“Volontà, intelligenza, e testardaggine. Queste le tre qualità che hanno fatto di Costante Girardengo un campione del ciclismo italiano.”
Con queste parole Nazareno Fermi, giornalista sportivo e profondo conoscitore delle gesta di Girardengo, ha ricordato uno dei simboli del ciclismo italiano, a 26 anni dalla sua scomparsa.
“Fu il primo corridore ad organizzare una squadra, cosa inusuale per l’epoca dato che si correva da soli. – ha spiegato Fermi, ospite di Radio Padre Pio – capì subito che senza gregari non avrebbe potuto vincere per tanti anni di seguito.”
Girardengo, detto anche “L’omino di Novi”, in quanto non molto alto e originario di Novi Ligure, vinse 9 campionati italiani consecutivi, dal 1913 al 1925, disputò 106 corse su strade e 965 in pista, non solo in Italia ma anche in Argentina e negli Stati Uniti.
“Le sue furono imprese memorabili. – ha raccontato Fermi – Vincitore di sei Milano – Sanremo, in tutta la sua carriera ebbe l’unico cruccio di averne perse due. La prima nel 1915, quando venne squalificato per avere accorciato il percorso di 150 metri. Sbagliò strada e volontariamente, lui sosteneva il contrario, cambio percorso. Accettò a malincuore la squalifica ma nel corso di una delle nostre interviste mi disse ‘Avrò pure abbreviato di 150 metri, ma il secondo è arrivato dopo sette minuti!’
La seconda sconfitta avvenne durante una Milano – Sanremo, in cui gareggiava anche il piemontese Brunero. Girardengo cadde a causa della bandierina che un addetto al servizio d’ordine gli infilò nella ruota posteriore. In seguito affermò che avrebbe battuto Brunero anche con una mano legata dietro la schiena.”