Nella puntata di Viandanti sulle strade del Vangelo, andata in onda lunedì 21 marzo, abbiamo raccontato i drammi che nascono dalle guerre con chi la guerra l’ha vista da vicino e con chi da sempre è al fianco di chi scappa per mettere in salvo la propria vita.
Tra gli ospiti di questa puntata padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS che da 40 anni è impegnata in attività e servizi che hanno l’obiettivo di accompagnare, servire e difendere i diritti di chi arriva in Italia in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e torture.
L’accompagnamento dei rifugiati e la condivisione delle loro esperienze è al centro di tutti i servizi del Centro Astalli, da quelli di prima accoglienza, fino alle attività di sensibilizzazione e all’impegno di advocacy, che ha l’obiettivo di modificare le politiche ingiuste a livello locale, nazionale o internazionale.
Con Padre Camillo Ripamonti abbiamo parlato di accoglienza, di cosa significhi davvero accogliere e della condizione psicologica di chi arriva qui in Italia.
«Accogliere – ha spiegato padre Camillo – è innanzitutto una dimensione interiore, non è solo una questione di spazio, nelle nostre case o in altri luoghi, ma è principalmente una dimensione interiore. Io faccio spazio dentro di me a qualcun altro da me, qualcuno che ha bisogno di essere accompagnato e aiutato. Senza questa dimensione rischiamo semplicemente di essere degli operatori pratici, ma senza cuore. Dobbiamo ricordare – ha continuato il gesuita – che i rifugiati non scelgono di partire dal loro Paese, ma sono costretti dalle condizioni che vivono nel loro Paese, si mettono in viaggio a volte senza neppure sapere verso dove, per questo è importante costruire dei progetti migratori, dei programmi migratori».
Oggi più che mai, di fronte alla terribile guerra in Ucraina, il dramma dei rifugiati è tutto sotto i nostri occhi. L’Onu parla di 10 milioni di persone costrette alla fuga dall’Ucraina: “la crisi di profughi più veloce in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”, per la maggior parte anziani, donne e bambini anche in età prescolare.
«In un solo mese – ha ricordato padre Camillo – questi 10 milioni di persone sono scappate dalle loro case, in tempi molto rapidi e questo comporta la necessità di venire incontro a questa situazione con altrettanta rapidità. È importante sottolineare, inoltre, che chi scappa spera sempre di poter tornare a casa, ma, purtroppo, un ritorno a breve diviene sempre più improbabile col passare dei giorni. È importante quindi cominciare a pensare in modo più organico all’inserimento di queste persone. Occorre essere agevoli e fantasiosi anche nella carità», ha evidenziato padre Camillo. Soprattutto per quanto riguarda i tanti bambini che hanno perso i loro riferimenti di normalità e quotidianità, a partire dalla scuola.
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