Chiusi i Giochi olimpici di Pechino, Amnesty International accusa le autorita’ cinesi di aver continuato a calpestare i diritti umani, e rivolge una dura critica al Comitato internazionale olimpico, per aver macchiato l’eredita’ dei Giochi chiudendo un occhio sulle violazioni commesse.
“Uno spettacolare evento sportivo che si è svolto in un contesto di violazione dei diritti umani: agli attivisti è stato impedito di esprimere le proprie idee pacifiche e molti di essi sono stati imprigionati senza aver commesso alcun reato – ha dichiarato da Hong Kong Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International – Le autorita’ cinesi e il Comitato avevano l’opportunita’ di mostrare che il rispetto dei diritti umani fosse migliorato ma hanno ampiamente fallito: sfratti forzati, arresti di attivisti e restrizioni ai danni dei giornalisti”.
Nel corso dei Giochi, Amnesty ha documentato una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui la perdurante detenzione o l’arresto arbitrario di giornalisti e attivisti che avevano cercato di denunciare le violazioni dei diritti umani in corso. Ha comunque riconosciuto alcuni provvedimenti positivi, come lo sblocco di siti internazionali (tra cui lo stesso www.amnesty.org ), sollecitando il Governo cinese a estendere il libero accesso a Internet e a rendere permanenti le regole temporanee introdotte in favore dei giornalisti stranieri.
Al Cio l’associazione chiede di mettere in pratica i principi etici universali e fondamentali che proclama, includendo chiari e misurabili indicatori dell’impatto sui diritti umani in tutte le future valutazioni di candidature all’assegnazione delle Olimpiadi.