Gli apostoli, nonostante gli insegnamenti, ricevuti da Gesú, per diventare suoi testimoni nel mondo, hanno avuto bisogno di perfezionare la loro formazione, per mezzo dello Spirito santo e armarsi di forza e coraggio. La buona volontà, anche se sorretta dalla grazia e dalle virtú infuse, non è sufficiente a produrre quei frutti di santità, che il Vangelo attende dai discepoli di Cristo. Resterà sempre una sproporzione da colmare, quella del modo di agire umano di fronte alle esigenze della santità, che è partecipazione alla vita stessa di Dio: “Siate perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste” (Mt 5, 48). Questo, però, non deve essere una scusante, da parte dell’uomo, per non impegnarsi nel cammino verso Dio: fonte, mezzo e fine di ogni virtú. La conquista della virtú presuppone il sudore dello sforzo, anche se quest’ultimo non costituisce virtú. L’uomo deve esercitare tutte le virtú, le quali, pur essendo soprannaturali, agiscono per mezzo delle facoltà naturali. La fede, per esempio, illumina l’uomo con l’intelligenza, che può essere, piú o meno, limitata. La carità lo investe attraverso la volontà, che può essere, piú o meno, docile. E cosí via. Lo Spirito santo, con i suoi doni, oltrepassa i limiti dell’uomo e infonde in lui luce e amore, al di là delle sue capacità naturali. Non è piú, allora, il cristiano a prendere le iniziative, per vivere tutte le virtú, ma lo Spirito santo stesso, rivestendolo “di potenza dall’alto” (Lc 24, 49). Difetti, nei santi: Gli scrittori, nelle agiografie, a volte, si affaticano, per nascondere gli sbagli commessi dai loro protagonisti, o, se li ammettono, sostengono che sono stati provvidenziali per il piano salvifico di Dio su di loro. Se dipendesse da questi scrittori, i santi sarebbero nati tali, con tutte le virtú, innate in loro, non in potenza, ma già in atto. Il pensare di essi, in questo modo, potrebbe condurre a un duplice errore. I) Il primo, è che essi non sarebbero vissuti nelle nostre condizioni teologiche. II) Il secondo, è che essi non sarebbero nati, come uomini storici, con pregi e difetti, ma come persone ontologicamente o psicologicamente sopra-umane, senza pagare le conseguenze del peccato originale. III) Essi, invece, come tutti gli altri uomini, sono stati soggetti alle conseguenze del peccato originale, solo che, attraverso un cammino fatto di esercizio, di penitenza e di preghiera sono riusciti ad attenuare e, poi, a sconfiggere il peccato. Solo Gesú, in forza dell’unione ipostatica, cioè in forza dell’unione della sua natura umana a quella divina, e la vergine Maria, a motivo della maternità divina e delle sue conseguenze, furono completamente immuni non solo dal peccato originale, ma anche da ogni peccato attuale.
Tutti i santi hanno dovuto molto lottare, per domare i propri difetti. Anche p. Pio ha dovuto lottare per interi anni, per riuscire a scalfire le angolature di qualche suo difetto, come a esempio, la sua dolcezza, anche se dovuto, come confessa lui a p. Benedetto, a inavvertenze (cf Ep. I, 1170; 1244).
Togliere difetti: Alcuni agiografi, nello scrivere la storia dei santi, davanti alle loro miserie, spesso, si trovano a mal partito. Come si comportano, allora? a) Alcuni tolgono dal racconto della vita dei loro protagonisti i difetti. Costoro sarebbero capaci di togliere dal Vangelo il rinnegamento di Pietro, per non offuscarne la sua figura. b) Altri, invece, scrivono la verità. Come? Essi descrivono la lotta, che i loro eroi hanno dovuto sostenere, per riuscire vincitori sui loro difetti. In questi peccati, non vedono un motivo, che possa nuocere alla loro gloria, ma anzi ne scorgono un motivo, per stimolare anche noi, miseri peccatori, a lottare con uguale entusiasmo. c) Infine, nella lotta vittoriosa dei loro santi, mettono in risalto la cosa piú importante e vera: il trionfo della grazia divina. Se i santi fossero impregnati di soprannaturale, sempre e dovunque, verrebbe a mancare lo scopo principale della nostra devozione verso loro, che non è quello di pregarli, affinché intercedano per noi presso Dio, ma quello di seguirne le orme sulla via della santità.
1ª domanda: “Come p. Pio ha vissuto le varie virtú?”.
Dal “Decreto sulle virtú” leggiamo: “Consta che il servo di Dio, p. Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, sacerdote professo dell’Ordine dei frati minori cappuccini, ha esercitato, in grado eroico, le virtú teologali della fede, speranza e carità, nonché le virtú cardinali della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, e le virtú annesse ai fini e agli effetti di cui si tratta”.
a) In p. Pio, quelle virtú, che aveva ricevuto dalla natura, quali: l’essere deciso, battagliero, sincero, conversatore vivace, brillante e dolce, con il battesimo, si sono potenziate e trasformate in azioni benefiche verso Dio e il prossimo. b) Queste virtú naturali, p. Pio, le ha soprannaturalizzate, offrendole al Signore, perché in lui hanno origine, significato e destino. c) Egli ha avvertito, come e piú di noi, il bruciore delle prove, ma le ha superate, affrontandole con coraggio e fermezza, e confidando nell’aiuto del Signore. d) Scrive il Roche, dei santi: “La loro anima non è il mar Morto, le cui acque non sono mai increspate da un soffio di vento e che non racchiudono, entro il peso della loro mole, alcuna traccia di vita. Rassomigliano, piuttosto, al mare di Genezaret, che aveva grandi tempeste e si calmò soltanto sotto la mano del Maestro” (Roche A., Psicologia dei santi, Roma, 1958, 19).
Qualche esempio: a) P. Pio ha dovuto lottare, per piú di un anno, come si può constatare dalle lettere del I volume dell’Epistolario, per mitigare il suo carattere e migliorarsi su “madama dolcezza” (cf Ep. I, 883; 1244). b) Anche a lui, l’uomo fatto preghiera, una volta, capitò ciò che ha raccontato p. Alessandro da Ripabottoni: “Una sera, mentre p. Pio si avviava verso il coro, disse a un intimo: «Veramente non me la sento di pregare stasera… e non ho neppure la scusa del buon volere, perché non ne ho proprio voglia»” (L’umanità di p. Pio nella sua vita e nei suoi scritti, S.G.R., 1975, 101). Scopo di queste sue ultime parole? P. Pio, come in questo caso, con la sua affabile semplicità disarmava tutti, anche quelli che, positivamente, si recavano a cercare in lui il soprannaturale e per “vedere” qualcosa, a tutti i costi.
Mezzi per progredire: a) Egli, con i voti, si era consacrato al Signore, per conformarsi a lui nella povertà, nella castità e nell’obbedienza. b) Con l’ordinazione presbiterale, però, volle configurarsi a Gesú anche nel sacerdozio, per offrirsi come vittima sull’altare. c) Come sacerdote si conformò totalmente a Cristo crocifisso, tanto da diventare con la stimmatizzazione “rappresentante stampato delle stigmate di nostro Signore” (Paolo VI). Egli, primo sacerdote stimmatizzato, è diventato immagine della passione di Gesú e segno universale di speranza. Si è associato a Cristo crocifisso in una maniera ineffabile, accettando tutto, come dono e grazia del Signore.
Santi rimandano a Cristo: a) È stato detto che i santi sono l’ultima parte della vita terrena di Gesú, che durerà, finché essi esisteranno nella Chiesa, cioè, sino alla fine del mondo. b) P. Pio, in modo mirabile, è vissuto in Cristo e l’ha presentato agli uomini, visibilmente, anche attraverso le stimmate, che l’hanno reso un “alter Christus”. c) Per questi motivi, il b. Giovanni Paolo II, il 17 giugno 2002, nell’aula Paolo VI, ha presentato p. Pio, da lui canonizzato il giorno precedente, come modello dei sacerdoti e di tutti i consacrati. Con voce stanca, ma calorosa, tra l’altro, disse: “S. Pio da Pietrelcina si presenta davanti a tutti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – come un testimone credibile di Cristo e del suo vangelo. Il suo esempio e la sua intercessione spronano ciascuno a un amore sempre maggiore verso Dio e alla concreta solidarietà verso il prossimo, specialmente verso quello piú bisognoso”.
2ª domanda: “Come possiamo crescere nella santità?”.
Ce lo suggerisce p. Pio stesso, scrivendo a p. Paolino da Casacalenda CB: “Gemete pure davanti a Gesú, bussate assiduamente al suo divin cuore fino all’importunità, ma sappiate pure che la sua risposta, che vi fa sapere a mezzo mio, non è diversa da quella che egli fece all’apostolo delle genti: Sufficit tibi gratia mea (= Ti basta la mia grazia). Sí, vegliate sempre sopra di voi medesimo, fuggite l’ozio e ogni discorso vizioso e tenetevi lontano, per quanto è possibile, da ogni avvicinamento con persone di diverso sesso, tenendo sempre davanti alla mente il detto dell’apostolo che le nostre virtú sono rinchiuse in un vaso fragilissimo (2 Cor 4, 7)” (Ep. IV, 176).
I quattro volumi dell’epistolario di p. Pio sono pieni di suggerimenti simili, perciò nel “Decreto sulle virtú” non si poté fare a meno di confermare: “P. Pio non solo era un uomo di speranza e di piena fiducia in Dio, ma queste virtú con le parole e con l’esempio, trasfondeva nelle anime”. Quante anime p. Pio ha consolato e confortato, ha sottratto alle aggressioni della sfiducia, del pessimismo, della disperazione! A quante anime ha ridato la gioia di vivere, facendo ritrovare le ragioni vere dell’esistenza, fondate sulla fede nell’aldilà! Non si stancava di ripetere ai suoi figli spirituali: “Sperate, sperate sempre, perché la bontà di Dio è grande!”.
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