Gianna Beretta Molla, mamma di 6 figli e dottoressa milanese, morta nel 1962 a 39 anni: ha preferito salvare la bambina che portava in grembo, rinunciando a curarsi per un fibroma all’utero, piuttosto che abortire come era stato consigliato dai medici. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito scrisse: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”. In occasione della sua Canonizzazione avvenuta il 16 maggio 2004 Giovanni Paolo II disse: “Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!” Sulla figura di questa donna, madre e medico, abbiamo oggi la testimonianza della sorella, suor Virginia Beretta, religiosa canossiana, ospite di Tele Radio Padre Pio. Grazie Suor Virginia!
Sono trascorsi 44 anni da quel 28 aprile del 1962. I fotogrammi di quei momenti sono scolpiti per sempre nella sua mente perché lei le fu accanto negli ultimi istanti. Era appena rientrata in Italia poiché era in missionaria in India…. Di fatto io mi trovavo in India e prestavo il mio servizio presso un ospedale. Avevo chiesto di venire in Italia per procurarmi del materiale, medicinali poiché mi trovavo in una zona del nord dell’India molto povera. Però non avevo ricevuto nessuna risposta alla mia richiesta…Quindi avevo messo da parte l’idea di un eventuale viaggio in Italia. Poi, improvvisamente mi giunge un fonogramma che mi ricomunica: “…tra quattro giorni parte da Bombay una nave… preparati e parti subito…”. Ho fatto salti mortali per mettere a posto il passaporto e tutto quanto… Sono riuscita ad arrivare a Napoli quattro giorni prima della morte di Gianna. Ho preso una nave inglese che ha impiegato undici giorni invece di quattordici come le navi italiane… Tutto rientrava nella provvidenza di Dio…. Ma ancora non sapevo…
Lei era a conoscenza della situazione critica di Gianna? Gianna aveva molta confidenza con me però per non farmi soffrire mi aveva solo avvisato che al secondo mese di gravidanza aveva avuto qualche problema…ma poi aveva risolto tutto…tutto andava bene. Sognava questa creatura… Quando sono arrivata a Napoli ho trovato mio fratello Francesco ad aspettarmi che mi ha aggiornato sulla situazione di mia sorella Gianna e subito dopo ci siamo recati all’ospedale perché le condizioni di Gianna si erano aggravati. Sono arrivata all’Ospedale di Monza dove era ricoverata e subito, appena mi ha visto sull’uscio della camera, Gianna mi ha detto: “Sapessi Virginia cosa vuol dire morire e lasciare quattro piccoli bambini”. Il suo più grande dolore era proprio quello di non poter seguire i suoi bambini..
Gianna ha offerto la sua vita per salvare la bambina che aveva in grembo. A casa c’erano gli altri suoi tre piccoli che l’attendevano. Come immaginava il domani dei suoi figli in quei momenti? In effetti, in sette anni di matrimonio, ha avuto sei gravidanze e dopo la terza gravidanza, purtroppo per due volte, al secondo mese la gravidanza si interrompeva spontaneamente, senza che i medici riuscissero a capire il motivo. Allora non c’erano tutti gli apparecchi sofisticati di oggi. Gianna desiderava tanto dare un fratellino a Pierluigi e ricordo che mi scrisse dicendomi: “Prega e fai pregare perché vorrei tanto un fratellino, ma con tutta la buona volontà non riesco ad averlo”. Non solo pregava, ma ci faceva pregare… dopo tre mesi mi scrisse e mi disse che aspettava una nuova creatura però al secondo mese ancora una volta si era presentato un problema. Ha capito subito che qualcosa cresceva nel suo seno e che poteva compromettere la vita della creatura. E’ stata curata e seguita da nostro fratello medico Ferdinando che era un ostetrico e dal dott. Vitale il quale gli disse: “Senti, Gianna, se vuoi salvare la vita dobbiamo togliere il fibroma e interrompere la gravidanza”. Al che Gianna rispose: “Assolutamente no! E’ peccato uccidere in seno!”. La Gianna sapeva come medico che aveva tre possibilità: interrompere la gravidanza e togliere il fibroma, togliere completamente l’utero così avrebbe messo a sicuro la sua vita, o togliere solo il fibroma, così come ha poi deciso di fare, e lasciare che la sua gravidanza continuasse pur sapendo che sarebbe stata una gravidanza molto a rischio… Lei aveva tanta fiducia nel Signore, nella provvidenza di Dio e pur sapendo che tutte le cose andassero bene era anche pronta a donare la sua vita. Di fatto quindici giorni prima di essere ricoverata per il parto aveva dato disposizioni ben precise al marito Pietro: “Se dovessero decidere tra me e il bambino, lo esigo, scegliete, il bambino”. Questa è sempre stata la sua disposizione. Soffriva tantissimo, ma non ha mai smesso un attimo di pensare ai suoi bambini, al marito, alla sua famiglia. Voleva rimanere vigile, voleva essere partecipe della passione di Cristo. I figli hanno sofferto molto la mancanza della mamma. Certo è stato un dolore grande e lo avvertono ancora oggi… Però dall’altra parte sono orgogliosi di aver avuto una mamma così…
Da dove nasceva questa spiritualità così intensa? In quale clima familiare è cresciuta la sua famiglia? La nostra famiglia è stata fondamentale. Sia io che Gianna, così come tutti i nostri fratelli, abbiamo avuto due genitori stupendi, li amo definire santi. Ci hanno saputo trasmettere l’amore del Signore e l’amore tra di noi in modo meraviglioso, con il loro esempio e con il loro insegnamento. Erano entrambi terziari francescani, quindi ci hanno cresciuto con lo spirito Francescano… Papà si alzava alle cinque del mattino per andare alla prima messa poiché subito dopo doveva recarsi al lavoro… Quando papà partiva per andare a lavorare, dopo aver saluto tutti i suoi bambini, toccava a noi recarci a messa accompagnati dalla mamma. Gianna ha fatto la prima comunione all’età di cinque anni e mezzo… La nostra insegnante di catechismo era proprio la nostra mamma. Dal giorno della sua prima comunione, tutti i giorni si recava in Chiesa per partecipare alla celebrazione e ricevere l’eucarestia….era diventato il suo cibo quotidiano. Ho dei ricordi meravigliosi…la sera si recitava tutti insieme il santo rosario in famiglia…era stupendo! Abbiamo frequentato gli stessi studi e proprio nel corso di ritiro dedicato ad esercizi spirituali Gianna si era resa conto della bellezza di essere figlia di Dio grazie al sacramento del Battesimo come lei stessa ha lasciato scritto in uno dei suoi tanti diari. Ci ha lasciato dei ricordi, degli scritti in cui sono scritti tutti i suoi propositi e le sue preghiere. Fra questi c’è il proposito di non commettere peccato mortale e una preghiera che recita così: “Signore fammi conoscere la tua volontà…che possa fare sempre la tua volontà nel miglio modo con l’aiuto di Dio… I nostri genitori ci hanno educato ad amare la casa, i genitori. Ad amare i poveri. specialmente le persone più bisognose.
Con Gianna, in particolare, il legame era molto forte. Eravate tredici fratelli e voi eravate le ultime due. Gianna aveva soltanto tre anni più di lei Siete cresciute insieme nella fede. Entrambe avete studiato Medicina all’università. E insieme pensavate di dedicarvi alla vita consacrata? “Noi volevamo stare sempre insieme… Poi il Signore ha chiamato me alla vita consacrata…Sì, anche Gianna aveva questo desiderio. Anche se lei, più che alla vita religiosa, pensava a una consacrazione da laica. Era attirata dalla vita missionaria. Era in contatto con nostro fratello, padre Alberto, missionario in Brasile, e pensava di trasferirsi là. Ma Gianna, a causa della sua costituzione fisica, non sopportava il caldo. Alla fine, dopo un’intensa corrispondenza con padre Alberto e grazie anche all’intervento del suo padre spirituale, ha scoperto che il Signore le indicava un’altra strada: il matrimonio. Una vocazione diversa rispetto a quella che Gianna aveva immaginato fino a quel momento, ma vissuta con la stessa intensità nel segno di una fede profonda e meditata. Ha abbracciato la vita del matrimonio come la vita per diventare santa. Ha capito che sarebbe diventata santa attraverso la vita familiare. Si può diventare santi vivendo nel proprio quotidiano… tutte le mamme sono sante perché accolgono la vita e la custodiscono.
Ripercorriamo il giorno del funerale di Gianna. Un giorno di dolore, sofferenza, lacrime… e tante domande senza risposta…come succede in queste circostanze…. Certo! C’era tantissima gente…o meglio una folla immensa. I sacerdoti dicevano che non avevano avuto mai tante confessioni come in quel periodo… persone che non si confessavano da tantissimi anni… Prima di andare a salutare la salma di mia sorella avvertivano il bisogno di confessarsi… Questo è un segno della santità di Gianna. E’stato un dolore grande. Naturalmente nessuno di poi poteva immaginare che sarebbe diventata santa… Non si possono conoscere i disegni di Dio… Dicevamo: “Ma perché Signore permetti questo proprio ad una mamma…una mamma che vuole formare una bella famiglia… Certo, oggi abbiamo trovato tante risposte alle nostre domande… e la principale risposta è racchiusa proprio nelle parole di Gianna: “Questo è il volere di Dio!”
Il 16 maggio del 2004 Giovanni Paolo II ha proclamata Santa Gianna Beretta Molla…Lei era presente in Piazza San Pietro… Immagino che sia stata una giornata di grande emozione ….Cosa ricorda di quel giorno? Ricordo momento per momento…è stata una grande gioia… Con emozione ricordo le parole di Giovanni Paolo II:“Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!” L’abbraccio del Pontefice al marito Pietro e a tutti i suoi figli e familiari… Gianna è diventata santa perché ha vissuto intensamente ogni attimo la sua esistenza. Ha vissuto straordinariamente bene tutto quello che faceva…
Qual è il messaggio che questa figura femminile può lasciare? Credo che l’esempio di Gianna è più che mai attuale. Certo! Soprattutto il rispetto alla vita nascente. Ogni figlio per lei era un dono grandissimo e ci faceva pregare per potere avere i figli. Gianna alle ragazze dell’azione cattolica diceva: “Sappiate che nella vita ci sono tanti dolori, ma con l’aiuto del Signore si possono superare. Se per caso il Signore ci chiedesse un giorno di morire per la nostra vocazione sarebbe il giorno più bello della nostra vita perché potremmo dimostrare, non solo con le parole ma con i fatti il nostro amore per Cristo. Potrebbe insegnare come si deve amare. A vivere il matrimonio secondo il criterio di Dio, ad amare e a rispettare il Vangelo della famiglia, ad aprirsi alla vita con generosità.
E’ la prima volta che viene a San Giovanni Rotondo? Secondo lei cosa accomuna Padre Pio e Gianna Beretta Molla? Sì, è stata la mia prima volta. Ne ho sentito parlare spesso … Tra l’altro mio fratello, frate cappuccino missionario in Brasile ha avuto la possibilità di parlargli, di servire Messa… Lo stesso Padre Pio lo ha incoraggiato nel realizzare il suo sogno vocazionale dicendogli: “Vai, vai… perché lì farai un mondo di bene…” Padre Albero è stato per trentatre anni in Brasile, ha costruito un Ospedale e un lebbrosario. E’ morto nel 2001 a causa di un ictus. Accomuna Padre Pio e Gianna lo stesso amore che entrambi avevano per i sofferenti, i malati…. Per la loro meravigliosa vocazione nel saper mettersi al servizio del più povero, la loro illimitata fiducia nella provvidenza di Dio. Due santi un unico amore: Cristo!
Quale immagine di Gianna porta nel cuore? Sono tante le immagini…la ricordo in ogni momento…Quella della gioia e della semplicità. È la vera santa del quotidiano. Amava profondamente la vita. È cresciuta nella vita coniugale, nell’amore per i figli, fino al sacrificio estremo…
Un ultimo invito da rivolgere a coloro che ci seguono e in modo particolare alle donne… Accogliete la vita come un grande dono di Dio e siate riconoscenti al Signore.