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Home Programmi Sotto la croce si impara ad amare

Il santo Rosario

Redazione by Redazione
12 anni ago
in Sotto la croce si impara ad amare
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Il santo Rosario
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Sotto la croce si impara ad amare

Alcune caratteristiche del rosario
Le caratteristiche principali del rosario sono almeno cinque.
a) La prima caratteristica è la sua indole evangelica.
Prima di tutto, bisogna convincersi che il rosario non è una preghiera di ripiego, né un riempitivo di buchi, né ancora un modo qualunque, per avviare una celebrazione eucaristica o, infine, uno sgranare distratto la corona. Soprattutto, con l’esortazione apostolica, di papa Paolo VI, la “Marialis cultus” (= il culto mariano, del 2-2-72), e con la lettera apostolica, di Giovanni Paolo II, la “Rosarium Virginis Mariae” (= il rosario della vergine Maria, del 16-10-2002), si capisce ancora meglio che la sua indole è evangelica, perché dal Vangelo trae l’enunciato dei misteri, muovendosi dal gioioso saluto dell’arcangelo Gabriele all’ascensione al cielo di Cristo e dell’assunzione della vergine Maria. I pastori e i teologi amano definire il rosario, come “preghiera evangelica e sintesi del vangelo”.
b) La seconda caratteristica: rosario, incentrato nel mistero dell’incarnazione redentrice.
La seconda caratteristica è che il rosario è incentrato nel mistero dell’incarnazione redentrice. Infatti, mentre ripropone i principali eventi salvifici, compiuti in Cristo, evidenzia, nella ripartizione dei 15 o 20 misteri, il kerigma (= annuncio) apostolico, nello schema del primo annuncio cristiano, delineato da s. Paolo nel celebre “Inno” della Lettera ai Filippesi: umiliazione, morte, esaltazione del Signore (cf Fil 2, 6-11).
c) La terza caratteristica: orientamento cristologico.
La terza caratteristica del rosario è il suo orientamento cristologico, che risulta anche dal fatto che il Gesú, con cui termina la parte dell’Ave, Maria, è quello stesso, che ci propone la successione dei misteri. Di qui l’uso, adottato in molti luoghi, di aggiungere dopo “il tuo seno” il nome di Gesú, in ogni Ave, Maria. (Un inciso: Il nome di Gesú è stato aggiunto in Oriente nel VII sec. e in Occidente, alcuni dicono, nel secolo XI, altri dicono, con papa Urbano IV (1261-1264). Il nome di Maria, invece, era già stato aggiunto: in Oriente, da s. Basilio (329-379), e in Occidente, dal papa, s. Gregorio Magno (540-604), in quanto, sotto il suo pontificato (590-604), all’offertorio della IV domenica di Avvento, si trova scritto: “Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui”. I nomi di Gesú e di Maria sono stati aggiunti al testo biblico, come chiarimento (cf Lc 1, 27-31) ed espressione di filiale pietà.
d) La quarta caratteristica: necessità meditazione-contemplazione.
La quarta caratteristica, rivelata dai teologi mariani, consiste nell’aver sentito piú urgente e sottolineato, come esigenza imprescindibile, la necessità della meditazione-contemplazione dei misteri, “senza la quale il rosario è un corpo senz’anima” (MC 47).
e) La quinta caratteristica: stretti rapporti tra liturgia e rosario.
La quinta caratteristica, infine, consiste nell’aver meglio compreso gli stretti rapporti esistenti tra liturgia e rosario. Quando si approfondiscono, con lo studio e la riflessione orante, questi cinque caratteri fondamentali del rosario, emerge con chiarezza che questa preghiera è davvero, come diceva Pio XII e ripreso da Paolo VI, “il compendio di tutto il Vangelo”. Per questo motivo, esso ha un gran valore di evangelizzazione e catechesi. Per questa ragione, non pochi si domandano perché il rosario non sia ancora entrato nei libri liturgici. Ciò compete unicamente al Magistero.
Alcuni elementi portanti del rosario
Il rosario, nella sua struttura, si compone di 4 elementi portanti.
I) IL 1° è il Padre nostro, che per il suo immenso valore è alla base della preghiera cristiana e come suo modello. II) Il 2° elemento è la successione orante dell’Ave, Maria, cui segue la supplica ecclesiale Santa Maria. La serie continuata delle Ave, Maria, è caratteristica peculiare del rosario e il loro numero, nella forma tipica di 150, presenta una certa analogia con il Salterio, che è un dato, risalente all’origine stessa del pio esercizio. Se, invece, si recitano 200 Ave, Maria, l’accento si pone maggiormente sulla meditazione e contemplazione dei misteri. Essendo il rosario, piú che un pio esercizio, l’autorità pontificia l’ha arricchita, con le indulgenze plenarie. III) Il 3° elemento è la dossologia del Gloria al Padre, che dovrebbe sempre esser cantata, chiude la preghiera, come un inno alla Trinità, dalla quale e per la quale sono tutte le cose (cf Rom 11, 36). IV) L’ultimo, ma non meno importante elemento, è la contemplazione in comunione con Maria dei misteri della salvezza, sapientemente distribuiti in tre o quattro (se si tengono presenti i misteri della luce) cicli, che esprimono il gaudio dei tempi messianici, l’azione luminosa di Gesú nei suoi tre anni di vita pubblica, il dolore salvifico di Cristo e la gloria del Risorto, che inonda la Chiesa. Ovviamente, per produrre i suoi frutti, questa contemplazione, come ci suggerisce Paolo VI, nella Marialis cultus, nei numeri 49-50, deve condurre alla riflessione e suscitare stimolanti norme di vita da vivere e testimoniare. Ognuno di questi 4 elementi, se ben compreso, nella sua indole propria, concorre a far sí che il rosario esprima tutta la sua ricchezza e varietà. Infatti, il rosario è una miniera di espressioni eucologiche (= raccolta di preghiere rituali della Chiesa di rito greco), di celebrazioni della parola di Dio e di altre forme creative di dialogo con il Signore, in cui possono esser utilizzati alcuni elementi della corona e soprattutto la meditazione dei misteri, letture di testi biblici, pause di silenzio e canti sacri. Concludendo, sappiano tutti che il rosario è una preghiera facoltativa, tuttavia è voce comune, tra i sapienti e gli umili, tra i teologi e i maestri nella fede, che è una preghiera necessaria, per la sua intrinseca bellezza.
Maria nel CEV II
Il rosario non deve esser considerato isolatamente, ma all’interno del culto, che la Chiesa da sempre ha tributato a Maria, e di quel cammino di fede, che si è sviluppato, attraverso generazioni e generazioni, a partire dai primissimi tempi dell’èra cristiana. Basta pensare soltanto alle grandi feste mariane, che vengono dall’Oriente, che anche il CEV II ha accolto e riproposto alla Chiesa. Solo in questo quadro di ampie dimensioni, i cosiddetti “pii esercizi” (e nel nostro caso, il rosario) possono trovare la loro ragione d’essere e il loro giusto posto, nella vita del cristiano.
La preoccupazione costante dei padri conciliari è stata quella di presentare Maria non come una figura parallela a Cristo, ma strettamente congiunta a lui, dai misteri dell’infanzia fino alla sua assunzione al cielo, e vitalmente inserita nella Chiesa, dove esercita la funzione di Madre e guida, e viene presentata come modello sublime della santità di Cristo. Maria, nell’ottavo capitolo della costituzione “Lumen gentium” è associata al Figlio, fin dai misteri dell’infanzia, ed è discepola fedele fino alla croce. Essa è posta a servizio dell’unico mediatore: Cristo, diventando, per noi, madre, nell’ordine della grazia. Assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna. Essa è il tipo della Chiesa e modello della sua santità e per tutto il popolo cristiano è segno di certa speranza e di consolazione. Ha una missione unificatrice non solo tra tutto il popolo cristiano, ma tra tutte le genti, affinché giungano a essere, un giorno, riunite in un solo popolo di Dio.
A queste espressioni-chiave, i padri conciliari giunsero, com’ebbe a dichiarare il cardinal Frings di Colonia, “con molto lavoro e sudore”. Il testo definitivo è intitolato: “De beata Maria Virgine Deipara in Mysterio Christi et Ecclesiae” e fu approvato, dopo tre rielaborazioni, con 2.096 placet contro 23 non placet. Vari sono i titoli, oltre a quelli già menzionati, che i padri conciliari attribuirono alla Vergine, in cui sono condensati echi, che hanno radici profonde e lontane, tra i quali, soprattutto: Maria vergine, madre di Dio e degli uomini; madre di Gesú e della Chiesa; madre del Corpo mistico; madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, ecc…. Di fronte al ruolo, che è riconosciuto a Maria nella storia della salvezza, non meraviglia se il culto, che le viene tributato, continua anche oggi, com’è stato di generazione in generazione, a occupare un posto cosí importante e se la pietà popolare ha saputo creare forme di devozione, cosí ricche di sensibilità e di fantasia.
Tra queste forme rientra, soprattutto, il rosario, nato dalla pietà popolare, molto tempo prima che il magistero cominciasse a interessarsene. Esso costituisce una delle forme di devozione piú raccomandate dalla Chiesa e chieste dalla stessa Vergine, in alcune sue apparizioni, in particolare a Fatima, a Cova d’Iria, ai tre veggenti: Lucia, Francesco e Giacinta.

Redazione

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