono chiamare, senza aver ricevuto la paga promessa per poter acquistare del cibo… Nel momento in cui hanno provato a ribellarsi, non solo sono stati minacciati…ma non avevano nemmeno la possibilità di pretendere l’arretrato della paga non effettuata proprio perché si trattava di lavoro in nero e persone non in regola… Trattare le persone in questo modo va la di là di ogni comprensione umana.
Padre Raffaele quante persone sono già passate presso la Casa Scalabrini di Siponto? (FG) Il centro accoglienza è stato chiuso per qualche mese per essere ristrutturato. Abbiamo riaperto all’inizio di ottobre e fino ad oggi sono passati circa duecento persone. Vengono, ci chiedono aiuto e noi cerchiamo di collaborare con loro non tanto per soddisfare le loro esigenze materiali, ma anche per dialogare con loro , ascoltare storie, esperienze…. Le tante esperienze hanno suscitato in noi, parlo di me e di tutti i miei confratelli una certa tensione e un certo desiderio di risolvere problemi che di volta in volta si presentano. L’unica cosa che posso dire, anche perché a volte si tratta di situazioni molto delicate, e che a volte ci sentiamo impotenti…ma una cosa è certa: l’amore straordinario che ci viene ridonato da queste persone. Non sembra vero, ma a volte ci chiediamo se sono persone che possono sfruttare semplicemente la nostra situazione…ma subito dopo ti accorgi che la verità sta nelle loro lacrime che versano e che riesci a cogliere a tu per tu…
In occasione di questa Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e a conclusione di questa nostra chiacchierata un suggerimento da dare a tutti gli amici di Tele Radio Padre Pio… Non dimentichiamoci delle famiglie…. Le famiglie, sia le nostre che quelle degli immigrati che giungono in Italia vengono con una grande speranza e noi dovremmo essere portatori di questo messaggio di speranza. Il Natale del Signore che è appena passato possa essere per tutti fruttuoso e possa aiutare tutti a riscoprire il messaggio dell’amore che Dio ha portato soprattutto verso questi nostri fratelli che sono gli ultimi…