La Comunità di Sant’Egidio ha siglato ieri a Roma un protocollo d’Intesa con i funzionari dei Ministeri dell’Interno, degli Esteri e del Lavoro per l’ingresso regolare in Italia di migranti in cerca di lavoro. Il progetto, battezzato con il nome di “Corridoi Lavorativi”, si affianca a quello già sperimentato da diversi anni dei Corridoi Umanitari con i quali Sant’Egidio, insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Comunità Valdese e la Cei-Caritas, promuove l’ingresso nel nostro Paese di migranti in fuga da guerre e povertà. Finora, grazie ai Corridoi Umanitari, quasi 7000 persone sono state accolte in Italia presso nuclei familiari ed altre istituzioni caritatevoli, venendo così strappate dalle mani dei trafficanti di esseri umani.
Con questa nuova iniziativa, Sant’Egidio si propone di accogliere i migranti economici, persone cioè che intendono venire in Italia per trovare un’occupazione dignitosa che li sottragga allo sfruttamento e talora a vere e proprie forme di schiavitù.
I vantaggi di questa operazione sono diversi. Per chi cerca un lavoro in Italia, proveniente da Nazioni extracomunitarie, i Corridoi rappresentano un modo sicuro e legale per entrare nel nostro Paese e contribuire al suo sviluppo economico. Per le imprese italiane, questi lavoratori sono una preziosa risorsa di manodopera in grado di colmare quei vuoti occupazionali che si stanno creando nel mercato del lavoro a causa della denatalità. Se sono infatti sempre meno gli italiani disponibili a svolgere mansioni lavorative di bassa o media professionalità sono invece sempre più i giovani extracomunitari che premono sulle nostre frontiere alla ricerca di questi tipi di occupazione. Lo scopo finale dei Corridoi Lavorativi è quello di portare ad una vera integrazione tra classi sociali differenti per età, etnia, ricchezza e capacita lavorative.
Grazie a questo nuovo progetto, i primi 300 lavoratori stranieri arriveranno in Italia da Costa d’Avorio, Etiopia e Libano e, subito dopo l’arrivo, saranno accolti in tre regioni italiane, Lazio, Calabria e Veneto. Il loro impiego avverrà prevalentemente in aziende che operano nel settore turistico e dell’’autotrasporto ma soprattutto in quello sanitario, per il quale si registra una fortissima carenza di personale.
Il progetto ha la durata di un anno e si svolge al di fuori del cosiddetto decreto flussi (che prevede circa 450mila ingressi in tre anni). La sua articolazione è alquanto semplice: nei paesi extraeuropei viene selezionata la manodopera di cui hanno bisogno le aziende italiane. Questi aspiranti lavoratori ricevono – nel proprio paese – una formazione di tipo professionale ed apprendono la lingua italiana. Quindi, al momento opportuno, vengono trasferiti in Italia ed accolti dalle aziende che ne hanno fatto richiesta.
Formazione, accoglienza ed integrazione: sono queste le tappe principali di tale innovativo programma. Se al momento, tale progetto, è ancora unico al mondo, nulla vieta di pensare che esso possa essere esportato altrove, anche in contesti socio-culturali e politico-economici diversi da quelli europei.
Va infine sottolineato come tale progetto verrà condotto in termini assolutamente paritetici fra il nostro Paese e quelli extracomunitari, rispettando i diritti fondamentali della persona umana ed evitando ogni forma di sfruttamento dei più deboli.