Oggi, 18 giugno, si celebra la Giornata Mondiale contro i Discorsi d’Odio, un’occasione cruciale per riflettere sull’importanza di contrastare il linguaggio di odio e promuovere una cultura di pace e tolleranza. Questa giornata, istituita dalle Nazioni Unite, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti devastanti del discorso d’odio e sull’importanza di costruire una società inclusiva e rispettosa delle diversità.
Per hate speech o discorso d’odio si intende qualunque linguaggio atto a “fomentare, promuovere o incoraggiare, sotto qualsiasi forma, la denigrazione, l’odio o la diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo, nonché il fatto di sottoporre a soprusi, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce una persona o un gruppo e la giustificazione di tutte queste forme o espressioni di odio testé citate, sulla base della “razza”, del colore della pelle, dell’ascendenza, dell’origine nazionale o etnica, dell’età, dell’handicap, della lingua, della religione o delle convinzioni, del sesso, del genere, dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale e di altre caratteristiche o stato personale”. Questa definizione, tratta dalla Raccomandazione n.15 della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza adottata dal Consiglio d’Europa l’8.12.2015, è attualmente la migliore rappresentazione di un fenomeno sempre più diffuso nelle nostre società e che in buona parte è legato alla comunicazione online. Nel Web esiste infatti una diffusa violenza verbale che più o meno direttamente viene giustificata, appoggiata, o, peggio, rilanciata da figure politiche di primo piano. Tale situazione finisce spesso con l’inquinare la qualità del dibattito politico danneggiando le basi di un sereno e proficuo confronto democratico. Occorre pertanto contrastare il fenomeno dell’hate speech attraverso diverse azioni, tra cui il monitoraggio, l’analisi e la comprensione delle cause profonde che lo generano, il coinvolgimento delle vittime e dei media, l’utilizzo della tecnologia e l’istruzione.
In prima linea in questa battaglia c’è la Comunità di Sant’Egidio, un’organizzazione internazionale laica che da oltre cinquant’anni promuove la pace, il dialogo interreligioso e l’integrazione sociale. Fondata nel 1968 a Roma, la Comunità di Sant’Egidio è diventata un punto di riferimento globale nella lotta contro l’odio, che si tratti di razzismo, intolleranza, misoginia o antisemitismo. La Comunità risponde a questa sfida impegnandosi a diffondere messaggi positivi e a educare le persone sull’importanza del rispetto reciproco, organizzando incontri e conferenze per promuovere il dialogo interreligioso e interculturale, riconoscendo che la conoscenza e la comprensione reciproca sono fondamentali per abbattere i pregiudizi e le barriere: discorsi d’odio, insulti verso una o più categorie di persone, ricerca di un colpevole, stigmatizzazioni, sono tutti semi che portano alla guerra.
Per questi motivi la Comunità di Sant’Egidio è anche attiva sul fronte dell’integrazione sociale, con programmi di supporto per i rifugiati e i migranti, offrendo assistenza concreta e promuovendo una cultura dell’accoglienza, come quella che ha portato al salvataggio di 191 profughi afgani grazie ai corridoi umanitari e che sarà oggetto di una conferenza stampa giovedì 20 Giugno al T5 di Fiumicino. Questo impegno si estende anche ai giovani, con progetti educativi che mirano a formare le nuove generazioni ai valori della pace e della tolleranza.
In occasione della Giornata Mondiale contro i Discorsi d’Odio, la Comunità di Sant’Egidio ribadisce la necessità di un impegno collettivo e continuo per contrastare l’odio in tutte le sue forme. Ogni individuo ha la responsabilità di contribuire a costruire una società più giusta e solidale, dove il rispetto per la dignità umana sia al centro di ogni azione.
In un mondo sempre più interconnesso, è essenziale ricordare che le parole hanno un potere enorme: possono ferire, ma anche guarire; possono dividere, ma anche unire. E’ responsabilità del singolo individuo scegliere consapevolmente di utilizzare le nostre parole per costruire ponti e promuovere la pace, nella convinzione che solo attraverso il dialogo e la comprensione reciproca possiamo sperare di superare le sfide del nostro tempo e creare un futuro migliore per tutti.