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Home Programmes Sotto la croce si impara ad amare

Apparizioni e pellegrinaggi

Redazione by Redazione
12 anni ago
in Sotto la croce si impara ad amare
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Apparizioni e pellegrinaggi
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Le parole “apparizioni” e “pellegrinaggio” hanno sempre avuto un gran fascino sull’uomo, per allontanarsi per un po’ dalla propria casa, dai propri problemi e dare un significato diverso alla sua vita quotidiana. a) Il pellegrinaggio, se non altro, insegna ad abbandonare tutto ciò che può superfluo e guardare solo all’essenziale. b) Ogni pellegrinaggio, dunque, è una scuola di vita, in tutti i campi, soprattutto in quello spirituale, che conduce alla preghiera e al cammino verso la conversione-perfezione, per arrivare alla Gerusalemme celeste. c) S. Agostino diceva : “Siamo tutti pellegrini. È cristiano chi in casa sua e nella sua patria riconosce di non esser altro che un pellegrino”. Che significa esser pellegrino, per noi cristiani? Ce lo spiega s. Pietro nella sua prima lettera. Significa “comportarsi con timore” (cf 1Pt 1, 17), cioè vivere con uno stato d’animo, che si preoccupa, soprattutto, di tendere alla santificazione: “Siate santi, perché io sono santo” (1Pt 1, 16). a) Le parole di s. Pietro ci vogliono ricordare che esiste un unico traguardo al quale dobbiamo tendere, nonostante che ci affatichiamo nelle svariate occupazioni di questo mondo: la santità. b) Vi tendiamo, mentre siamo pellegrini e non ancora stabili; in cammino e non ancora nella patria; nel desiderio e non ancora nell’appagamento. c) Vi dobbiamo tendere senza svogliatezza e senz’interruzione, per poter giungere felicemente un giorno alla meta beata. d) In questo cammino molto ci aiuta il pellegrinaggio, perché i santuari per i credenti sono i “simboli di salvezza del Dio, che ci ha vivificato”, come diceva s. Gregorio di Nissa. Mia esperienza: Io, come frate, quando mi reco nella mia città di S. G. R., nel vedere tanta gente, nel santuario, qualche volta, mi pongo l’interrogativo: “Il pellegrinaggio è un vero bisogno o solo un prurito di sacro, o peggio ancora, di novità?”. Vi chiederete perché mi pongo quest’interrogativo. a) Perché in Italia, basta un piccolo fischio, per far correre di qua e di là, tanta gente non profondamente formata nello spirito, forse, in cerca solo di novità. b) Quanti stimmatizzati, quanti maghi, quanti falsi profeti ci sono in Italia! c) E la gente, purtroppo, corre da loro, senza chiedere consiglio al proprio parroco o al padre spirituale, facendosi svuotare le tasche e alienare il cervello. d) E tutto questo, nonostante che Gesú, chiaramente, ci ha ammoniti: “Allora, se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui! Oppure: È là! non credetegli, perché sorgeranno dei falsi Cristi e dei falsi profeti, che faranno dei grandi portenti e dei prodigi da sedurre anche gli eletti, se fosse possibile. Ecco, ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non vi andate; ecco, è nell’interno della casa, non ci credete, perché come il lampo esce da levante e si mostra fino a ponente, cosí pure sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24, 23-27). e) Non solo Cristo, ma anche s. Paolo, dopo pochissimi anni, precisamente, nel 67, dalla prigionia di Roma, prima di esser decapitato, scrivendo la sua ultima lettera, quella a Timoteo, ci parla già di questo fenomeno, dicendo: “Verrà giorno, in cui non si sopporterà piú la sana dottrina, ma, per il prurito di udir qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri, secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle favole. Tu sii cauto” (2 Tim 4, 4-5).
Un interrogativo: “Come facciamo a distinguere il vero dal falso profeta?”. a) C’è il vescovo diocesano, che garantisce l’autenticità o meno. b) Sia da parte di noi fedeli che da parte di coloro che dicono di esser veggenti o di aver ricevuto un dono particolare da Dio, si richiede l’obbedienza a lui. Perché questo in molti casi non avviene? a) Perché questi luoghi, tramite inganni vari e organizzazioni speciali, diventano una grande fonte economica, in quanto attirano milioni di creduloni. Una precisazione. a) Queste apparizioni, che attraggono milioni di fedeli, sono erroneamente denominate “rivelazioni private”. b) Esse non sono né “rivelazioni”, perché non rivelano alcuna nuova dottrina, che già non si trovi nella sacra Scrittura, né, tantomeno, c) sono “private”, perché trovano molta risonanza e suscitano grandi movimenti di folla. Cosa sono, allora? a) Le apparizioni autentiche sono solo degli “appelli alla speranza addormentata”. b) Esse, le apparizioni, ci dicono che Dio è vicino all’uomo, dal quale il Signore attende la conversione. c) È questo lo scopo principale delle autentiche apparizioni. Una statistica: Tra il 1905 e il 1995, da quel che si conosce, sono state 284 le apparizioni, delle quali solo 11 sono state approvate dalla Chiesa, e dal 2004, è stato aggiunto quella della venerabile Benedetta Rencurel del Laus, che, tramite i “profumi”, attirava i grandi peccatori. Nonostante che siano passati quasi tre secoli, dalla sua morte (1718), il grazioso miracolo continua. Affinché non ci sia confusione, nel santuario del Laus, il padre rettore non fa mettere mai i fiori. Infine, bisogna tener presente che questi profumi non dipendono dal buono stato o meno della coscienza di coloro che si recano in pellegrinaggio.
Un NB: Su Medjugorie, che è un caso particolare, è stata formata, dal maggio del 2011, una nuova commissione da parte del Vaticano, il cui responsabile capo, è il card. Camillo Ruini.
“Come mai di tutte queste apparizioni, appena 12 casi sono stati riconosciuti autentici dalla Chiesa?”.
a) Perché la Chiesa deve andar con cautela, in quanto deve tutelare la fede dei cristiani, senza trascinarli in facili illusioni collettive. b) È vero che la fede è fondata sulla parola di Dio, sulla Tradizione e sul Magistero, perciò le false apparizioni non dovrebbero farla soffrire, tuttavia, a causa della titubanza di alcuni cristiani e ignoranza di altri, la Chiesa procede con passi di piombo. Un altro interrogativo: “Il pellegrinaggio verso santuari, ritenuti tali dalla Chiesa, è indice di una sincera ricerca di Dio, oppure è semplice soddisfacimento di curiosità del sacro?”. a) L’uomo, nel suo DNA, ha il movimento: cerca, si muove, si agita, per trovare serenità, sicurezza, stabilità, pace interiore, speranza, perciò, come diceva s. Agostino “ il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Dio” (Conf I, 1). b) L’uomo viene da Dio, ha nostalgia di lui, e sarà appagato solo quando ritornerà a lui. c) L’espandersi delle sètte ne è una spia: il turismo religioso è in piena espansione. d) Il fenomeno nasce, certamente, da cause contingenti: piú benessere, piú facilità di raggiungere luoghi lontani, piú tempo libero, piú cultura, e) ma ha anche una radice molto piú profonda e antica, che riempie di nostalgia il fascino del mistero o del divino. f) La radice piú profonda, quella teologica, sta là: nell’identità piú vera dell’uomo, fatto a immagine di Dio, anzi “predestinato a essere conforme all’immagine del Figlio suo” (Rom 8, 29). Approfondiamo questo concetto: a) L’uomo, nella sua struttura di fondo, è come un abbozzo, che reclama di esser rifinito, come un’immagine sfocata, che tende a ricuperare quella somiglianza con Cristo, che costituisce la sua unica, perfetta riuscita, come ci suggerisce il CEV II: “Solo chi segue Cristo, l’uomo perfetto, diviene lui pure piú uomo” (GS 41). b) A questa molteplice ricerca dell’uomo, quasi “a tentoni” (At 17, 27), Dio viene incontro, precedendo l’uomo, gradualmente, fino a rendersi visibile fisicamente e accessibile in quell’uomo: Gesú di Nazaret, in cui “abita la pienezza della divinità in un modo fisico” (Col 2, 9). c) Con l’incarnazione di Gesú, dopo una lunga marcia di avvicinamento, la storia raggiunge il suo vertice e l’umanità realizza il suo sogno: in un uomo. Essa si incontra con la divinità e il tempo con l’eternità. Da allora, tutti sono destinati a quest’incontro, a questo mistero di divinizzazione, offerto da Dio. d) L’umanità, che, attraverso il Cristo risorto, è stata trasfigurata, cerca d’incontrarsi con Dio tramite il pellegrinaggio. e) Nei santuari, il pellegrinaggio di Dio e quello dell’uomo si incrociano, se quest’ultimo si apre allo Spirito con fede. f) Il punto d’incrocio e d’incontro nella Chiesa sono i sacramenti: veicoli privilegiati dell’agire efficace di Dio sull’uomo. g) In poche parole, il pellegrinaggio produce i suoi frutti, veri e duraturi, solo quando avviene l’incontro sacramentale, nelle sue varie forme. h) Dentro questo quadro si collocano le tappe del vero pellegrinaggio cristiano, che sono: I) ricerca di Dio, II) incontro con la sua parola, III) incontro con i suoi sacramenti, soprattutto, con la riconciliazione e l’eucaristia, IV) incontro con la carità, a servizio dell’uomo e nel rispetto del creato. Sbagli: I) Primo sbaglio: Il pellegrinaggio a un santuario, che non apra a queste prospettive, manca, alla fine, del suo piú autentico e decisivo scopo: è un cammino, che sbaglia incrocio e perde appuntamento. II) Un altro sbaglio, per la crescita spirituale singola e comunitaria, potrebbe consistere nel prendere per modello un solo santo. Mi spiego meglio. a) Legare la propria vita di fede, in modo esclusivo, a una sola figura di santità, sia pure di massimo valore, è sbagliato, perché nessun santo può esaurire in sé la multiformità della vita e santità cristiana. b) Allora, l’eccessivo legame a un unico santo rende parziale l’esperienza spirituale, compromettendo la visione d’insieme della santità cristiana. c) Per questo motivo, la Chiesa, attraverso il calendario liturgico, ci presenta un’infinità di santi, in ognuno dei quali si scopre un’originalissima impronta di vita, vissuta alla sequela di Cristo, in cui, soltanto, troviamo la pienezza della santità in tutti i suoi aspetti. d) Nei santi, invece, tutto è proporzionato, anche nella vergine Maria. Funzione dei santuari: Dopo questa coscienziosa osservazione, non posso nascondere la gran preziosità della funzione dei santuari. I) Essi sono, mi esprimo con un’analogia, come gli ospedali da campo, in una zona di guerra. II) Sono un approdo benefico per i fedeli, che portano, interiormente, i segni di battaglie perdute, di sconfitte brucianti, i quali chiedono di esser accolti e assistiti, per rimarginare le ferite, per ricuperare serenità, per ottenere orientamento e riprendere il cammino. Conclusione: A conclusione, permettetemi, cari telespettatori, di presentarvi un modello, come ha fatto l’emerito pontefice, Benedetto XVI, a conclusione dell’analisi sui vari casi di presunte apparizioni. Egli ha concluso, dicendo: “Fate, come ha fatto il s. p. Pio, da poco canonizzato, che s’è abbandonato alla volontà di Dio, tramite la voce della Chiesa”. Facciamo questo anche noi e saremo facilitati nella via verso la perfezione, anche, con l’aiuto e l’intercessione del nostro padre spirituale: s. Pio da Pietrelcina, modello di amore ai fratelli e di obbedienza a Dio, che agisce attraverso la sua Chiesa.
Prima della barzelletta: In pochissime parole. Se sentite parlare di nuovi veggenti, informatevi dal vostro parroco o meglio ancora dal vescovo diocesano, che è il diretto responsabile e autenticatore delle apparizioni.
Barzelletta Una signora va a Lourdes e accende una candela, chiedendo alla Madonna di aver qualche figlio. Dopo alcuni anni, una sua amica, che ritorna dall’estero, si reca a salutarla, ma non la trova. C’è suo marito, con una nidiata di bambini. Dopo averlo salutato: “Scusa, Mario, ma dov’è tua moglie?”. “A Lourdes, a spegnere la candela!”.

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