Il 24 marzo, anniversario dell’assassinio di Mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, trucidato sull’altare mentre celebrava l’eucarestia si celebra la Giornata dei Missionari Martiri.
L’idea di questa celebrazione fu del movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie.
Sulle frequenze di Radio Padre Pio abbiamo ospitato padre Giuseppe Buono, missionario del PIME e fondatore del Movimento Giovanile delle Pontificie Opere.
Padre Giuseppe chi è il martire?
La parola martire sta a significare testimonianza. Per cui il martire è innanzitutto il testimone, colui che offre la propria vita per provare la verità di una fede. Tale fede trova piena completezza in Gesù Cristo, morto e risorto per noi.
Il martire si qualifica come colui che dona la suprema testimonianza della propria vita ed è la suprema testimonianza d’amore.Gesù aveva detto: “Non c’è amore più grande di colui che da la propria vita per colui che ama”.
Come nasce l’esigenza di celebrare una giornata da dedicare a tutti i missionari martiri?
L’esigenza nasce soprattutto da una forte impressione che Giovanni Paolo II esprime a tutta la Chiesa. A partire dalla Terzio Millennio Adveniente, la lettera apostolica con la quale indice il grande Giubileo del 2000, il Papa scrive: “La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri…Al termine del secondo millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa dei martiri…E’ necessario che le Chiese locali non perdano il valore di questa memoria e di questa testimonianza”.
Però, già precedentemente, nel 1994, il Movimento Giovanile aveva proposto che fosse celebrata in tutta la Chiesa la memoria di questi martiri che per l’amore a Gesù e alla Chiesa hanno offerto la propria vita.
All’inizio di questo nostro appuntamento abbiamo ricordato la figura di Mons. Romero, ma sono tanti i martiri trucidati in tutto il mondo!
Abbiamo voluto prendere in considerazione il 24 marzo per celebrare l’anniversario dell’assassinio di Mons. Oscar Romero, trucidato sull’altare subito dopo la consacrazione del pane e del vino, proprio perché è una figura simbolica per il tempo in cui questo martirio è avvenuto.In questi ultimi anni non c’è mese, e a volte non c’è giorno, che un cristiano non venga ucciso per la sua fede in Gesù.
Per quanto riguarda Mos. Romero possiamo ricordare che lui era ben cosciente che sarebbe stato ucciso. Intervistato da un giornalista, una settimana prima di essere ucciso, dichiarò: “Molte volte sono stato minacciato di morte…Ma io offro la mia vita al Signore. Perdono e benedico coloro che ne saranno causa”. In questo senso Mons. Oscar è il simbolo del martire del secolo appena trascorso. Il martirio è la prova dell’amore più grande.