Ha avuto i nomi e gli sguardi di Noa Luigi e di Soraia Fatima la Veglia pasquale, che si è svolta nella chiesa di San Pio da Pietrelcina, in San Giovanni Rotondo. Sono i due bambini che, nella notte santa, hanno ricevuto il Battesimo, amministrato dal presidente della Celebrazione, fr. Francesco Dileo, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio. In tal modo, entrambi, sono stati «sepolti con Cristo nella sua morte e con lui vivificati e risuscitati», sono entrati «cioè nel mistero pasquale di Cristo stesso e, incorporati a Lui», sono stati «costituiti membra del popolo di Dio, eredi delle sue promesse», ha spiegato fr. Francesco durante l’omelia.
Alla luce del mistero pasquale il Ministro provinciale non ha riletto solo il rito del Battesimo, che costituisce uno degli elementi caratterizzanti della Veglia, ma anche gli eventi della storia che stiamo vivendo. «Dinanzi alla tomba vuota – ha affermato – si schiude il futuro dell’uomo e si chiarisce il suo destino, si dispiega completamente la vera logica della vita, che già traspare dall’apparente fallimento della croce, e germoglia, come albero rigoglioso, dal “grembo” nudo e silenzioso della terra», poiché «Gesù, il risorto, l’uomo veramente bello, l’uomo nuovo, ha reso belle e nuove tutte le cose».
Alla luce di queste premesse, fr. Francesco ha esortato: «Non ci sia più spazio, allora, per la vecchia condizione, per le nostre vecchie abitudini. Non ci sia più superficialità di fronte ai mali che oggi penetrano con tanta leggerezza il tessuto della nostra società, ma anche delle nostre comunità ecclesiali. Non ci sia più indifferenza o inutile buonismo di fronte alle crudeltà che la storia di oggi ci restituisce attraverso fatti criminosi di guerra e di tentativi disperati di trovare un futuro migliore lontano dalla propria terra d’origine. Anche attraverso di noi, allora, attraverso il nostro impegno di solidarietà, di denuncia, di esempio di civiltà, la Pasqua del Signore potrà raggiungere, illuminare e trasformare quei “luoghi”, spesso di morte, in spazi fecondi di rinascita e di vita nuova».
L’omelia è terminata con uno sguardo ottimista sul futuro. Citando Teilhard De Chatdin, il Ministro provinciale ha detto: «Il mondo apparterrà domani, a coloro che daranno alla terra una più grande speranza», per poi concludere: «E la più grande speranza è il Signore risorto!».