Prima di incominciare quest’incontro, che verterà su p. Pio e il Natale, voglio porgere a tutti voi, cari telespettatori, ai vostri familiari, parenti e amici i migliori auguri, per un felice e santo Natale.
a) Per ben comprendere il mistero del Natale è necessario avere il cuore dei santi, perché essi non si fermano alla sua superficie, ma penetrano nell’intimo del mistero.
1ª domanda: “Cosa provava p. Pio, davanti al presepe?”.
Molte citazioni di p. Pio le prenderò dalla sua meditazione sul Natale, che potete trovare integralmente, nel IV volume del suo Epistolario, pp 1007-1009
a) Davanti al presepe, p. Pio contemplava, con semplicità di fede, il “Dio pargoletto”, che “nel cuore della notte, nella stagione piú rigida, nella piú gelida grotta, piú abitazione di armenti che di umana creatura, veniva alla luce nella pienezza dei tempi” (Ep. IV, 1007). b) Avrebbe voluto condurre il mondo intero davanti a quella grotta “piú grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio” (ib,1008). c) P. Pio si commuoveva al pensiero che Gesú fosse circondato da “povertà, umiltà, abiezione ( = bassezza), disprezzo, oscurità” (ib,1008), “per invogliarci ad amare la povertà e preferire la compagnia dei piccoli e dei semplici a quella dei grandi del mondo!” (ib, 1009). d) Era convinto che il celeste Bambino “tutto mansuetudine e dolcezza”, col suo esempio voleva infondere le sue virtú nel cuore degli uomini, “affinché nel mondo dilaniato e sconvolto” (ib, 1009) sorgesse un’èra di pace e di amore. e) Perciò ci suggerisce: “Prostriamoci, innanzi al presepe, e con il grande s. Girolamo, il santo innamorato di Gesú bambino, offriamogli tutto il nostro cuore, senza riserva, e promettiamogli di seguire gli insegnamenti, che giungono a noi, dalla grotta di Betlemme” (ib, 1009).
2ª domanda: “Quali sono questi insegnamenti, che giungono dalla grotta?”.
Gli insegnamenti sono principalmente 4
a) Il primo è l’amore: amore verso colui che per amor nostro si è incarnato: “Oh! Come deve sentirsi acceso il cuore di amore per colui che tutto tenerezza si è fatto per noi… tutto questo l’hai fatto per amore e non c’inviti che all’amore, non ci parli che d’amore, non ci dài che prove d’amore” (ib, 1007). b) Il secondo insegnamento è la conseguenza logica del primo: avere uno slancio apostolico, per portare tutti e tutto al Dio umanato. Scrive p. Pio: “Oh! Come dovremmo ardere dal desiderio di condurre il mondo tutto a quest’umile grotta, asilo del re dei re, piú grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio!” (ib, 1007-1008). Chi ama, ascolta la voce dell’amato! c) Il terzo insegnamento riguarda la virtú dell’umiltà: “Chiediamo a questo divin Bambino di rivestirci di umiltà, perché solo con questa virtú possiamo gustare questo mistero ripieno di divine tenerezze” (ib, 1008). d) Infine, il quarto e ultimo insegnamento è quello della croce: “Il celeste Bambino soffre e vagisce nel presepe, per rendere a noi amabile, meritoria e ricercata la sofferenza” (ib, 1009).
Questo concetto, p. Pio, l’ha indirizzato anche al suo secondo padre spirituale, Agostino Daniele, il 1° luglio del 1915: “La piú certa prova dell’amore consiste nel patire per l’amato; e, dopo che il Figlio di Dio patì per puro amore tanti dolori, non resta alcun dubbio che la croce portata per lui diviene amabile quanto l’amore” (Ep. I, 602).
Gesú bambino piagato
Nell’agiografia dei santi non è mai capitata una visione simile a questa: Gesú bambino, che appare con le piaghe. A pagina 43, del Diario di p. Agostino, troviamo: “Gesú mio, perché cosí piccino stamane?…Ti sei fatto tanto piccolo!… Angelo mio, vedi Gesú?… ebbene chinati…non basta… bacia le piaghe a Gesú… Bene!… Bravo!… Angelo mio. Bravo, Bamboccio… Ecco, ecco, si fa serio!… mette il broncio!… come ti debbo chiamare? Qual è il tuo nome?… ma sa, angelo mio, perdona, sa: benedici Gesú per me. Gesú mio, Gesú mio, perché cosí piccolo?… ma dimmi… avvicinati piú a me… dimmi, sai parlare? Sei piccolo!… E parla pure in francese: Petit enfant, petit enfant”. Siccome è l’unica volta, nell’agiografia dei santi che Gesú bambino appare piagato, cercherò di ricostruire tutta l’estasi, fatta in conformità a questo resoconto di p. Agostino. a) Come al solito, anche quella mattina, p. Agostino portò la santa comunione a p. Pio, malato, nella sua celletta. b) P. Pio era in estasi, perciò p. Agostino fu costretto a richiamarlo da questo fenomeno mistico, facendo appello all’obbedienza religiosa, dicendogli: “P. Pio, per santa obbedienza, ricevi Gesú dalle mie indegne mani”. c) Poi, in tono scherzoso e vezzeggiativo, aggiunse in lingua francese: “Petit enfant, petit enfant!” (piccolo fanciullo, piccolo fanciullo!).
d) Quelle due paroline, pronunziate due volte, si impressero talmente nella mente di p. Pio che, nell’estasi seguita alla comunione, le ripeté quasi come un ritornello. e) Durante quest’estasi, gli apparve Gesú sotto forma di piccolo fanciullo (petit enfant), tanto che egli ne fu altamente meravigliato e, rivolto a lui, gli disse: “Gesú mio, perché sei cosí piccino stamane?… Ti sei fatto subito tanto piccolo!…”. f) Ma la meraviglia di p. Pio crebbe quando, guardando piú attentamente, si accorse che quel piccolo Bambino era piagato. P. Pio e l’angelo custode: a) Allora, rivolto all’angelo custode, cosí lo supplicò: “Angelo mio, vedi Gesú!… ebbene chinati…”. b) L’angelo, obbediente, fece un atto di riverenza a Gesú, ma p. Pio rincalzò: “Non basta… bacia le piaghe a Gesú…”. c) Cosa che l’angelo fece prontamente. d) E p. Pio: “Bene! Bravo! Angelo mio. Bravo, bamboccio… Ecco, ecco si fa serio!… mette il broncio… come ti devo chiamare? Qual è il tuo nome?…Ma sa, angelo mio, perdona, sa: benedici Gesú per me…”.
P. Pio e il Bambinello:
Tuttavia l’oggetto dell’attenzione di p. Pio non era tanto l’angelo custode quanto piuttosto Gesú piagato, perciò si rivolse nuovamente a lui e cosí continuò: “Gesú mio, Gesú mio, perché cosí piccolo… ma dimmi… avvicinati piú a me… dimmi, sai parlare? Sei piccolo!”.
Osservazioni:
In quest’estasi, due punti sono degni di nota, in modo particolare. I) Il primo è il fatto che Gesú bambino appare piagato, forse con le ferite della crocifissione alle mani, ai piedi e al costato. II) Il secondo è la gran familiarità, con cui p. Pio si comporta con l’angelo custode e con lo stesso Gesú. Questa familiarità è certamente segno dell’intimità, nella quale p. Pio era entrato nelle sue relazioni con i personaggi celesti. La visione di Gesú piagato è una finestra aperta sulla considerazione, in cui egli teneva il mistero del Natale, in quanto per p. Pio Gesú bambino andava visto alla luce del Cristo crocifisso. Per p. Pio, la festa del Natale andava messa in stretta relazione, con quella della Pasqua, perciò anche nella meditazione per la festività del Natale sono contenute le coordinate essenziali della spiritualità di p. Pio: amore e dolore. Seguono, poi, due virtú: slancio apostolico e umiltà, che non possono mancare in un’anima innamorata.
Il Natale, portatore di felicità
a) Il santo p. Pio da Pietrelcina riteneva il Natale la piú bella festa dell’anno, perciò voleva che il presepe fosse posizionato di fronte al confessionale, per vivere la realtà natalizia: gli angeli, la Mamma estatica, s. Giuseppe adorante, il bue e l’asinello…il Bambino… e pace, tanta pace, all’interno e all’esterno! b) P. Pio stesso descrive questa sua felicità. Un esempio per tanti. Scrive, alla nobildonna di Foggia, Raffaelina Cerase, il 17 dicembre 1914: “Al cominciarsi della sacra novena in onore del santo bambino Gesú, il mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita: il cuore si sente come abbastanza piccino per contenere i beni celesti; l’anima sente tutta disfarsi alla presenza di questo nostro Dio, per noi fatto carne! Come fare a resistere a non amarlo sempre con nuovo ardore” (Ep. II, 273).
Gli altri sulla sua felicità
P. Ignazio da ielsi CB, che fu suo superiore, dal 10 settembre 1922 al 25 agosto 1925, nel suo “Diario”, del 24 dicembre 1923, ha scritto: “È inutile dire con quanta passione p. Pio celebra il Natale… Sempre vi pensa e conta i giorni, che lo separano da un Natale all’altro, sin dal giorno dopo. Gesú bambino per lui è un’attrazione specialissima. Basta che senta il suono di una ninna nanna, che solleva lo spirito su su, tanto che a guardarlo sembra in estasi”.
Raccomandava ai suoi figli di far il presepe: fra’ Daniele Natale
P. Pio raccomandava ai suoi figli spirituali di fare il presepe, che evocava in lui tanta voglia di tenerezza, di pianto, di preghiera! a) Tra i suoi figli spirituali, c’era anche il servo di Dio fra’ Daniele Natale, del quale dal 7 luglio 2012, è stato insediato il tribunale, a Manfredonia, per il processo cognizionale diocesano. b) Il Natale del 1952 fra’ Daniele fu costretto, convalescente a trascorrerlo alla sua casa natale a S. G. R., dopo l’ asportazione della milza, del 6-9-’52, a Roma..
c) Sua madre, che era anche mia zia: Angela Maria, gli disse di fare il presepe. d) Fra’ Daniele gli rispose: “Mamma, io non l’ho mai fatto, non ne ho la minima idea e poi mi sento ancora tanto debole!”. e) Dopo tanta insistenza, fra’ Daniele cedette, dicendole: “Mamma, chiederò a p. Pio”. f) P. Pio sapete cosa gli disse? “Ebbè, e che non lo devi fare?”. Fra’ Daniele: “Come faccio?”. E p. Pio: “Ti aiuterò io e lo faremo insieme il presepio”. g) Forte del suo aiuto, tornò a casa, pieno di entusiasmo; comprò tutto l’occorrente e incominciò a costruire il presepe. h) Col passar del tempo, fra’ Daniele esclamava: “Come è facile!”. i) Dopo qualche giorno, p. Pio gli chiese: “Hai fatto il presepio?”. Fra’ Daniele rispose: “Padre spirituale, è cosí bello che mi incanto a guardarlo!”. E p. Pio: “Dove ci mettiamo le mani noi, esce sempre qualcosa di buono e di bello!”.
Conclusione-preghiera
Caro amico-fratello telespettatore, vola, con la tua fantasia, presso la grotta di Betlemme e poniti in ginocchio, pregando il bambin Gesú: “Ora, o bambinello Gesú, in un mondo sempre piú misterioso, nella sua bontà e cattiveria, volo presso la tua Grotta, per immergermi in quella tua luce, che illumina ogni esser umano. Accanto a te e alla vergine Maria, continuerò a provare dolci pensieri, sincere parole, frasi di amore, che solo tu puoi insegnarmi! Accanto a te, ritroverò vera pace, genuine gioie, che solo il tuo Natale può donarmi, nel suo piú profondo significato! Nella tua Grotta, trovandomi tra i cori degli angeli, che inneggiano a Dio e annunziano che tu, re del cielo, sei sceso, per condurci alla verità, senza alcun velo, ti scopro dono prezioso, che mi dona un pezzetto di paradiso! Lí mi assale una pace, mi pervade un profumo di bambino: dolce e tenero fiorellino, da cui proviene un celestiale sorriso, che mi incanta, come chiaro raggio di luna! Bambinello-Dio, fa’ riposare la mia anima sul prato della giovinezza spirituale, facendola volare, cosí in alto, ove neppure le aquile, piú audaci, osano avventurarsi: in te!”.
Barzelletta
Un parroco chiede ai bambini di catechismo: “Ragazzi, sapete dov’è nato Gesú bambino?”. Tutti rispondono a Betlemme, eccetto uno che dice: “Signor parroco, a Roma!”. Meravigliato, il parroco: “A Roma? Perché a Roma?”. “Perché a Roma, a Montecitorio, c’è la «mangiatoia»!”.
Padre Pio e sorella morte
Siamo nel mese, che la Chiesa ha dedicato, consacrato ai nostri cari defunti: il mese di novembre. Tutti, chi prima,...