Coordinare un progetto di cooperazione internazionale per la formazione di donne tuareg nomadi in Niger: questo l’obiettivo del viaggio che, un mese fa, Mercedes Mas, dell’Associazione milanese “Pace e Dintorni”, ha intrapreso e raccontato ai microfoni di Radio Padre Pio.
“Il Niger è il penultimo paese più povero del mondo – ha detto Mercedes Mas– credo che dopo di esso venga la Liberia o la Somalia .Una grande parte del paese è desertica e il deserto avanza ogni anno. I tuareg sono una delle popolazioni che continuano a vivere come pastori, facendo le transumanze, in condizioni difficilissime. Torno dal Niger con la certezza che le persone che ho conosciuto siano veramente forti e coraggiose, che vivano in condizioni per noi inimmaginabili, che lavorino moltissimo, costantemente al limite della sopravvivenza. Le donne passano la giornata a raccogliere legna per fare da mangiare, ad andare a prendere acqua a molti chilometri, a pestare il miglio per la famigli, mi pareva di venire veramente da un altro mondo, ricordando che noi dobbiamo solo schiacciare un pulsante perché ci venga erogata a prezzi accessibilissimi la luce, il gas, il riscaldamento, l’aria condizionata, l’ascensore, il trasporto, l’acqua, il telefono, la televisione”
Mercedes ha raccontato che durante i giorni trascorsi in Niger hanno vissuto come le popolazioni del luogo, nutrendosi con quello che loro sono soliti mangiare: pappa di sorgo o miglio, riso e fagioli secchi.
“Il lavoro di promozione con le donne – ha proseguito Mercedes – è stato un momento meraviglioso. Durante cinque giorni, 14 donne provenienti da sette accampamenti tuareg hanno lavorato insieme nella struttura appena costruita in cemento. Io mi sentivo privilegiata di poter assistere a questo piccolo miracolo chiamato “empowerment”, soprattutto perché dietro a questo progetto (6 formazioni per un totale di circa 90 donne, di 45 tribù diverse e sparse) c’è un lavoro incredibile, molte ore, contatti, visite nei luoghi Ecco io sono stata chiamata per fare la supervisione di questo progetto per conto di un’organizzazione olandese (Ifor), che finanziava la formazione, per permettere a queste donne di vivere e di potersi sentire veramente tali.”
“Ritorno in Italia con molte domande e poche risposte e sopratutto con la scomoda sensazione che i nostri due mondi non si incontreranno – ha concluso Mercedes – almeno prima che noi non lo distruggiamo. Dovremmo rinunciare alla parte di eredità che non ci toccherebbe spendere a favore di popolazioni che ogni giorno lottano per la sopravvivenza”.