Come da tradizione, si è conclusa ieri, festa della Conversione dell’Apostolo Paolo, la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani. Sette giorni densi di appuntamenti culminati con la celebrazione dei vespri nella basilica di san Paolo fuori le Mura, presieduti da papa Francesco. E’ questo un appuntamento attesissimo durante il quale il Pontefice, assieme a tutti i rappresentanti delle Chiese sorelle e delle comunità ecclesiali presenti a Roma, offre spunti di riflessione per proseguire nel difficile cammino del dialogo, alla ricerca dell’unità e della concordia tra i seguaci di Cristo. "E’ forse diviso il Cristo?", questo il tema proposto dai fratelli cristiani del Canada come traccia di riflessione per tutta la Settimana.
Partendo da questo spunto, papa Francesco ha voluto ricordare l’opera compiuta dai suoi predecessori, prossimi alla canonizzazione, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: "Entrambi maturarono lungo il proprio percorso di vita la consapevolezza di quanto fosse urgente la causa dell’unità e, una volta eletti Vescovi di Roma, hanno guidato con decisione l’intero gregge cattolico sulle strade del cammino ecumenico: Papa Giovanni aprendo vie nuove e prima quasi impensate, Papa Giovanni Paolo proponendo il dialogo ecumenico come dimensione ordinaria ed imprescindibile della vita di ogni Chiesa particolare". Altro grande uomo alla ricerca dell’unità è stato Paolo VI, grazie alla famosissima immagine dell’abbraccio con il Patriarca ecumenico Atenagora. Per papa Francesco "l’unità non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino".
"Se noi non camminiamo insieme" ha detto per inciso il Papa "se noi non preghiamo gli uni per gli altri, se noi non collaboriamo in tante cose che possiamo fare in questo mondo per il Popolo di Dio, l’unità non verrà! Essa si fa in questo cammino, in ogni passo, e non la facciamo noi: la fa lo Spirito Santo, che vede la nostra buona volontà".