Siamo nel cuore della quaresima! Quaranta giorni, numero simbolico, che richiama tanti episodi biblici, soprattutto il digiuno di Gesú nel deserto e, per noi francescani, quello di s. Francesco sul lago Trasimeno e i 40 giorni di p. Pio a Venafro: tempo definito la “quaresima di p. Pio”.
La quaresima implica giorni di digiuno, di preghiera e di penitenza! Scopo? Giungere alla purificazione, tramite l’azione di Cristo. Gesú, infatti, in questo tempo purifica la Chiesa, sua sposa. Come? Ce lo dice s. Paolo, scrivendo agli efesini: “Il Cristo ha amato la Chiesa e si è offerto per lei, per santificarla, purificarla con il lavacro dell’acqua, unito alla parola, e avere accanto a sé questa Chiesa gloriosa, senza macchia o alcunché di simile, ma santa e irreprensibile” (Ef 5, 25-27). Inizio quaresima: Questa quaresima incomincia, per noi del rito romano, qui in Italia, il mercoledí delle ceneri, con l’imposizione delle ceneri sul capo e con l’esortazione: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, a differenza del rito ambrosiano, che incomincia la domenica dopo. Quel pizzico di cenere, residuo della combustione di pochi rami di olivo benedetto, sono il simbolo della brevità della vita umana e di quello che resta del corpo. Poiché, nel mondo attuale, si ha paura del pensiero della morte e di tutto ciò che riconduce a essa, nell’imposizione delle ceneri vi è una seconda facoltativa formula, meno “funerea”: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).
La conversione dev’essere la risposta libera all’iniziativa di Cristo, che ci vuol purificare, come abbiamo letto, all’inizio, nella lettera, che s. Paolo aveva scritto agli efesini. Questa conversione avviene non solo, tramite la nostra “adesione” al gran mistero pasquale, ma anche con le opere penitenziali. Queste, però, non devono essere solo interiori e individuali, ma anche esteriori e comunitarie, perciò la Chiesa ci ricorda di vivere, in modo eminente, sia le sette opere di misericordia spirituali che quelle corporali. Ve le ricordo: Quelle spirituali: 1) Consigliare i dubbiosi; 2) insegnare agli erranti; 3) ammonire i peccatori; 4) consolare gli afflitti; 5) perdonare le offese; 6) sopportare pazientemente le persone moleste; 7) pregare Dio per i vivi e per i morti. Invece, tra le opere esterne e comunitarie, deve emergere soprattutto la carità operosa, con le sue 7 opere di misericordia corporali. Ve le ricordate? 1) Dar da mangiare agli affamati; 2) dar da bere agli assetati; 3) vestire gli ignudi; 4) alloggiare i pellegrini; 5) visitare gli infermi; 6) visitare i carcerati; 7) seppellire i morti. Attenzione: La condizione per compiere sia le sette opere di misericordia spirituali che quelle materiali deve viversi in Cristo, per Cristo e con Cristo, cioè nel nome di Cristo e vedendo lui nei fratelli, per vivere non la filantropia, ma la carità.
Costo della conversione: La conversione vale quanto costa! Per un’autentica conversione è necessario fare questi tre passaggi: I) un passaggio di radicalità: passare dal mio io all’Io di Dio; II) un passaggio di religiosità, confrontandoci con Dio; e, infine, III) un passaggio verso la nostra vera umanità, cioè verso la nostra vera identità: “Siamo stati scelti, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati nella carità” (Ef 1, 4).
Effetti: Solo vivendo in questo modo, possiamo passare da una “vita secondo la carne” a una “vita secondo lo spirito”. Quali sono le opere della carne? “Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizie, lite, gelosia, ire, ambizioni, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, orgie e opere simili a queste: coloro che compiono tali opere non avranno in eredità il regno di Dio!” (Gal 5, 21). Invece, quali sono le opere dello spirito? “Amore, gioia, pace, longanimità, bontà, benevolenza, fiducia, mitezza, padronanza di sé!” (Gal 5, 22).
1ª domanda: “Come ha vissuto p. Pio la quaresima?”.
Tutta la vita di p. Pio è stata una continua quaresima! Prima e dopo la sua entrata in convento.
Prima di entrare in convento: Egli già da ragazzo ha vissuto lo spirito di penitenza. Infatti, come raccontavano sua madre e alcuni suoi compagni, spesso si ritirava, in un angolo della casa, per castigare il suo corpo. Una volta, sua madre, mamma Peppa, lo sorprese dietro il letto, mentre si percuoteva con una catena di ferro. La mamma, dopo averlo scongiurato di fermarsi, gli chiese: “Franci’, perché ti percuoti?”. “Mamma, devo battermi, come i giudei hanno battuto Gesú!”. Anche i suoi compagni, che dalla finestra spiavano nell’interno della piccola casa, lo videro, in piú occasioni, flagellarsi, con una fune di canapa. Di notte, poi, invece di dormire sul letto, che mamma Peppa, amorosamente gli preparava, preferiva rimanere disteso a terra, con la testa poggiata su una pietra.
Dopo la sua entrata in convento: Del suo poco mangiare e bere, già ne ho parlato, nell’invocazione: “S. Pio, modello di temperanza”, nella puntata scorsa, perciò racconto un solo episodio. Quando il 6 gennaio 1903 arrivò al noviziato di Morcone BN, entrando nel convento lesse la frase, posta all’ingresso: “Penitenza o inferno”. Un fremito percorse la sua persona, non tanto per la penitenza, ma per l’inferno, perciò si propose fermamente di esercitare la penitenza per tutto il resto della sua vita. Ciò era scritto anche nelle Costituzioni dei frati minori cappuccini del tempo: “Gesú Cristo, annunziando il regno di Dio, chiamò gli uomini alla penitenza e s. Francesco, desiderando ordinare la propria vita secondo il Vangelo, incominciò a far penitenza e a predicarla incessantemente. Volle che i suoi frati fossero uomini penitenti, impegnati nella conversione propria e degli altri”. Tuttavia bisogna non solo far penitenza soggettivamente, ma anche invogliare gli altri a far lo stesso. Penitenza soggettiva: Dopo alcuni giorni dall’arrivo di p. Pio a Morcone, giunse anche un certo Giovanni Di Carlo da Roio del Sangro CH, che prenderà il nome di f. Anastasio. P. Pio stinse con lui una vera e propria amicizia spirituale, stimolandosi reciprocamente nella via verso la perfezione. Un giorno, prima della vestizione, che ebbe luogo il 22 gennaio, dello stesso anno, cioè del 1903, dopo aver pregato, rimasero soli in coro. Non c’era nessun altro, né in coro, né nella chiesa! Giovanni curiosò nei cassetti dei sacerdoti e dei frati religiosi e vide le “discipline” (uno strumento, composto da catenelle di ferro, che serviva per la flagellazione). Giovanni Di Carlo disse a p. Pio: “Franci’, con queste si battono i frati, la sera, quando ci fanno uscire dal coro e pregano ad alta voce. Vogliamo fare la prova anche noi?”. Francesco non se lo fece dire una seconda volta. Si tolse la giacca, la camicia, la maglietta e, rimasto a petto nudo, cominciò a battersi con grande fervore. Anche Giovanni Di Carlo fece altrettanto, ma, poiché il dolore si faceva sentire, presto, aggiunse: “Franci’, e basta mò!”. E smisero entrambi.
Penitenza, che raccomandava agli altri: P. Pio raccomandava ai suoi figli spirituali I) di esser sobri nel cibo, nell’abbigliamento, nei consumi, nelle comodità; II) di esercitare un controllo negli sguardi e nelle conversazioni; III) di dominare gli istinti, le passioni e accettare la sofferenza e offrirla a Dio; IV) di promuovere forme di personale mortificazione e di astinenza. Vi presento una sola lettera: Egli scrive, il 17 dicembre 1914, alla sua figlia spirituale Raffaelina Cerase, dopo averle suggerito di non mettersi a mensa, senza aver fatto la preghiera, prima di mangiare e di fare lo stesso dopo, scrive: “Nel mangiare guardatevi dalla soverchia ricercatezza dei cibi, sapendo che poco o niente basta, se si vuol dare soddisfazione alla gola. Non prendete mai cibo il piú del bisogno, e procurate in tutto di esser temperante, standovi sommamente a cuore di declinare piuttosto al mancante che al soverchio… Il tutto sia regolato con prudenza, regola di tutte le azioni umane” (Ep. II, 276 s). Ma il digiuno, la mortificazione non devono essere fini a se stessi, ma devono aprire alla giustizia, al servizio e alla carità operosa. Nell’uomo bisogna vedere Cristo affamato, assetato, forestiero, carcerato, ignudo, ammalato. Alle opere, appena accennate, p. Pio suggeriva che bisognava aggiungere la preghiera intensa e prolungata, la frequenza dei sacramenti e la meditazione della sacra Scrittura, alla quale bisogna avvicinarsi, “innalzando la mente al Signore, supplicandolo che lui stesso faccia da guida alla vostra mente e si degni di parlarvi al cuore e muovere egli stesso la vostra volontà” (Ep. II, 130 = a Cerase, il 14 luglio 1914).
2ª domanda: “Come vivere noi la quaresima?”.
La parola di Dio, continuamente, ci ricorda di ritornare a una vita di sobrietà: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e affanni della vita” (Lc 21, 34). Invece, la società di oggi ci spinge verso consumi, verso cose non necessarie. Le nostre case si arricchiscono di cose terrene, che in sé non sarebbero un peccato, se non conducessero all’impoverimento dell’umanità, dell’intimità, della spiritualità. Nella nuova e giusta considerazione del corpo, si sono abolite le macerazioni e pratiche penitenziali, spesso cruente, retaggio del periodo pre-rinascimentale, e sostituite da mortificazioni di natura psico-spirituale. Ma, oggi, purtroppo, si è abolito l’antico e non si è sostituito col nuovo. Oggi si va in cerca solo del “piacere”, anzi trasformando tutto in “piacere”. Anche il caffè: una innocente bevanda, è considerato un “piacere”.
Nonostante la recessione, non si conosce piú la sobrietà, non si conoscono e vivono piú i veri valori (= ciò che vale). Oggi, insieme al “piacere”, conta solo l’avere o l’apparire e non l’essere. Invece, ci diceva un non cristiano, lo scrittore, musicista e pittore indiano Rabindranath Thakur, meglio conosciuto come Tagore (Calcutta 6-5-1861- Jorasamko 7-8-1941): “Il nostro compito non è di possedere, ma di essere”. Siamo “immagine e somiglianza di Dio”, anzi, ancor di piú: siamo stati, “creati prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati nella carità” (Ef 1, 4).
Barzelletta
Una signora, grassa, come un armadio, si reca dal suo medico, che le riscontra la pressione, molto alta: “Signora, se non vuoi avere problemi col cuore e altri organi vitali, devi dimagrire, consumando molte calorie!”. “Dottore, proprio stamattina ho consumato 3 mila calorie!”. “Bene! Brava! Continua! Come e cosa hai fatto?”. “Ho fatto bruciare le lasagne al forno!”.
Padre Pio e sorella morte
Siamo nel mese, che la Chiesa ha dedicato, consacrato ai nostri cari defunti: il mese di novembre. Tutti, chi prima,...