“In Cristo siamo popolo regale, sacerdoti per il nostro Dio” è il titolo della rubrica curata dal prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica, offerta agli amici di Tele Radio Padre Pio ogni martedì pomeriggio nel corso del programma “Un senso, un traguardo”, come piccolo “strumento” per una crescita personale che scaturisce da un impegno generato dalla Parola di Dio ascoltata, meditata, celebrata e condivisa. Vi proponiamo alcuni stralci tratti dalla puntata dell’8 giugno 2010 realizzata nel corso della rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale.
In conclusione dell’anno sacerdotale, in queste ultime puntate ci stiamo soffermando sulla figura di Padre Pio, cercando di delineare i tratti che caratterizzarono il suo sacerdozio. Tuttavia non perdiamo di vista la Parola di Dio, ed in particolar modo il vangelo di Domenica prossima che ci consente di approfondire il tema della misericordia divina.
Attraverso laParola di Dio facciamo esperienza di Dio stesso, del suo amore e della sua misericordia. Gesù ospite a casa di Simone, che accoglie la presenza mal vista della donna peccatrice, che piangendo cosparge i piedi di Gesù con lacrime, li asciuga con i capelli e li cosparge di olio profumato, è il “Trono” di misericordia, dal quale Dio condona il peccato dell’uomo. Questa particolare prerogativa divina è espressa con la parabola che Gesù narra per far comprendere la portata dell’evento: «Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta.Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». La donna peccatrice è come quel debitore che deve cinquecento denari. È consapevole del proprio debito, tuttavia si sente amata da Dio, e questa esperienza la spinge a manifestare la sua riconoscenza. La donna arriva da Gesù dopo aver realizzato un percorso interiore. Il grande amore della donna scaturisce dall’iniziativa divina che le ha concesso il perdono dei peccati. Gesù prende atto di tale percorso, vede le opere della conversione, e da la sentenza: “La tua fede ti ha salvata! Va in pace”. Non parla più di amore ma di fede perché la donna ha creduto alla Parola di misericordia e perdono annunciata da Gesù: va’ in pace (cfr. 2 Re 5,19 è il congedo dato a Naaman il Siro). Va’ in pace perché giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (Rm 5,1). Simone invece è magari come quel debitore che deve cinquanta, ma non ha fatto esperienza dell’amore di Dio, pertanto non è riconoscente. Non è un caso che non abbia fatto la debita e dovuta accoglienza a Gesù, secondo la prassi del tempo. non è pronto nella fede, e per lui la salvezza è lontana.
Quali aspetti emersi da questa pagina della Scrittura possono aiutarci comprendere il ministero di san Pio, sacerdote che ha “speso” gran parte delle sue giornate nel confessionale, facendosi annunciatore del perdono e della misericordia di Dio?
Dicevamo già la scorsa puntata che i santi hanno annunciato la Parola con la vita, e sono come “contemporanei” del Vangelo. In san Pio quest’affermazione è più che mai pertinente.La vita di San Pio, così come sintetizzato da Giovanni Paolo II, si divise fra “altare e confessionale”, nella costante preghiera e nella direzione spirituale. Il ministero della Riconciliazione occupava molto spazio nella sua giornata. Padre Pio scrivendo a Padre Agostino, nel luglio del 1918, descrive come il suo tempo sia dedicato alla cura delle anime: “Le ore del mattino sono quasi tutte spese nell’ascoltare le confessioni. Ma viva Dio che mi assiste con la sua Grazia!” (Ep. I, 1055) Scrivendo a Padre Benedetto, il 3 giugno 1919, mostra che il suo confessare è un ulteriore campo di confronto con il male: “Non ho un minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai legacci di satana. Benedetto ne sia Dio. …la maggior carità è quella di strappare anime avvinte da satana per guadagnarle a Cristo. E questo io appunto fo continuamente notte e giorno…Qui vengono persone innumerevoli di qualunque classe e di entrambi i sessi per il solo scopo di confessarsi e da questo solo scopo vengo richiesto. Vi sono delle splendide conversioni.” (Ep. I,1145)
San Pio tanto impegnato nel confessare e pure spesso apparentemente duro con molti penitenti, spesso invitati ad allontanarsi dal confessionale. Che tipo di lettura possiamo dare?
Quel suo confessionale, che ancora oggi si può ammirare nella Chiesetta Antica del Convento Cappuccino, è come il “Trono” della misericordia divina. Padre Pio è strumento che da voce a quel perdono che Dio ha dato in Cristo.L’apparente durezza con la quale a volte San pio soleva porsi era funzionale al cammino e progetto di reale conversione. Nella prassi ricorda il modo di procedere di Dio, che già nell’AT entrava quasi “in causa” con il suo popolo. Questa tendenza è stata individuata attraverso il genere letterario riib. Dio cioè, sembra inizialmente ed apparentemente rifiutare il perdono del peccato per il suo popolo, per poi dopo un tempo stabilito, aprirsi alla ricchezza del perdono. Quest’esperienza, narrata dai profeti, sembra essere comune al modo nel quale San Pio accoglieva e a volte rifiutava il peccatore. Gesù accoglie i peccatori, ma li pone di fronte alla verità su se stessi, li invita a rileggere la propria esistenza con gli occhi di una rinnovata fede il Lui, unica in grado di far emergere la novità di vita. Immaginiamo i mille percorsi geografici ed interiori che portavano innumerevoli persone qui a San Giovanni Rotondo a fare esperienza della misericordia divina. A volte arrivati alle soglie di questo “trono” essi potevano aver bisogno di un ulteriore purificazione, spesso resa loro manifesta da quel comportamento apparentemente rude e duro del Santo Frate che li invitava ad abbandonare il confessionale. Ma Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva, così quasi tutti ritornavano con spirito contrito e soprattutto ricevendo in dono una reale intelligenza del proprio peccato. Ciò che per esempio era mancato a Davide nel momento in cui non comprende il messaggio della profezia di Natan (prima lettura), e che tuttavia sarà chiaro quando comporrà il salmo 50. “…il mio peccato mi sta sempre dinanzi”. Sottolineare quest’aspetto, possedere questa consapevolezza, è un dono che proviene da Dio. Quel peccato, riconosciuto e percepito nella sua gravità, è poi accolto da Dio. San Pio spesso si “limitava” a ratificare ciò che per grazia divina “vedeva” già accaduto nel cuore di Dio e nel cuore del fedele che si trovava dinanzi. La sua severità era a servizio della pedagogia divina che ha un suo progetto per ciascuno di noi e punta sulla nostra adesione all’opera di salvezza.
Quale l’esito di quest’incontro? Quale percorso per chi faceva e fa tuttora esperienza del perdono di Dio?
San Pio offriva loro un itinerario di discepolato, ottenendo spesso inimmaginabili conversioni. Al confessionale tanti fedeli incontravano la misericordia di Dio che emerge dal cammino di ricerca della verità su se stessi e sulla propria esistenza. Tanti fedeli ritrovavano il senso della vita, spesso smarrito ed offuscato dalla dittatura del peccato. Nell’umile confessionale della piccola chiesetta del piccolo borgo garganico, San Pio, accoglie il grido dell’uomo del suo secolo, provato dagli orrori delle guerre, dal dubbio dell’apparente eclissi di Dio, rinnovandolo in Cristo, in un percorso di sequela del Maestro e di conversione. Un percorso dunque di sequela di Cristo, di serio discepolato che renda manifesta il cambiamento che si registra quando si incontra Cristo.