“In Cristo siamo popolo regale, sacerdoti per il nostro Dio” è il titolo della rubrica curata dal prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica, offerta agli amici di Tele Radio Padre Pio ogni martedì pomeriggio nel corso del programma “Un senso, un traguardo”, come piccolo “strumento” per una crescita personale che scaturisce da un impegno generato dalla Parola di Dio ascoltata, meditata, celebrata e condivisa. Vi proponiamo alcuni stralci tratti dalla puntata del 1 giugno 2010 realizzata nel corso della rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale.
In questa parte conclusiva del nostro itinerario, che ci vede approfondire da diversi mesi, il legame, nella spiritualità sacerdotale, fra liturgia e vita, vogliamo soffermarci sulla figura di san Pio, esempio e modello di sacerdote, nonché santo, amato e venerato nella Chiesa. Tuttavia la liturgia della Parola di domenica prossima, Corpus Domini, ci offre la possibilità di approfondire la dimensione sacerdotale ed eucaristica di Padre Pio.
Questi prossimi appuntamenti del mese di giugno, saranno infatti, dedicati alla figura sacerdotale del santo cappuccino, che con la sua vita, ha in un certo modo “gridato” il Vangelo. I santi possono essere definiti, infatti, “contemporanei del vangelo”. L’espressione è del celebre teologo von Balthasar, ed ha il merito di cogliere gli effetti del loro discepolato e sequela Christi. La loro esperienza di Dio, trasborda al di là di se stessi, per effondersi sui “cercatori” di Dio, su quanti con animo sincero “cercano il Suo Volto”, e trovano nei santi, testimoni e modelli che affascinano, perché non rinviano a se stessi, ma al Signore dal quale provengono carismi, forza e fascino che da essi strumentalmente promanano. La celebrazione del Corpus Domini di Domenica prossima, ci offre l’opportunità di approfondire l’inscindibile legame fra San Pio e l’eucarestia. Innanzitutto nel Vangelo la folla che all’inizio era bisognosa ed affamata,Al termine del racconto è sfamata e saziata. Come è accaduto questo? Come intendere il comando di Gesù: “Date loro voi stessi da mangiare” (Lc 9, 13)? Cinque pani e due pesci potranno mai bastare? La rilettura cristiana della Genesi ama vedere un primo annuncio dell’Eucaristia già nel gesto di Melchisedek, re di quella Salem che diverrà la futura Gerusalemme di Davide. La figura di Melchisedek, nome che significa “re di giustizia-salvezza”, sacerdote del Dio Altissimo, che offre del pane e del vino ad Abramo, ospite di passaggio e lo benedice nel nome di Dio, attraverso un gesto di ospitalità, rende presente la benedizione di Dio. Un passaggio culminante nel testo è quello in cui si evidenzia l’invito di Gesù: Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». Gesù comanda agli apostoli di nutrire il popolo e di fronte alla loro impotenza, da essi riconosciuta, prende quello che hanno, “cinque pani e due pesci”. C’è un umanità che è rivestita dal potere che Cristo dona, perché sarà sempre Lui ad operare attraverso i discepoli, i santi, e dunque noi. Il pane e il vino che noi diamo, diventando il Corpo e il Sangue di Cristo, sfamano l’intero popolo cristiano. Anche san Pio dona i suoi “cinque pani e due pesci”, ovvero il sacrificio ed offerta di un’esistenza a Dio gradita, sacrificio di soave odore e dono vittimale, accolto ed esercitato per la salvezza dei fratelli.
Andiamo dunque alla dimensione eucaristica di San Pio. E’ stato detto tanto a riguardo. Vogliamo approfondire qualche aspetto a partire dal contributo e rilettura che del santo ci offre il Santo e amato Giovanni Paolo II, il Papa che ha beatificato e santificato san Pio.
Possiamo dire che ci troviamo di fronte due figure chiave del XX secolo, che hanno fra loro un grande legame. Il desiderio di imitare Cristo, fu in padre Pio particolarmente vivo… in lui trovarono una particolare accoglienza e risonanza spirituale i due aspetti che caratterizzano il sacerdozio cattolico: la facoltà di consacrare il corpo e il sangue del Signore e quella di rimettere i peccati. Non furono forse l’altare e il confessionale i due poli della sua vita? “Un aspetto essenziale del sacro ministero, e ravvisabile nella vita di padre Pio, è l’offerta che il sacerdote fa di se stesso, in Cristo e con Cristo, come vittima di espiazione e di riparazione per i peccati degli uomini… Questa offerta deve raggiungere la sua massima espressione nella celebrazione del sacrificio eucaristico. E chi non ricorda il fervore col quale padre Pio riviveva, nella Messa, la passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa – da lui chiamata “un ministero tremendo” (Giovanni Paolo II, Visita Apostolica in Puglia. Discorso ai religiosi e religiose francescani, Santuario di S. Maria delle Grazie, San Giovanni Rotondo 23 maggio 1987) come momento decisivo della salvezza e della santificazione dello uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso. “C’è nella Messa – diceva Giovanni Paolo II – tutto il Calvario”. La Messa fu per lui la “fonte ed il culmine, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera.” Il Pontefice si sofferma a più riprese sui due aspetti fondamentali che caratterizzano il sacerdozio cattolico, l’Eucarestia e la Riconciliazione, perfettamente incarnati da Padre Pio, che “ribadisce quei valori essenziali e perenni del sacerdozio…in modo eccellente”, e può dunque essere considerato in un certo modo precursore di quella sensibilità e risonanza che questi temi avranno nel Concilio Vaticano II, in particolar modo nel decreto Presbyterorum Ordinis. Primo fra questi quello dell’offerta vittimale che Padre Pio fa di se stesso in riparazione ed espiazione dei peccati degli uomini, riproponendo ed attualizzandolo il testo di Eb 5,1 sul quale insiste il decreto conciliare affermando che i presbiteri agiscono in nome di Cristo (PO 13). Questa offerta raggiunge il suo culmine nella celebrazione dell’Eucarestia: “…E chi non ricorda il fervore col quale padre Pio riviveva, nella Messa, la passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa – da lui chiamata “un ministero tremendo” – come momento decisivo della salvezza e della santificazione dello uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso. “C’è nella Messa – diceva – tutto il Calvario”. La Messa fu per lui la “fonte ed il culmine”, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera.”( Giovanni Paolo II, Discorso ai Gruppi di Preghiera per il 40° di Fondazione, Roma 29 settembre 1990) L’intima partecipazione al sacrificio di Cristo, un cuore compassionevole e sacerdotale, è per il Pontefice la fonte del suo prendersi cura dei fratelli peccatori e sofferenti, attraverso il ministero della Riconciliazione e nella Direzione spirituale, altri due punti cari alla riflessione conciliare che pose l’accento sullo spirito di grazia e di consiglio (PO 7.9)
Quale sintesi sulla Eucarestia e sulla celebrazione eucaristica?
Giovanni Paolo II ci ricorda che l’eucarestia e la celebrazione della santa Messa, che costituiva il cuore di tutta la sua esistenza”. Già Paolo VI aveva osservato come san Pio si fosse dedicato: “…interamente alla preghiera ed al ministero della riconciliazione e della direzione spirituale. Lo mise in risalto molto bene il Servo di Dio Papa Paolo VI: “Guardate che fama ha avuto Padre Pio! . . . Ma perché?. . . Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era rappresentante stampato delle stimmate di Nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza” (20 febbraio 1971). La sua stessa vita, ricca di combattimenti spirituali vissuta: “…con le armi della preghiera, centrata nei sacri gesti quotidiani della Confessione e della Messa…La Santa Messa era il cuore di ogni sua giornata, la preoccupazione quasi ansiosa di tutte le ore, il momento di maggiore comunione con Gesù, Sacerdote e Vittima. Si sentiva chiamato a partecipare all’agonia di Cristo, agonia che continua fino alla fine del mondo”.