Don Nicola Bux è un sacerdote della diocesi di Bari, studioso di liturgia, ecclesiologia ed ecumenismo, cui ha dedicato numerosi libri. Uno di questi suscita curiosità e in parte clamore a partire dal titolo, che è stato suggerito all’autore da laici: “Come andare a messa e non perdere la fede”, edito da Piemme. Questa provocazione nasce dalla valutazione della deformazione che la messa ha subìto negli ultimi decenni a causa della creatività selvaggia di alcuni sacerdoti, nel tentativo di renderla più “affascinante”. Il modello di celebrazione valido per ogni tempo, anche quello attuale, è san Pio, che celebrava la messa nella sua essenza, come sacrificio di Cristo che si dona al Padre per la remissione dei peccati. Ciò comporta per il fedele la consapevolezza di essere fatti partecipi del corpo stesso del Signore, con devozione, che è l’offerta di se stessi in sacrificio spirituale a Dio gradito (cf Rm 12,1). L’unico scopo è l’adorazione di Dio nel luogo sacro che è la chiesa e gli atteggiamenti da osservare sono il silenzio, la preghiera e il raccoglimento; gesti diversi da questi non devono trovare posto durante la celebrazione, che corre il rischio di essere presentata come uno spettacolo al quale assistere. Compito del sacerdote è non contribuire a questa scadimento, oltre a essere comprensibile soprattutto nel momento dell’omelia, che non è una catechesi o un’istruzione, né tantomeno una reprimenda moralistica, ma è un atto liturgico, presentato in un contesto drammatico che è quello della morte di Cristo. Un invito a leggere questo libro è rivolto ai fedeli e ai sacerdoti, ministri dell’unico attore agente nella liturgia, Gesù Cristo.
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