Vi raccontiamo la conversione di uno dei primi figli spirituale di Padre Pio: Emanuele Brunatto
Vogliamo raccontarvi, nel giorno della sua morte il 10 febbraio 1965, l’incontro commovente e misterioso con Padre Pio che racconta proprio Emanuele nella sua autobiografia in terza persona con lo pseudonimo di pubblicano.
Attore, cantante, impresario di moda, passava da una città all’altra in Italia e all’estero, e si tuffò nella vita mondana.
Nel 1919 era a Napoli e dal quotidiano il Mattino apprese che a San Giovanni Rotondo viveva Padre Pio. Decise di andare a San Giovanni Rotondo. Scese per errore dal treno a San Severo. A piedi fece 40 KM per arrivare a San Giovanni Rotondo. La mattina presto riuscì ad arrivare nella chiesetta del convento ed entrò nella sacrestia. Un cappuccino, seduto di fianco a un inginocchiatoio, ascoltava la confessione di un paesano. Altri persone attendevano il loro turno. “E’ Padre Pio?”, chiese. “Si”, gli risposero. Non vedeva il viso del frate, chino sul suo penitente. Brunatto si appoggiò al muro, all’altra estremità della sacrestia e attese il suo turno. Bruscamente, Padre Pio alzò la testa e lo guardò: i suoi grandi occhi neri erano carichi di collera, di minaccia. Brunatto era sconcertato: i tratti del frate erano accentuati e rozzi, la barba arruffata, l’espressione volgare “Un santo quello li? – pensò tra se – ah, questo viaggio da pazzi e tutti i miei soldi spesi per vedere costui e ricevere una tale accoglienza!”. Padre Pio abbassò la testa e riprese la confessione del penitente.
Brunatto racconta che un fuoco lo attraversò tutto d’un colpo. Era Invaso da una emozione irresistibile, si allontanò correndo dalla sacrestia, attraversò tutta la chiesa e si diresse fuori all’aperto. Le mani aggrappate al muro del convento, scosso da singhiozzi, piangeva come un bambino: “Mio Signore e mio Dio!” ripeteva. Emanuele tornò in sacrestia, Padre Pio era solo. Il suo viso risplendeva di una bellezza soprannaturale e la sua barba non era affatto arruffata. Si inginocchiò e cominciò la sua confessione. Il ricordo risvegliato di botto dei suoi errori scorreva come un torrente; si rimproverava, alla rinfusa, il vecchio e il nuovo … quando Padre Pio lo fermò: “Non devi ritornare su ciò che hai già confessato. Ciò che il Signore ha perdonato è perdonato: è stata messa là sopra una pietra che non devi sollevare.”
La confessione non fu né troppo lunga, né troppo breve. Padre Pio fu semplice, chiaro, umano. Ammoni gravemente Brunatto sull’argomento della sua situazione personale, ma non entrò nei dettagli. Poi venne l’assoluzione. Molte volte ripeté le parole rituali: “Ego te absolvo … a peccatis tuis … Fu una vera lotta. Le parole uscivano per sillabe, si interrompevano, si ripetevano e fischiavano sopra la testa del penitente, come delle frecce lanciate contro un nemico invisibile … mentre la bocca del confessore esalava un profumo di rose e violette. Infine, come liberato, il Padre si alzò. Sorrideva con un’aria dolce e maliziosa e il suo sguardo volgeva lontano, nell’avvenire.
Il Pubblicano gli chiese di benedirlo. Il cappuccino gli posò le sue mani, ricoperte da mezzi guanti, sulla testa. Il contatto delle palme stigmatizzate risvegliò nel Pubblicano il ricordo della benedizione della primogenitura, che aveva creduto di ricevere in sogno, qualche anno prima, da suo padre. Stesso gesto, stessa sensazione di calore alla nuca, stessa impressione di un fluido misterioso penetrante corpo e anima. Il Pubblicano chinò la fronte e baciò lungamente il bordo del salo cappuccino. Da quel giorno cambiò vita
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