(ph. F. Giase – UNITALSI)
270 gli animatori di pellegrinaggi, 19 le sezioni Unitalsi d’Italia rappresentate, tre i giorni di formazione a loro rivolti. Dal 16 al 19 gennaio, a San Giovanni Rotondo, si è condiviso un sentimento comune: la bellezza nel testimoniare con gioia la propria fede e l’esperienza di amore nel servizio al prossimo.
Quest’anno il tema indicato per la riflessione è stato “La sofferenza umana come pellegrinaggio verso la redenzione. Il cammino associativo a 30 anni dalla Salvifici Doloris”. E quasi a voler proseguire un percorso ideale, che ha avuto come tappa precedente Assisi che ha ospitato il corso di formazione animatori di pellegrinaggio nel 2013, quest’anno l’Unitalsi ha scelto come meta la città di San Pio, per respirare e immergersi nella santità del Frate di Pietrelcina, non solo attraverso i luoghi ma anche alla luce delle sue sofferenze.
È incoraggiante pensare che l’animatore non sia un esperto di luoghi, fatti e date, elencate tecnicamente durante il pellegrinaggio ma un testimone appassionato, capace di fare tesoro di quello che vive per poi donarlo agli ammalati e ai pellegrini che incontrerà durante il suo cammino di volontario.
E’ stata la Parola di Dio ad accogliere i partecipanti al convegno, attraverso una Lectio divina nel santuario di Santa Maria delle Grazie, tenuta da don Danilo Priori, vice assistente nazionale Unitalsi, che ha riletto l’esperienza della sofferenza alla luce del libro di Giobbe, con l’intento di lasciare nel cuore di ciascuno piccoli semi da far germogliare.
Che cosa, attraverso questi percorsi di formazione, l’Unitalsi vuole proporre agli animatori di pellegrinaggio? E’ stato il presidente nazionale Unitalsi Salvatore Pagliuca, nel saluto iniziale di venerdì mattina, a dare una risposta a questo interrogativo: «Proponiamo un percorso affascinante per comprendere meglio e di più l’esperienza dell’associazione, e per affrontare delle scelte che possano rendere sempre attuale il cuore antico del pellegrinaggio. Ognuno di voi è il volto dell’Unitalsi che tanti pellegrini incontrano ed ha la responsabilità di rappresentare questa associazione per quello che è: un cammino di felicità alla sequela di Cristo».
Numerose le relazioni che durante i tre giorni di incontro sono state oggetto di attenzione e meditazione da parte di ciascun partecipante.
Don Sabino Troia, vice assistente della sezione pugliese, ha illustrato, in un quadro generale, i passaggi salienti della lettera apostolica di Giovanni Paolo II Salvifici doloris, lasciando poi a ciascuno la meditazione personale del documento incentrato sul senso cristiano della sofferenza umana.
Una lettura pastorale deI dolore fisico, morale e spirituale di Padre Pio è stata proposta ai convegnisti da fr. Luciano Lotti, direttore della rivista scientifica “Studi su Padre Pio”. Affrontando il problema di come presentare al pellegrino, soprattutto se ammalato, le sofferenze del santo di Pietrelcina, fr. Luciano ha suggerito di «far conoscere quei luoghi nei quali Padre Pio ebbe un incontro personale con Dio, fatto di ascolto e di silenzio, come la cella in cui visse e il crocifisso davanti a cui ricevette le stimmate».
Di grande impatto emotivo sono state le parole di Francesca Mussati, referente nazionale giovani Unitalsi, che a metà relazione sul tema “Gesti e comportamenti al tempo della sofferenza”, ha lasciato che a parlare fossero i protagonisti del cortometraggio “Il circo della farfalla”, una storia esemplare per gli innumerevoli messaggi di speranza che essa porta con sé, uno tra tutti: “Più grande è la lotta, più glorioso sarà il trionfo”.