23 settembre 1943: il carabiniere Salvo D’Acquisto sacrifica la propria vita per salvare quella di 22 ostaggi accusati ingiustamente. A distanza di 60 anni da quel drammatico evento, la Rai ha dedicato alla figura dell’eroico carabiniere una fiction andata in onda lo scorso 21 e 22 settembre.
A Padre Paolo Molinari, postulatore della Causa di beatificazione di Salvo D’Acquisto, abbiamo chiesto se la fiction ha rappresentato fedelmente la figura del giovane vice-brigadiere napoletano.
“No di certo. – ha detto Padre Molinari ospite del programma ‘Alta Stagione’ – Vorrei puntualizzare tre aspetti, il primo: Salvo non aveva una fidanzata. Nella fiction sono stati inseriti personaggi e fatti che mirano a distorcere la sua purezza d’animo. Salvo D’Acquisto ha vissuto in una famiglia cristiana, estremamente semplice e aperta che ha lo ha educato al rispetto dei valori umani e cristiani. Un forte influsso nella sua educazione fu esercitato dalla nonna, donna di grande religiosità. In tv lo abbiamo visto come un uomo privo di fede. Nella finzione televisiva, Salvo si dichiara colpevole, invece nella realtà dei fatti in quanto tutore dell’ordine, disse ‘Assumo su di me la responsabilità dell’accaduto’.
Quindi, abbiamo in Salvo D’Acquisto un atto di generosità cristiana, un martirio cristiano, un dono di sé fino alla fine della vita.
“Il processo di beatificazione del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, iniziato nel 1983, anno del 40.mo anniversario della sua morte prosegue, anche se molto lentamente. Ci auspichiamo e preghiamo il Signore che, in un giorno non lontano, possiamo inchinarci per venerarlo sugli altari delle nostre Chiese anche come Santo. Lo spirito di servizio e di attenzione verso chi era nel bisogno – ha concluso Padre Molinari – faceva parte di Salvo sia dal lato cristiano, sia da quello della tradizione e della professione dell’Arma dei carabinieri, e costituiva la mentalità in cui Salvo crebbe.”