Domenica sera tornerà a San Giovanni Rotondo la dottoressa Wanda Poltawska per parlare del suo “Diario di un’amicizia”, recentemente pubblicato in Italia dopo il grande successo editoriale ottenuto in Polonia, nel quale sono registrati il profondo rapporto spirituale e la grande sintonia pastorale con il servo di Dio, Karol Wojtyla.
Domenica sera tornerà a San Giovanni Rotondo la dottoressa Wanda Poltawska per parlare del suo “Diario di un’amicizia”, recentemente pubblicato in Italia dopo il grande successo editoriale ottenuto in Polonia, nel quale sono registrati il profondo rapporto spirituale e la grande sintonia pastorale con il servo di Dio, Karol Wojtyla.
La dott.ssa Poltawska, classe 1921, ha conosciuto il futuro Giovanni Paolo II nella seconda metà degli anni Quaranta, dopo aver fatto la drammatica esperienza del campo di concentramento a Ravensbruck, divenendo anche cavia umana per esperimenti scientifici. Tra don Karol, all’epoca cappellano dei medici e degli studenti di Medicina, Wanda e suo marito Anrzej si instaurò un legame familiare, che si estese anche alle quattro figlie della coppia. Con Andrzej, filosofo, il sacerdote stabilì un’intesa intellettuale. Wanda, medico e psichiatra, divenne invece il pilastro centrale dell’Istituto di Teologia della Famiglia di Cracovia.
Quando Wojtyla, già divenuto vescovo, nel 1962 partì per il Concilio Vaticano II la dottoressa, già madre di quattro bambine, non stava bene. Ma solo a Roma il Vescovo capitolare di Cracovia (svolgeva le funzioni di arcivescovo dopo la morte di mons. EugeniuszBaziak, prima di essere nominato ufficialmente suo successore) fu raggiunto dalla notizia della drammatica diagnosi: cancro. Incoraggiò Wanda a sottoporsi a un intervento che si preannunciava con esiti invalidanti, ma contemporaneamente scrisse una lettera a Padre Pio, chiedendogli le sue preghiere «perché Dio, per l’intercessione della Santissima Vergine, manifesti la sua misericordia a lei stessa e alla sua famiglia». Undici giorni dopo mons. Wojtyla scrisse un’altra lettera, questa volta di ringraziamento, perché l’ultimo esame, a cui fu sottoposta la donna prima dell’intervento, rivelò che erano scomparsi sia il dolore che il tumore.
Nel 1967 Wanda ebbe per la prima volta il visto per lasciare la Polonia. Doveva sottoporsi a un intervento chirurgico negli Stati Uniti, a Honolulu, dove c’era un neurochirurgo specializzato nelle patologie della colonna vertebrale. Durante il viaggio di ritorno, meditando il consiglio dell’amico ormai già arcivescovo e prossimo alla porpora cardinalizia, sentì «come un impulso imperioso», inspiegabile con la ragione: «Voglio incontrare Padre Pio». La ferita dell’intervento aveva fatto infezione, il dolore era tornato acuto, come prima dell’operazione. Nelle sue preghiere il nome di quel Frate riaffiorò alla mente. Wanda chiese la sua intercessione, con una convinzione: «Se allora la sua preghiera è stata efficace, lo sarà ora». La motivazione del desiderio di conoscere il Cappuccino stigmatizzato divenne più chiara: voleva incontrare quel Frate «che cammina con i piedi trafitti e muove le mani doloranti» per capire «che è nel potere dell’uomo accettare il dolore e il martirio».
La dottoressa polacca arrivò a San Giovanni Rotondo la sera dell’11 maggio 1967. La mattina seguente, dopo aver partecipato alla Messa di Padre Pio, lo attendeva in un corridoio insieme a tante
altre persone. Il Cappuccino arrivò, guardò direttamente verso di lei, le si avvicinò, le pose «una mano dopo l’altra sulla testa» e le disse: «Va bene?».
In quel momento Wanda ebbe una certezza: Era stato proprio Padre Pio, con le sue preghiere, a salvarla dal cancro cinque anni prima. E, dopo quel viaggio, maturò in lei la «pace» e «la pazienza nel sopportare tutto, anche il dolore fisico».
Attualmente la dott.ssa Poltawska è componente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (con il marito Andzej Poltawski), del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e della Pontificia Accademia per la Vita.
L’incontro con la dott.ssa Poltawska si svolgerà alle ore 19,30 presso l’auditorium “Maria Pyle” della chiesa di San Pio da Pietrelcina e sarà aperto a tutti coloro che si muniranno del biglietto-invito che viene distribuito gratuitamente (fino a esaurimento) presso l’Ufficio Accoglienza Pellegrini (all’inizio del sagrato della nuova chiesa – tel. 0882 417500).