Dal 22 al 24 settembre, Parigi diventa la capitale della pace, ospitando l’Incontro Internazionale “Imaginer la Paix – Imagine Peace”. Un’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcivescovo di Parigi Mons.Ulrich, che vede leader religiosi, politici e culturali riunirsi per affrontare una delle più gravi crisi globali del nostro tempo: la guerra. Proveniente da tutto il mondo, si darà appuntamento nella capitale francese un “popolo della pace” di diverse generazioni, con l’obiettivo di confrontarsi e di far sentire la propria voce di chi non si rassegna davanti alle conseguenze delle guerre.
In un panorama mondiale segnato da conflitti aperti e tensioni latenti, la necessità di un dialogo autentico sulla pace non è mai stata più urgente. L’incontro arriva in un momento critico, con la guerra in Ucraina che si protrae ormai da oltre un anno e mezzo e la situazione a Gaza che, a ogni scintilla, rischia di trasformarsi in una nuova escalation di violenza. Eppure, questi sono solo due dei tanti focolai che affliggono il pianeta. A pochi giorni dall’inizio della conferenza, il conflitto tra Armenia e Azerbaigian ha riacceso la fiamma della guerra nella regione del Nagorno-Karabakh, causando altre vittime e sfollati.
L’evento parigino vuole essere una risposta forte a questo scenario di devastazione e paura, cercando di creare una piattaforma per “immaginare” la pace. La capitale francese, già simbolo di cultura e libertà, diventa per tre giorni il luogo dove personalità di diverse fedi e ambiti culturali si uniscono per costruire un futuro diverso. Un contrasto netto rispetto alle immagini di distruzione e dolore che quotidianamente raggiungono le nostre case.
A spiccare tra gli interventi previsti è sicuramente quello del presidente francese Emmanuel Macron, insieme a leader religiosi di spicco come l’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich e il cardinale di Kinshasa Fridolin Ambongo Besungu. Ma non si tratta solo di un confronto tra élite. La partecipazione popolare, con la presenza di numerosi giovani europei, e nei diversi panel (oltre 20) previsti nel cuore di Parigi (IV, V e VI arrondissements) conferma la volontà di coinvolgere tutte le generazioni in questo percorso verso la pace. Non mancheranno anche le testimonianze toccanti di chi vive quotidianamente il dramma della guerra, provenienti da paesi come Siria, Yemen e Somalia.
Paralleli simili si possono trovare in altri recenti incontri internazionali. Solo un mese fa, a Hiroshima, si è tenuta una cerimonia commemorativa per ricordare le vittime della bomba atomica del 1945. L’evento, a cui hanno partecipato leader mondiali e sopravvissuti, ha posto l’accento sulla necessità di un disarmo nucleare globale, un tema che trova ampio spazio anche nelle discussioni di Parigi. La minaccia nucleare è tornata drammaticamente attuale con il conflitto ucraino, dove il rischio di una catastrofe atomica è stato evocato più volte.
L’assemblea inaugurale al Palais des Congrès ha visto un forte richiamo non solo alla pace tra le nazioni, ma anche alla lotta contro le disuguaglianze, il cambiamento climatico e la crisi migratoria. Questi temi, strettamente interconnessi, rappresentano sfide globali che, se non affrontate congiuntamente, rischiano di alimentare ulteriormente le guerre. Il riscaldamento globale, ad esempio, è già considerato una delle cause indirette di numerosi conflitti per il controllo delle risorse.
Il messaggio di Papa Francesco, programmato per essere trasmesso durante la cerimonia conclusiva sul sagrato dell’appena restaurata cattedrale di Notre Dame, danneggiata da un violento incendio, aggiunge un ulteriore peso morale all’evento. Il pontefice, da sempre impegnato nella promozione della pace, ha recentemente ribadito la necessità di trovare soluzioni diplomatiche per i conflitti in corso, sottolineando l’importanza della fratellanza e della cooperazione tra i popoli. Purtroppo però, in un’intervista a bordo dell’aereo papale sul volo di ritorno che lo ha visto per dodici giorni nel Sud-Est asiatico e in Oceania, il Santo Padre ha cancellato il suo intervento.
L’incontro di Parigi, dunque, non si limita a una semplice dichiarazione di intenti. Si pone come un laboratorio di idee e soluzioni concrete, un luogo dove l’immaginazione e il dialogo possono diventare strumenti di pace. E mentre il mondo sembra sprofondare sempre di più nella violenza e nella divisione, c’è ancora chi crede che immaginare la pace sia il primo passo per costruirla davvero.