Il 19 novembre 2024, sono ricorsi mille giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina, una guerra che ha travolto la vita di milioni di persone e che continua a mietere vittime e distruzioni. Mentre l’inverno più duro si avvicina, la Comunità di Sant’Egidio riafferma il proprio impegno: una solidarietà concreta che rappresenta una forma di resistenza e speranza di pace per un popolo che ne ha disperatamente bisogno.
Un dramma umanitario senza precedenti
Dall’inizio del conflitto, la popolazione ucraina ha subito perdite devastanti: secondo le Nazioni Unite, sono 12mila i civili uccisi, ma alcune stime includono un milione di militari morti o feriti. La guerra ha stravolto ogni aspetto della vita quotidiana: scuole, ospedali e infrastrutture ridotte in macerie; famiglie costrette a fuggire; oltre 3,6 milioni di sfollati interni; e circa 14 milioni di persone in condizioni di estrema vulnerabilità.
L’impegno di Sant’Egidio in Ucraina
In questo contesto, la Comunità di Sant’Egidio si distingue come un faro di speranza. Presente in Ucraina dal 1991, Sant’Egidio ha costruito negli ultimi mille giorni una rete umanitaria straordinaria, operando attraverso cinque centri per sfollati interni nelle città di Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivsk. L’impatto del loro lavoro è impressionante: 2400 tonnellate di aiuti distribuite, con 450mila persone raggiunte da generi alimentari e beni essenziali, e oltre 2 milioni di cittadini che hanno beneficiato di supporto sanitario.
Ma il lavoro di Sant’Egidio non si ferma alla semplice assistenza materiale. La Comunità ha lanciato un appello globale affinché il sostegno internazionale non si affievolisca. La solidarietà, secondo Sant’Egidio, è un tassello fondamentale per costruire un futuro di pace: aiutare oggi significa alimentare la speranza per domani.
Una lunga storia di pace e dialogo
Questa dedizione all’Ucraina è parte di un impegno più ampio che Sant’Egidio porta avanti da decenni. Fondata nel 1968, la Comunità è conosciuta a livello internazionale per il suo ruolo nei processi di pace, spesso in contesti di conflitti dimenticati. Memorabili sono i successi raggiunti negli anni Novanta, come la mediazione che portò alla fine della guerra civile in Mozambico. Più recentemente, Sant’Egidio ha promosso dialoghi per la riconciliazione in paesi come il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana.
In ogni intervento, il filo conduttore è chiaro: costruire ponti dove ci sono divisioni, offrire aiuto dove c’è sofferenza, e sostenere la dignità umana sopra ogni cosa. Questa visione si riflette anche nel sostegno ai migranti e ai rifugiati, nella lotta alla povertà e nel dialogo interreligioso, pilastri fondamentali del loro operato.
La pace come obiettivo e responsabilità collettiva
Dopo mille giorni di guerra, il messaggio di Sant’Egidio è potente: la pace non è un’utopia, ma un impegno quotidiano che richiede la partecipazione di tutti. Le risorse investite nell’aiuto umanitario non sono solo un gesto di solidarietà, ma un investimento per il futuro di un’Ucraina libera e stabile.
In un mondo segnato da conflitti e divisioni, l’esempio di Sant’Egidio ricorda che la pace si costruisce un passo alla volta, con azioni concrete e la forza della solidarietà. E mentre l’Ucraina affronta il prossimo inverno, la comunità internazionale è chiamata a non voltarsi dall’altra parte: sostenere chi soffre oggi significa gettare le basi per un domani migliore.