Domani, 30 novembre, il Colosseo si accenderà di luce per riaffermare un messaggio forte e universale: la giustizia non può esistere senza il rispetto per la vita. Questa iniziativa, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, si inserisce nella campagna globale per l’abolizione della pena di morte, che negli ultimi anni ha visto un impegno crescente a livello internazionale. La data scelta non è casuale. Il 30 novembre 1786 il Granducato di Toscana, guidato dal riformista Pietro Leopoldo, fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena capitale. Un gesto epocale che ha aperto la strada a un lungo cammino, tuttora in corso, verso l’eliminazione di una pratica che Sant’Egidio definisce “altamente inumana ed inefficace”. Infatti, la pena di morte non ha mai dimostrato di essere un deterrente efficace contro il crimine e spesso trasforma lo Stato in esecutore di ingiustizie irreparabili.
La mobilitazione mondiale delle “Città per la Vita”
L’evento romano si colloca all’interno della più ampia iniziativa Città per la Vita, un movimento nato proprio grazie alla Comunità di Sant’Egidio. Con il coinvolgimento di oltre 2.500 città in tutto il mondo, questa campagna unisce amministrazioni locali, cittadini e attivisti nella lotta contro la pena capitale. Attraverso manifestazioni, dibattiti e installazioni simboliche, il movimento ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a fare pressione sui governi, portando molti Paesi a ridurre o abolire del tutto questa pratica. Per l’occasione, il Colosseo sarà illuminato e ospiterà una spettacolare scenografia digitale di Visual Mapping 3D sul tema “Non c’è giustizia senza vita”. Durante la manifestazione, prevista per le 16.30 presso il piazzale accanto all’Arco di Costantino, interverranno figure di spicco della campagna abolizionista: Rahel Saya, giornalista afghana, Suzana Norlihan Binti Alias, avvocato malese impegnata nella difesa dei diritti umani, e Withney Yang, attivista statunitense per la salvaguardia dei detenuti nei bracci della morte. Sarà presente anche Mario Marazziti, uno dei principali promotori della campagna della Comunità di Sant’Egidio.
Il ruolo centrale della Comunità di Sant’Egidio
Negli ultimi anni, la Comunità di Sant’Egidio ha svolto un ruolo chiave nella lotta contro la pena di morte, mobilitando risorse e persone in tutti i continenti. Attraverso il dialogo con governi, associazioni locali e organizzazioni internazionali, Sant’Egidio ha promosso una moratoria universale come primo passo verso l’abolizione definitiva. Questa azione si basa su un approccio inclusivo, che unisce la pressione diplomatica al coinvolgimento della società civile. Sant’Egidio lavora con associazioni giuridiche e attivisti per sostenere i detenuti nei bracci della morte, spesso vittime di processi iniqui o discriminazioni. Negli ultimi anni, grazie a questi sforzi, diversi Stati hanno fatto passi avanti, eliminando la pena capitale dalle loro legislazioni o limitandone l’applicazione.
Un impegno per il futuro
L’iniziativa di domani non è solo un evento simbolico, ma un invito a tutti a unirsi a questa battaglia. Come ha ricordato Mario Marazziti: “Ogni passo verso l’abolizione della pena di morte è un passo verso una società più umana e giusta”. L’impegno della Comunità di Sant’Egidio dimostra che il cambiamento è possibile attraverso il dialogo, la sensibilizzazione e un’azione collettiva determinata. Con oltre 2.500 città coinvolte in Città per la Vita, l’appello contro la pena di morte risuona sempre più forte in tutto il mondo, portando avanti il sogno di un’umanità libera da questa pratica inumana. Domani, sotto la luce del Colosseo illuminato, sarà ribadito un messaggio universale: non può esserci giustizia senza vita.