Parigi, la Ville Lumière, sceglie la casa di Victor Hugo; Roma, secondo tradizione, illumina il Colosseo.
Due esempi tra tanti: la mobilitazione di Cities for Life – Cities Against the Death Penalty (Città per la Vita – Città contro la pena di morte), introdotta in Italia dieci anni fa dalla Comunità di Sant’Egidio, coinvolge ormai 1500 città di tutto il mondo. La data odierna commemora l’anniversario della prima abolizione della pena capitale da parte di uno Stato, il Granducato di Toscana, avvenuta il 30 novembre del 1786.
Lo scorso lunedì 19, invece, il III Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo della risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni. E’ la quarta negli ultimi cinque anni, “chiaro segno, ha commentato Amnesty International, che il cammino verso l’abolizione della pena di morte è inarrestabile”.
Tra i paesi che per la prima volta hanno dato sostegno alla risoluzione figurano Niger, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Tunisia.
Afghanistan, Indonesia e Papua Nuova Guinea, che avevano votato no nel 2010, si sono astenuti.
Al contrario, Oman e Mauritania hanno ritirato il sostegno, mentre Maldive e Sri Lanka sono passati dal voto favorevole all’astensione.
Benedetto XVI, nell’Esortazione Apostolica Africae Munus dello scorso anno, scrive: “con i membri del Sinodo, attiro l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale” (83).
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