La quattordicesima catechesi di papa Francesco sugli Atti degli Apostoli è stata dedicata, ancora una volta, alla figura di Paolo e a uno dei suoi viaggi per portare il Vangelo nel mondo.
«Leggendo gli Atti degli Apostoli – ha esordito il Papa – si vede come lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa: è Lui che guida il cammino degli evangelizzatori mostrando loro la via da seguire. Questo lo vediamo chiaramente nel momento in cui l’apostolo Paolo, giunto a Troade, riceve una visione. Un macedone lo supplica: “Vieni in Macedonia e aiutaci!”. Il popolo della Macedonia del Nord è fiero di avere chiamato Paolo. Ricordo quel popolo che mi ha accolto con tanto calore. Conservino la fede che Paolo gli ha predicato».
Papa Francesco ha indicato tre momenti chiave del soggiorno di Paolo in Macedonia: «L’evangelizzazione e il battesimo di Lidia e della sua famiglia; l’arresto che subisce, insieme a Sila, dopo aver esorcizzato una schiava sfruttata dai suoi padroni; la conversione e il battesimo del suo carceriere e della sua famiglia. Una volta che il cuore è aperto, la persona può dare ospitalità a Cristo e agli altri: Lidia,infatti, accoglie Cristo ricevendo il Battesimo insieme alla sua famiglia e accoglie quelli che sono di Cristo, ospitando Paolo e Sila nella sua casa. Abbiamo qui la testimonianza dell’approdo del cristianesimo in Europa: l’inizio di un processo di inculturazione che dura ancora oggi».
«Dopo il calore sperimentato a casa di Lidia, Paolo e Sila si trovano poi a fare i conti con la durezza del carcere, passano dalla consolazione della conversione di Lidia alla desolazione del carcere– ha aggiunto il Pontefice – dove vengono gettati per aver liberato nel nome di Gesù «una schiava che aveva uno spirito di divinazione» e «procurava molto guadagno ai suoi padroni» come indovina. I suoi padroni, per ritorsione, conducono gli Apostoli davanti ai magistrati con l’accusa di disordine pubblico».
«Durante la prigionia accade però un fatto sorprendente. Invece di lamentarsi, Paolo e Sila intonano una lode a Dio e questa lode sprigiona una potenza che li libera: durante la preghiera un terremoto scuote le fondamenta della prigione, si aprono le porte e cadono le catene di tutti. Come la preghiera della Pentecoste, anche quella fatta in carcere provoca effetti prodigiosi. Nel cuore della notte il carceriere ascolta la parola del Signore insieme alla sua famiglia, accoglie gli apostoli, ne lava le piaghe e insieme ai suoi riceve il Battesimo; poi, «pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio, imbandisce la mensa e invita Paolo e Sila a restare con loro. È il momento della consolazione».
«Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo – ha concluso Francesco – un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli, come quello di Lidia, e una fede audace, come quella di Paolo e di Sila, capace di spezzare le catene, nostre e di chi ci sta accanto».