Don Marco D’Agostino, sacerdote ed insegnante, ha scritto “Se aveste fede come un calciatore”. Un libro nato in pieno lockdown, grazie ad una lunga videochiamata con l’ex alunno di Don Marco, oggi calciatore dell’Inter, Alessandro Bastoni (che ne firma la prefazione).
«Quando don Marco mi ha chiesto di scrivere la prima pagina di questo libro – scrive Alessandro nella prefazione – sono rimasto molto sorpreso ma, allo stesso tempo, la cosa mi ha riempito di orgoglio e soddisfazione perché, per me, ciò che maggiormente conta è che venga apprezzata la mia persona, dimenticando il “personaggio”. Don Marco saprà raccontarvi meglio di me cosa voglia dire avere fede, cioè credere, e non solamente in Dio, ma nei giovani, nei ragazzi, nella passione, nella vita. Auguro a tutti i lettori, soprattutto se adolescenti e giovani, di aver fede sul serio e di credere in quello che fanno. Proprio come fa un calciatore».
«Chiacchierare con Alessandro mi ha fatto bene – racconta don Marco – Parlare con i giovani ringiovanisce. Sempre. E se questi giovani sono credenti, cioè “credono” in ciò che fanno, ricordano, a me per primo, di esserlo maggiormente. Senza stancarmi di credere, come fa Dio, che i giovani per primi sanno fare cose grandi. Davvero, a costo di sacrifici, portandole avanti con tenacia e forza».
«Il Signore, da credenti, chiede di guardarci dentro per sapere le forze che abbiamo, – prosegue l’autore – a che punto della preparazione fisica siamo, quanto possiamo condividere coi più giovani e che cosa ancora possiamo mettere in circolazione di bene. «Se aveste fede» significa essere credenti autentici, capaci di riconoscere anche le fragilità e gli errori insieme alle risorse straordinarie che portiamo nella vita e nella storia».
«Credo in Dio, ma credo che il suo sorriso si manifesti soprattutto nella vita che sboccia, cresce, si fortifica, s’irrobustisce, diventa giovane e forte. Costruisce ospedali, estrae carità e solidarietà, costruisce ponti, sta accanto alla sofferenza, infonde coraggio e forza, speranza e gioia. A noi adulti è chiesto di “motivare” a quella gioia – conclude don Marco – Ai più giovani di non perderla o di recuperarla in fretta, dopo averla smarrita. Per questo a ogni fine partita si può valutare il percorso fatto. E, a ogni valutazione, richiamare ciò che non è andato. E a ogni richiamo incoraggiare per ricominciare, senza se e senza ma».