Una vera integrazione tra popolazione e natura, tra comuni ed aree protette.
E’ l’obiettivo che si propongono gli amministratori degli enti locali che ricadono sul territorio dei parchi italiani: complessivamente, oltre milleseicento.
Essi vogliono assumere il ruolo di custodi del Belpaese, attraverso la difesa e la valorizzazione di realtà territoriali che hanno acquistato consapevolezza delle risorse culturali e ambientali a loro disposizione.
Per questo motivo, l’Associazione Italiana dei Comuni dei parchii ha presentato a Roma, alla presenza del presidente di Federparchi Matteo Fusilli, la prima radiografia completa e dettagliata dei 1680 comuni delle aree protette.
Di essi, oltre due terzi ha meno di cinquemila abitanti, ed il 40 per cento non supera i 20 kmq di superficie.
Per quel che riguarda la ripartizione geografica, l’Italia settentrionale prevale sulle altre aree del Paese: 939 i comuni del Nord contro i 435 del Sud e delle Isole ed i 306 del Centro. Sono Lombardia(478) e Piemonte(173) le regioni che ospitano il maggior numero di comuni dei parchi, seguite da Campania(165) ed Abruzzo (110). Quattro regioni che raccolgono oltre la metà di questi piccoli centri, sentinelle della salvaguardia di preziose gemme del territorio nazionale.
“Le aree protette del nostro Paese –ha spiegato a Radio Padre Pio il presidente Fusilli- sono territori molto diversi per situazioni fisiche e culturali, ma hanno tutti uno stretto rapporto tra le attività umane e l’ambiente. Un rapporto che ha contribuito a modellare, nel tempo, paesaggi dalle qualità estetiche, ecologiche e culturali eccezionali, preservandone specifiche biodiversità.
Per questa ragione chiediamo a Governo e Parlamento di potenziare il ruolo dei Comuni e delle Comunità dei Parchi: non vi può essere un’alta tutela della natura né una forte capacità propositiva per lo sviluppo compatibile, se non vengono investite di questa responsabilità le popolazioni locali”.