Da sempre al fianco dei migranti e dei rifugiati, «coscienti che il Regno di Dio si esprime attraverso le realtà umane e si costruisce in esse», i missionari scalabriniani promuovono e difendono i valori che caratterizzano la vita dei migranti, convinti che costituiscano un apporto alla solidarietà di tutti i popoli e alla fratellanza universale. E così la loro azione missionaria va oltre l’emergenza e si concretizza proprio in quel processo di integrazione che avviene dopo la prima accoglienza. Ce lo ha raccontato e spiegato, nella scorsa puntata di Viandanti sulle strade del Vangelo, padre Gabriele Beltrami, missionario scalabriniano, direttore dell’Ufficio Comunicazione Scalabriniani.
«Cerchiamo di essere presenti tra i migranti e i rifugiati in tante parti del mondo – ha sottolineato padre Gabriele – abbiamo iniziato con i migranti italiani e cerchiamo da sempre di farci compagni migranti fra i migranti, non solo con i missionari ma anche con i tanti volontari e tanti giovani che ci seguono».
Sono tanti i progetti portati avanti in Italia e nel mondo, come Casa Scalabrini 634, la casa scalabriniana di accoglienza e integrazione a Roma. Un progetto di Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS) nato sette anni fa per accogliere in semi-autonomia famiglie e giovani rifugiati e offrire loro attività e percorsi di formazione. Un progetto di integrazione portato avanti anche dal territorio e da una rete sociale che collabora alla crescita dell’iniziativa. Molti dei progetti che si portano avanti lì, infatti, ha spiegato padre Gabriele, «sono portati avanti da gente che si è presentata dicendo “posso dare una mano?”, a testimonianza di come fare rete faccia la differenza nei processi di accoglienza e integrazione».
E ancora, Wasi 2022, lo sportello psicologico per donne migranti che offre uno spazio di ascolto, confronto e condivisione per le donne migranti, per aiutarle a superare le difficoltà e i traumi derivanti dal processo di migrazione. Un progetto iniziato prima della guerra, per dare una risposta alle difficoltà e ai disagi psicologici causati dalla Pandemia, che ha impedito a molte donne migranti, lavoratrici in Italia, tante ucraine, di effettuare i loro viaggi periodici di ritorno a casa, creando ancora più difficoltà e sofferenza a chi vive lontano dai propri cari. Solo nel 2021, ci ha spiegato padre Gabriele, sono state aiutate oltre 250 donne. Un progetto che diventa oggi più che mai necessario con l’arrivo di milioni di donne ucraine che scappano dalla guerra.
Il dramma della guerra e della fuga padre Gabriele lo ha sintetizzato in maniera molto efficace raccontandoci della sofferenza provata a vedere giocare i tanti bambini ucraini arrivati in Italia nelle ultime settimane: «La cosa che più ferisce – ha sottolineato – è vedere che giocano alla guerra, vedere che si appostano per difendersi dalle bombe, capendo che è qualcosa che hanno vissuto sulla loro pelle. Tutto questo rende ancora più evidente la necessità di un’accoglienza integrale e totale, che è l’obiettivo delle nostre strutture».
RIVEDI LA PUNTATA COMPLETA DI VIANDANTI SULLE STRADE DEL VANGELO CON L’INTERVISTA A PADRE GABRIELE BELTRAMI