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Home Programmi Sotto la croce si impara ad amare

Padre Pio modello di prudenza

Redazione by Redazione
12 anni ago
in Sotto la croce si impara ad amare
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Padre Pio modello di prudenza
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: P. Pio, modello di prudenza
Le 4 virtú cardinali
Accanto alla fede, alla speranza e alla carità, che Dio ha infuso nei nostri cuori con il dono dello Spirito santo, ci sono le quattro virtú cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, che sono chiamate cosí, perché sono il cardine, il sostegno, per cui sta in piedi e funziona la porta della felicità e della vita.
a) La prudenza aiuta a non mette a repentaglio la propria vita fisica ed eterna.
b) La giustizia coopera nella ricerca della verità.
c) La fortezza fa resistere al male e perseverare nel bene.
d) La quarta e ultima, la temperanza rende padroni di se stessi e delle cose.
Prudenza
a) La prudenza è la virtú, che dispone la ragione a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati, per compierlo. b) Per non sbagliare, il cristiano riceve nel battesimo la virtú della prudenza, la quale ha, appunto, il compito di aiutarlo a “discernere quello che Dio vuole, ciò che è buono, gradito e perfetto” (Rom 12, 2), per condurlo alla vita eterna. c) Il Vangelo, parlando della prudenza umana, porta l’esempio del costruttore della torre: “Chi di voi, volendo edificare una torre, prima non si mette a sedere e calcola la spesa, se ha di che portarla a termine?” (Lc 14, 28). d) Se la prudenza umana è indispensabile, per non esporsi a fallimenti, ancora piú necessaria è quella soprannaturale, che deve assicurare la riuscita eterna del cristiano, perciò s. Agostino scrive: “La prudenza è l’amore, che discerne quello che aiuta ad andare a Dio da quello che lo può impedire” (De mor. Eccl. 25).
Prudenza soprannaturale
La prudenza soprannaturale differisce da ogni forma di prudenza umana, anche buona, e la supera grandemente, come il fine eterno, cui mira, supera quello terreno. Tanti gli esempi del vangelo, i piú noti dei quali sono: le parabole del “ricco stolto” (cf Lc 12, 13-21), del “ricco epulone” (cf Lc 16, 19-31) e quella del “giovane ricco” (cf Mt 19, 16-30). Lo stile della prudenza soprannaturale è quello indicato da Gesú: “Chi vuol salvare la propria vita la perderà; ma che perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16, 25). Chi si affanna smodatamente per le cose terrene, finisce per trascurare i doveri verso Dio. Se nel pensiero, nel desiderio e nell’azione, i valori terreni occupano il primo posto, è chiaro che quelli eterni passano in secondo piano.
1ª domanda: “Come p. Pio ha vissuto questa virtú della prudenza?”.
Dal “Decreto sulle virtú”, a proposito della prudenza, esercitata da p. Pio, leggiamo: “Ha esercitato in modo esemplare la virtú della prudenza, agiva e consigliava alla luce di Dio. Suo interesse era la gloria di Dio e il bene delle anime. Ha trattato tutti senza preferenze, con lealtà e grande rispetto”.
a) P. Pio, spinto dalla prudenza, che consiglia di “non far nulla senza averci ben pensato” (Sir 32, 34), si affidò alle direttive dei suoi padri spirituali, perché sentiva la necessità di esser guidato nelle vie dello spirito, perciò confidava, il 23 feb. 1916, a d. Salvatore Maria Pannullo, parroco di Pietrelcina: “Inoltre il mio direttore (p. Benedetto) giudica di avere io un gran bisogno di una buona e assidua guida nelle vie del Signore. Su questo punto non so dargli torto e voi pure, che siete stato posto dal Signore a parte di ciò che si va operando in me, credo che ne converrete pienamente” (Ep. IV, 542).
b) Secondo p. Pio, la guida spirituale è necessaria, perché la “prudenza, che è regola di tutte le azioni umane” (Ep. II, 277 = Cerase, 17 dic 1914), ci invita a evitare sia I) l’autosufficienza o superbia, in quanto ci fa sopravvalutare le nostre possibilità o talenti, sia II) l’ignoranza, che non ci fa ascoltare i migliori suggerimenti. Aver la guida spirituale: a) P. Pio, nei suoi due padri spirituali (i padri Benedetto e Agostino) riconosceva non solo una superiorità culturale, ma anche la presenza di Cristo stesso: “Mi sforzo a tutto studio di stare fermo a quanto mi è stato da voi detto da parte di Gesú” (Ep. I, 1267 = a p. Ben, 17 mar 1922). b) Tuttavia, in p. Pio, si è verificato l’unico caso nella storia della direzione spirituale: da “discepolo” è diventato “direttore” spirituale dei suoi maestri (cf Ep. I, 991 = a p. Ben, 31 gen 1918). c) Egli era convinto che senza direttore spirituale non si poteva progredire speditamente, perciò a coloro che desideravano “fare professione di perfezione cristiana”, consigliava “una guida dello spirito”, ben preparata, in quanto ,’anima non può trarre che vantaggi indiscutibili da una saggia direzione.
Attenzione a queste 3 cose: I) Potrà sembrare strano, ma la direzione spirituale si rende ancora piú necessaria, quanto piú si progredisce nelle vie del Signore, in quanto piú si progredisce, piú il diavolo prepara dubbi, tentazioni, incertezze, scrupoli e perplessità.
II) Affidare la direzione della propria anima, con tutte le sue conseguenze, a un direttore, dev’essere un atto libero e responsabile, e, mai, imposto da qualsiasi causa esterna.
III) Non dev’essere il sacerdote ad andare in cerca delle anime da guidare, ma viceversa, per fare insieme il cammino spirituale
P. Pio, come padre spirituale: a) P. Pio, solo quando si era ben persuaso che erano le anime, che lo avevano liberamente scelto, e che era volontà del Signore che le accettasse, si sentiva sereno: “Mi consola soltanto il pensiero di non essere io che vado cercando queste anime e di avere per tutti, specie per certi spiriti straordinari, tutta la buona intenzione di ricorrere al lume divino” (Ep. III, 952 = a Nina Campanile, 31 marzo 1918). Sceglie lui: Per quello che si sa, c’è un solo caso, in cui p. Pio stesso si è scelto un suo figlio spirituale. Uno di questi rarissimi casi è quello di fra’ Daniele Natale da S. G. R. ( = insediamento tribunale per la causa beatificazione diocesana, dal 7 luglio 2012). Questi nel 1939, dopo le feste natalizie, fu mandato dai superiori di Montefusco, per alcuni giorni, in famiglia. Dopo la confessione, p. Pio si offrí come suo padre spirituale, dicendogli: “Sappi che da oggi tu hai un padre!”. Fra’ Daniele: “Padre, ma io il papà già ce l’ho!”. E lui, di rimando: “Ma, che hai capito? Io intendo il padre spirituale!”. Da allora p. Pio lo prese sotto la sua guida.
2ª domanda: “Come vivere la prudenza, oggi?”.
a) La vita è una gran maestra e col passar degli anni ognuno di noi acquista maggior saggezza e prudenza. b) Si impara da tutto ciò che accade: sia dai momenti felici che da quelli tristi!
c) L’uomo, soprattutto, nel campo spirituale non può agire da stolto, perché da esso dipende l’eternità beata o infelice. d) Per avere la certezza della salvezza eterna, è necessario, allora, non solo conoscere e mettere in pratica gli insegnamenti di Gesú, nostro maestro, ma anche ascoltare i suggerimenti degli educatori: genitori, insegnanti, e soprattutto sacerdoti.
P. Pio ha dato suggerimenti a me e agli altri cordigeri-araldini. Su cosa? Tantissime cose, ne ricordo solo alcune: I) Sul giudizio: Era solito ripetere: “Ricordate sempre che se non siete in grado di parlare bene del prossimo, non ne parlate male”. a) Quindi, mai credere facilmente a quanto gli altri riferiscono per “sentito dire”, né affidarsi ai primi impulsi nel giudicare o agire, ma lasciarsi guidare dalla riflessione e dallo spirito evangelico prima di parlare, giacché spesso si pensa e si sentenzia senza riflettere. II) Sugli interessi: Mai subordinare gli interessi terreni a quelli eterni, la vita del tempo a quella dell’eternità, l’amore delle creature a quello di Dio, perché chi si affanna eccessivamente per gli affari o i successi terreni, finisce per trascurare i doveri verso Dio e i fratelli. a) Vivendo in questo modo, Dio non ha piú il primato nei nostri pensieri, desideri e azioni, ma le realtà terrene, con la conseguenza che compromettiamo la nostra salvezza eterna.
III) Chiedere consigli: Infine, ci suggeriva, nei momenti di dubbio, soprattutto nel campo spirituale, di chiedere consigli a persone piú equilibrate e sagge di noi.
Barzelletta
Un cannibale si presenta, un giorno, a una funzione religiosa, con un bambino in braccio. Il padre missionario gli chiede: “Che è tuo figlio?”. “No: essere mia merenda!”.

Redazione

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