Delusione Oscar il giorno dopo. Brucia in Italia l’esclusione dalla cinquina delle nominations di “La stanza del figlio”, ultima opera di Nanni Moretti già peraltro premiata con la Palma d’oro a Cannes e in Italia con il Premio David. Mentre si scatena la dietrologia e la caccia al commento politico (per il recente “grido di dolore” del regista contro la dirigenza dell’Ulivo), Radio Padre Pio ha chiesto ad Anna Hoster -un’esperta in materia cinematografica che da dodici anni fa la spola tra una cattedra dell’ateneo romano “La Sapienza” e una dell’università dell’Illinois- perché il film di Moretti, partito tra i favoriti, è stato bruscamente stoppato prima ancora della gara, nelle eliminatorie.
“Non è facile capire perché un bel film come «La stanza del figlio» abbia perso l’appuntamento con la fase finale dei Premi Oscar -ha esordito la professoressa Hoster- ma ritengo che il pubblico americano sia molto affezionato ad una maniera ben precisa di raccontare le storie, che potremmo sinteticamente rapportare alla fiaba. C’è posto per argomenti e personaggi italiani, nel panorama cinematografico americano, ma lo stile dev’essere quello del racconto classico”.
L’ultima opera di Nanni Moretti descrive la vicenda di una comune famiglia della provincia italiana, in cui tutto all’improvviso sembra spezzarsi allorché uno dei due figli adolescenti muore in un incidente. Nonostante il contenuto drammatico della pellicola, Moretti offre un’interpretazione di fatti e personaggi estremamente sobria, tutta giocata sulle sfumature dei sentimenti e dei caratteri, alludendo alla tragedia senza mai mostrarla sullo schermo. (MPP)
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