Sono bastati 25 minuti per dire il suo sì a Gesù, dopo aver appreso la notizia della terribile malattia che l’aveva colpita a 17 anni.
È il sì più luminoso della storia dei santi perché è il sì di Chiara Luce Badano. “Luce” questo il suo nome, donatole da chi aveva visto bene: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari di cui faceva parte. Luce che incanta, che illumina, che indica. Luce che segna la vita di tanti giovani.
Chiara Badano nasce a Sassello, in provincia di Savona, il 29 ottobre 1971 e muore a soli 19 anni, il 7 ottobre 1990, giorno della Beata Vergine del Rosario. Una vita normale, straordinaria nell’ordinario perché spesa nell’allegria e nella giovialità, nell’attenzione al prossimo e nel desiderio di diventare medico in Africa, segnata da una dolorosissima malattia che l’ha condotta nella sequela di Gesù al Calvario. Innamorata di Gesù crocifisso e abbandonato, offre la sua sofferenza per stare più vicina a Gesù. “Un’Amore con la "A" maiuscola, l’unico che dona la vera felicità!”, queste le parole di Benedetto XVI all’Angelus, dopo la solenne concelebrazione di ringraziamento nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, presieduta dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Il Santo Padre ha invitato a “rendere lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte” e a ringraziare “la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita”.
I giorni dell’esistenza terrena di Chiara furono giorni di carità donata a piene mani. La vita, che umanamente fu una dolorosissima salita al Calvario, per la sua grande carità divenne una luminosa trasfigurazione taborica. Ella cambiò il dolore in gioia, le tenebre in luce, dando significato e sapore anche allo strazio del suo corpo debole. Nella malattia, ella si rivelò donna forte e sapiente”.
Ultima tappa del grande grande evento, in tre giorni, della beatificazione, la concelebrazione di ringraziamento nella Basilica di San Paolo fuori le Mura domenica 26 settembre, presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, che ha sottolineato l’adesione di Chiara Luce al vangelo e alla volontà di Dio: “Ora voglio fare di questo magnifico libro il mio unico scopo della vita. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio”. E ancora: «Io non guarirò più, l’ho capito: devo fare la volontà di Dio, e sono pronta a farla». Decisione che confermerà – spiega il Segretario di Stato – in ogni fase della malattia: «Se lo vuoi tu, Gesú, lo voglio anch’io». Chiara trasforma ogni sussulto di dolore in una rinnovata offerta: per i genitori, gli amici, per la Chiesa nel suo impegno a servizio dei giovani e per il Papa”. L’eredità spirituale della Beata Chiara Luce è racchiusa nelle parole sussurrate alla mamma negli ultimi giorni della sua vita: “I giovani sono il futuro. Vedi, io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. Eredità raccolta e da vivere con entusiasmo, ogni giorno.