La Quaresima, ossia il tempo particolare di grazia, di riflessione e di preghiera per preparasi alla Pasqua è terminato. Stiamo ormai per vivere la Pasqua che è il più grande avvenimento della fede cristiana come il momento della Risurrezione di Gesù. Nella logica del chicco di grano, la Pasqua è il mistero della vita che si dona nell’amore per aprirsi alla vita nuova. Ai microfoni di Radio Padre Pio abbiamo ospitato don Alberto Mariani, fondatore della Comunità “Oasi Mariana Betania che ci ha donato alcune piste di riflessioni per il triduo pasquale. Vi proponiamo alcuni tralci della sua riflessione sul significato del giovedì Santo, vissuto come preludio della Risurrezione di Cristo.
Don Alberto, il giovedì santo è soprattutto il giorno della “Cena del Signore”, ossia della celebrazione della Messa “In Coena Domini” centro e vertice della storia della salvezza? Su di essa vorrei invitarvi a focalizzare l’attenzione e in modo particolare sui gesti e sulle parole di Gesù perché questo giorno racchiude in sintesi tutto il mistero della Pasqua. E’ durante questa cena che Gesù, sapendo che sarebbe stata l’ultima con i suoi, aveva tanto desiderato e fatto preparare il memoriale della Pasqua ebraica arricchita e trasformata con i segni della nuova ed eterna alleanza. Il memoriale racchiude il culmine nel corpo donato e nel sangue versato come segno del dono totale di sé.
Gesù sceglie, quindi, la celebrazione della Pasqua ebraica per istituire la nuova, la sua Pasqua, in cui egli è il vero “agnello perfetto” immolato e consumato per la salvezza del mondo arricchendo questa giornata con dei gesti di vero e autentico amore. Quali sono questi gesti d’amore? I principali sono: la lavanda dei piedi, il gesto del pane e del vino trasformati nel corpo e nel sangue di Gesù,il gesto dell’apertura del cuore in una intimità con gli apostoli davvero straordinaria fino alla confidenza del traditore. Proviamo a spiegare e a interpretare questi gesti d’amore.La lavanda dei piedi, ha un significato di purificazione. I Giudei erano soliti lavarsi le mani prima di mettersi a tavola… Gesù va oltre…. Lava i piedi ai suoi apostoli, ben sapendo che avrebbe potuto suscitare reazioni…. In fondo era un compito riservato ai servi nei confronti del padrone. Gesù, con il suo gesto, conferma che ama identificarsi proprio con essi, con i servi perché, e lo dice esplicitamente, è un gesto che i servi e tutti gli apostoli dovranno ripetere reciprocamente. Gesù svela l’idea di Chiesa che tiene in mente: una Chiesa fatta di servi che servirsi gli uni con gli altri. L’altro gesto è quello del pane e del vino, ossia del pane azzimo, così potrà ricordare meglio il grande evento di liberazione dalla schiavitù all’Egitto. Sono dovuti partire in fretta quella notte, senza neppure dare al pane il tempo di lievitare. “Azzimo” perché ricorda l’importanza dell’essenzialità. Un essenzialità alla portata di tutti perché non ci sia povero, neppure il più povero dei poveri, che possa sentirsi escluso da questa cena.. “Azzimo” perché profumi di attesa, l’attesa del lievito nuovo…. L’attesa di ciò che si aspetta è di più di quello che si ha. Ma perché il memoriale della Pasqua sia completo occorre “l’Agnello sgozzato” e mangiato in famiglia. Gesù non può farlo mancare. Sa di essere Lui stesso, di lì a poco, quell’agnello sgozzato e si offre dicendo: “Questo è il mio corpo, prendete e mangiatene tutti! Questo è il calice del mio sangue versato per voi e per tutti”. Quel che segue poi è un ordine: “Fate questo in memoria di me”. La memoria della Pasqua antica è ormai innestata sulla Pasqua di Gesù che la rinnova e la supera. Il vangelo ci ricorda che Gesù l’ha desiderata ardentemente. La parola “ardentemente” riportata dall’evangelista Luca ricorda quel fuoco che Gesù porta dentro e non vede l’ora di poterlo donare. Aveva detto infatti: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso…”.
Il giovedì santo è anche il giorno del tradimento…. Tardi, nella notte, ma succede… Nel cenacolo prima… e poi nel Getsemani. Quando si parla di tradimento si pensa subito a Giuda. Ma non è stato il solo a tradire Gesù e nemmeno l’ultimo. E’ l’inizio della presa di distanza da Gesù di tutti i suoi apostoli che proprio nel momento della sua morte raggiunge il culmine. Nessuno dei suoi lo segue da vicino. Nessuno più lo conosce. Troviamo solo Giovanni, il più giovane, accanto a Maria ai piedi della croce di Gesù ed era lì anche per noi.
La lavanda dei piedi, l’istituzione dell’Eucaristia, la morte di croce indicano come e fino a qual punto bisogna amare i fratelli per attuare il precetto del Signore. Fermiamo la nostra riflessione nel Cenacolo. Ripensiamo ai gesti e alle parole di Gesù e non solo… Riviviamo quei momenti e assimiliamo tutti quei gesti per trasferirli, al di là della pura commozione, nella nostra vita di ogni giorno. Solo l’umiltà rende possibile l’adempimento del precetto che Gesù ci consegna: “Vi do un comandamento nuovo:che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi” .