La Messa in Coena Domini a San Giovanni Rotondo
Numerosi fedeli hanno partecipato oggi nel Santuario di Santa Maria delle Grazie alla Santa Messa in Coena Domini con cui si è dato inizio al triduo pasquale: “oggi vogliamo ricordare e celebrare l’ultima cena del Signore”.
La celebrazione è stata presieduta dal ministro provinciale dei frati cappuccini di Sant’Angelo e Padre Pio, fra Maurizio Placentino che durante l’omelia ha spiegato che “la liturgia di oggi contiene in se tutti i temi del mistero pasquale”. La liturgia “ci fa anteporre la gioia della Pasqua agli eventi della Passione che rivivremo nei prossimi giorni. Nell’ultima cena, nel gesto della lavanda dei piedi, nelle intenzioni traditrici di Giuda, nell’incomprensione di Pietro, sono già delineati il senso e il valore della morte e della resurrezione di Gesù”.
Fra Maurizio ha spiegato che “le intenzioni traditrici di Giuda, l’incomprensione di Pietro, rappresentano il peccato e la debolezza dell’uomo, la chiusura dell’uomo nei diversi gradi all’amore infinito di Dio”, mentre “il pane spezzato, il vino versato per i discepoli e l’inatteso gesto della lavanda dei piedi rappresentano la totale donazione del figlio di Dio”.
Gesù, ci dice il “Vangelo di Giovanni amò i discepoli fino alla fine“. Di qui l’interrogativo del ministro: “dove si pone la fine dell’amore di Gesu?. E possibile individuare questo limite? Fin dove si è spinto ad amare Gesù? Dove si e fermato l’amore di Cristo?. Sicuramente – ha detto fra Maurizio – possiamo individuare due punti dove l’amore di Cristo sembra essere arrivato alla fine”.
Il primo luogo “è il cuore di Giuda o per meglio dire la libertà dell’uomo”. Nell’ultima cena Gesù gli offre in extremis “il boccone dell’amico per invitarlo a un amore fedele”. Lo comprende nella lavanda dei piedi, “lo richiama ad una purezza a cui satana sta tentando”. La scelta di Giuda è una scelta collettiva: “ci sono altri uomini dietro di lui che vogliono la vita di Gesù, c’è satana quale grande regista che ordisce nel cuore degli uomini violenza e odio”. L’amore di Gesù, qui si ferma: “è fermato dalla libertà dell’uomo che tragicamente può scegliere di non accettarlo”.
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Il secondo luogo è conseguenza del primo: il calvario. Il momento della morte. “Quell’espressione “fino alla fine” sembra condurre qui – ha spiegato fra Maurizio. “Sembra che l’onda d’amore si infranga sugli scogli della morte e della sofferenza”. “La nostra esperienza umana – ha aggiunnto – ci dice proprio questo: spesso noi ci fermiamo qui. I nostri sogni, i nostri desideri, le nostre aspirazioni più e belle si fermano di fronte alla morte”. Spesso la sofferenza, il male sembrano limiti invalicabili dove si fermano inesorabilmente tutte le cose più belle. “Cosa avviene in quella cena? Nell’ultima cena Gesù spezza il pane Gesù e si china sui piedi dei discepoli”. Questi due segni, due gesti che indicano la rottura di un confine. “Con queste due azione Gesù sposta in maniera indefinita quel limite: “fino alla fine” diventa alla luce di quanto Gesù compie “senza fine”.
“Ormai – ha concluso fra Maurizio – non ci sono più confini”. Ma ancora non basta, Gesù dice “fate questo in memoria di me”. L’amore di Dio “si estende oltre il tempo, supera ogni dimensione e confine divenendo un evento attuale che raggiunge ogni uomo. Ecco il comandamento dell’amore, ecco l’Eucaristia, ecco la resurrezione di Gesù”.
L’esortazione finale del ministro è diretta a tutti i fedeli: “questa sera, da questi luoghi, da questo santuario, luogo di riconciliazione, incoraggiati dalla figura di San Pio, l’uomo della Croce e dell’Eucarestia vogliamo ripetere quello che il Signore ci insegnato. Vogliamo accogliere l’acqua purificatrice della grazia di Dio che non conosce confini nello spazio e nel tempo perchè Egli è il vivente ieri oggi e sempre”.
Le foto realizzate da Francesco Cuvino sono tratte dall’archivio fotografico di Voce di Padre Pio
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