La Fondazione il Faro, Ente morale dal 1997, è un centro internazionale di orientamento, formazione ed avviamento al lavoro di giovani, italiani e stranieri, provenienti da contesti socio-economici e politici difficili. Il Presidente della fondazione è Susanna Agnelli che nell’ambito del programma di Radio Padre Pio “Di Terra e di Cielo” è intervenuta ricordando i valori ispiratori, i percorsi e gli obiettivi del progetto.
Come nasce il Faro, e poi perché questo nome così particolare?
“Dunque, guardi, il Faro nasce perché l’edificio in cui il Faro è adesso alloggiato era una scuola di infermieri professionali che viveva lì da molti anni e portava il nome di mio padre e mia madre (Edoardo e Virginia n.d.r.). Poi con l’andare del tempo le scuole di infermieri in Italia sono state smantellate e quando io ho smesso di fare il Ministro degli Esteri ho pensato a quale fosse la cosa più utile alla quale si potesse adibire questo edificio, e mi sono convinta che la cosa più utile è quella di insegnare un mestiere a dei ragazzi che si trovano in difficoltà, un mestiere che consenta loro di guadagnarsi la vita; è per questo che il Faro è nato”.
E il Faro costituisce un punto di riferimento mediante il quale, come d’altronde è sottolineato nella stessa “mission” della fondazione, ciascuno possa raggiungere il proprio porto; quindi, in sostanza, voi aiutate i ragazzi a scoprire la propria vocazione?
“Diciamo di sì. Di solito i ragazzi quando vengono da noi vengono messi di fronte alla prospettiva di poter imparare a fare o i parrucchieri, o i falegnami, o i tappezzieri, oppure specializzarsi in informatica, o imparare la serigrafia e dunque avere un mestiere abbastanza facilmente utilizzabile in un futuro, e poi, ancora, tutti i nostri laboratori alimentari che sono: corso di cucina, pizzeria, panetteria, pasticceria, cioccolateria, gelateria”.
Quindi il tutto è impostato secondo percorsi personalizzati per ciascun giovane. Che età hanno questi ragazzi?
“Vanno di solito dai 16 ai 22 anni; naturalmente ci sono delle eccezioni, qualcuno è più grande, ma ci concentriamo, di solito, sui maggiorenni anche perché per i minorenni ci sono molte difficoltà da sormontare.”.
I corsi sono totalmente gratuiti, ma da chi vengono finanziati?
“In questo momento il Faro è finanziato quasi esclusivamente…, no, direi del tutto, da privati. Siamo finanziati da fondazioni bancarie e da altre organizzazioni. Io mi auguro, perché così mi ha detto il Presidente della Regione Lazio, che adesso otterremo l’accreditamento presso la Regione Lazio, e che dunque otterremo nuovi finanziamenti”.
Grazie alla sua importante esperienza avrà avuto il modo di constatare i livelli di solidarietà del popolo italiano; a suo giudizio il nostro può a ragione considerarsi un popolo di persone generose?
“Io credo che il popolo italiano sia un popolo molto buono e quando si trova davanti allo specifico di un ragazzo, per esempio, che ha bisogno di essere aiutato lo fa, ma purtroppo invece poi ci sono degli atteggiamenti che lei conosce meglio di me in cui, per esempio, l’immigrato non viene visto di buon occhio. Siccome la gran parte dei ragazzi che vengono da noi sono immigrati che vengono da paesi dell’Est o che vengono invece dall’Africa o da paesi dell’America Latina, qualche volta per loro diventa difficile”.
A proposito di America Latina la Fondazione si è impegnata a favore dei ragazzi dell’Argentina, paese che si è trovato in una situazione di collasso economico davvero disastrosa; grazie a voi quanti giovani hanno avuto la possibilità di essere aiutati?
“Guardi, in quell’occasione noi abbiamo fatto un programma in cui trenta ragazzi italo-argentini hanno potuto ottenere il passaporto italiano di cui non erano in quel momento in possesso, entrare in Italia, studiare al Faro per due o tre mesi in modo da imparare a diventare cuochi, e poi tutti questi sono stati assunti all’Autogrill”.
Signora Agnelli, la solidarietà soprattutto in questo frangente storico dovrebbe essere un valore basilare per tutti; anche in riferimento alla situazione attuale in Iraq, a suo avviso cosa potremmo fare per portare un granello di solidarietà a queste popolazioni?
“Vede, io credo che sia giusto quello che ha fatto la Croce Rossa italiana che ha aperto un ospedale e che cerca in tutti i modi di aiutare le popolazioni irakene portando degli aiuti alimentari o medicinali; altrimenti la solidarietà al popolo irakeno credo che la dobbiamo dimostrare pregando per loro”.
Cosa sogna di vedere realizzato un giorno?
“Mah, vorrei che i cittadini si sentissero tutti uguali e che non ci fosse differenza fra il colore della pelle o la religione o qualsiasi altra cosa, e che tutti si volessero bene per quello che sono”.
Grazie e buon lavoro per il futuro.
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