Sant’Egidio compie 56 anni. Era il 7 febbraio del 1968 quando, all’indomani del Concilio Vaticano II, Andrea Riccardi, studente del Liceo Virgilio di Roma, cominciò a riunire intorno a sé un gruppo di suoi coetanei per leggere insieme il Vangelo e attuarne i contenuti. Le prime attività di solidarietà sociale svolte dal gruppo di laici raccolti intorno ad Andrea furono rivolte ai poveri che abitavano alla periferia di Roma, in borgate o baraccopoli, un mondo “difficile” verso il quale la “società civile” mostrava una pressoché assoluta indifferenza A queste iniziative di solidarietà ben presto se ne affiancarono molte altre verso gli anziani, i senza tetto, le persone con disagio mentale, gli immigrati, ecc. Nel 1973 la Comunità prese il nome attuale dall’antico convento di Sant’Egidio situato nel centro del quartiere di Trastevere in Roma. Il posto diventò presto il luogo della preghiera quotidiana della Comunità. Dalla metà degli anni Settanta la Comunità, riconosciuta dalla Santa Sede nel 1986 come Associazione Pubblica di Laici, è progressivamente cresciuta aprendo diverse sedi in Italia e in oltre 70 paesi del mondo. Attualmente i membri della Comunità sono oltre 50mila sebbene esistano migliaia di persone che, senza farne effettivamente parte, collaborano in maniera stabile o comunque significativa alle attività svolte da Sant’Egidio.
Preghiera, poveri e pace: sono questi i tre fondamenti della missione della Comunità di Sant’Egidio nel mondo. Diffondere il Vangelo, aiutare i più poveri e bisognosi, e favorire la pace tra i popoli contrastando la guerra, madre di tutte le povertà. Ed anche quando non è possibile riportare la pace, i membri della Comunità si adoperano a fornire aiuti umanitari alle popolazioni civili sofferenti a causa dei conflitti armati. Sul portale web della Comunità è possibile conoscere le numerose iniziative umanitarie che la Comunità svolge nei paesi in cui è presente ed offrire – per chi lo desidera – un sostegno economico.
Per celebrare il suo “56mo compleanno” la Comunità si è raccolta ieri, 8 febbraio, presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura per partecipare ad una solenne celebrazione liturgica presieduta dal Card. Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nella cornice suggestiva della Basilica di San Paolo, famosa per conservare le spoglie dell’Apostolo delle Genti ed i tondi raffiguranti i papi della Chiesa Cattolica, da San Pietro a Papa Francesco, si è svolta la celebrazione della Messa a cui hanno partecipato numerosissime autorità religiose e civili, segno dell’affetto che il mondo nutre nei confronti di questa Comunità. L’evento è stato trasmesso in diretta su Padre Pio TV e in streaming sul Portale della Comunità ove sarà possibile rivederlo ancora per alcuni giorni.
Nella sua omelia sul brano del Vangelo secondo Matteo incentrato sulla parabola della casa costruita sulla roccia, il Card. Matteo Zuppi ricorda che solo l’uomo che attinge all’amore di Dio è in grado di amare “seriamente” il prossimo resistendo a tutte le negatività del mondo. In questo senso, la Comunità di Sant’Egidio rappresenta una vera e propria “casa sulla roccia dell’amore verso quell’Umanità stanca e ferita della quale il Signore si muove a compassione”.
Dal 1968 la Comunità di Sant’Egidio è progressivamente cresciuta diventando “un piccolo gregge dal cuore grande ed universale, […] una famiglia dove tutti sono chiamati ed amati da Dio”. Come una famiglia, occorre che ognuno metta da parte il proprio individualismo e si apra agli altri. “Solo uscendo da sé – continua il Cardinale – capiamo chi siamo e ci accorgiamo degli altri”, scoprendo come “amare gli altri non solo ci fa bene ma fa star bene”.
Gaudium et Spes: sono queste le due parole – prosegue il Card. Zuppi – alla base della vita della Comunità che riconosce nella gioia e nella speranza quello di cui ha più bisogno il mondo per liberarsi dalla tristezza, dalla disillusione, dal pessimismo, e dalla paura. E questo vale soprattutto per i poveri e per tutti coloro che soffrono. Per loro la Comunità deve rappresentare “una profezia del mondo che verrà” ovvero “vedere, cercare e realizzare oggi quello che sarà domani”. “E’ la scelta per un mondo più solidale, più fraterno dove nessuno è straniero perché tutti prossimo”. Solo “riamicandosi” (ovvero “facendo amicizia” per usare un termine un po’ desueto ma caro al fondatore di Sant’Egidio) con il proprio animo sarà possibile “riamicarsi con il mondo intero e riamicare il mondo con gli altri intorno”.
Non poteva a questo punto mancare il tema della pace in un momento in cui il mondo sta conoscendo gli orrori della guerra in Ucraina e in Terra Santa. Il Card. Zuppi ringrazia tutti i volontari di Sant’Egidio che, intervenendo in molte zone di conflitto armato, non solo portano la loro solidarietà a tanti fratelli sofferenti ma rappresentano “una profezia di pace”.
Al termine della celebrazione liturgica ha preso la parola il Presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, che ha ringraziato il Cardinale Zuppi e le varie autorità intervenute alla manifestazione. Numerosi i partecipanti, tra cui molti senza tetto e “nuovi italiani”. Agli amici di Sant’Egidio, infine, Impagliazzo ha espresso – a nome di tutta la Comunità – un sentito ringraziamento per il sostegno ricevuto e per la preghiera.