Intervista all’on. Marco Follini in occasione della sua visita a San Giovanni Rotondo (Convento frati cappuccini, sabato 18 dicembre 2004).
On.le Follini non è la sua prima volta a San Giovanni Rotondo, come mai è tornato in questo luogo?
E’ un luogo di pace e di serenità. Credo sia doveroso da parte mia, nei primi giorni di impegno nel governo del Paese frequentare soprattutto quei luoghi che sono di maggiore sollievo alle persone e quindi anche al paese. Questo vale per gli uomini che hanno fede ma anche per quelli che hanno dubbi… e tutti sono in qualche modo coinvolti da questo luogo, dai ricordi che si sono accumulati, dalle attività che vi si svolgono e dallo spirito che vi soffia.
Come e quando ha conosciuto la figura di San Pio da Pietrelcina?
L’ho conosciuto per sentito dire, per aver letto, per aver ascoltato testimonianze, ma credo che di questa figura ci si renda conto solo stando qui, cioè quello che i latini chiamavano genus loci, cioè un’appartenenza, un radicamento alla propria terra. Tante volte amici con cui ho comune militanza politica me ne avevano parlato però, certo le cose viste da qui, assumono una caratteristica diversa.
Da qualche tempo, soprattutto in Parlamento, si verificano episodi censurabili che fanno riflettere sul modo di fare politica al giorno d’oggi in Italia. Quali insegnamenti può trarre la politica italiana dalla vita di Padre Pio e in generale dalla dottrina sociale della Chiesa?
Credo che ne tragga il rispetto verso le persone. Padre Pio era certe volte burbero, così dice la leggenda, ma sempre attento al prossimo, sempre consapevole del valore del prossimo. Tante volte le persone hanno idee diverse, ci sono interessi di contrasto… c’è anche il gusto della lotta politica, però bisogna sempre sapere che hai di fronte persone, magari avversari, ma non nemici e persone a cui è dovuto rispetto. Che poi la democrazia è fatta dal concorso di tutti alla salute e al bene dello Stato.
Lei ha visitato la nuova chiesa San Pio da Pietrelcina quando ancora era in costruzione. Che impressione ha avuto?
Beh, un impressione monumentale. Ho avuto questo privilegio prima ancora dell’inaugurazione e mi ha molto colpito la sua imponenza. Credo che, frequentata oggi da tantissime persone, sia punto di ritrovo per molte coscienze.
Infine, secondo lei l’arte, oltre ad essere uno strumento di divulgazione culturale può essere anche uno strumento attuale per divulgare la fede?
Ma io credo che arte, fede e cultura fanno parte di una ricerca comune: ognuno la fa con i suoi strumenti con le sue conoscenze… ognuno la fa appunto cercando… e credo che questo unisce uomini che hanno una fede più granitica e altri uomini che hanno una fede più incerta e magari uomini che non hanno fede, ma anche se non ce l’hanno, la cercano ugualmente. E quindi credo che a loro sia dovuta un’attenzione e una comprensione particolare: il mondo non si divide fra credenti e miscredenti, si divide e poi si unisce tra uomini che cercano alla fine le stesse cose.